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DIETOTERAPIA
La dieta nel paziente malnutrito
Secondo la definizione del Council on Food and Nutrition dell'American Medical Association, la malnutrizione è "uno stato di alterazione funzionale, strutturale e di sviluppo dell'organismo conseguente alla discrepanza tra fabbisogni nutrizionali specifici e introito o utilizzazione dei nutrienti essenziali e di calorie". Sebbene lo stato di malnutrizione possa dipendere sia da un'iper che da un'iponutrizione, esso viene abitualmente riferito a un deficit nutrizionale globale, cioè non correlato a un particolare nutriente.
I soggetti a rischio
La malnutrizione proteico-energetica o MPE è strettamente correlata alla conparsa di complicanze, quali infezioni, piaghe da decubito, ritardata guarigione delle ferite, formazione di fistole, insufficienza respiratoria, ridotta risposta a vari interventi terapeutici. Complessivamente, pertanto, anche lo stato di nutrizione può influenzare la morbilità e la mortalità della malattia; per questo è molto importante identificarlo e correggerlo, ponendo particolare attenzione alle seguenti condizioni:
L'approccio nutrizionale al soggetto malnutrito prevede, quando
possibile, l'integrazione per via orale. Lo scopo è quello di riportare il
peso corporeo il più vicino possibile al peso abituale e di ricostruire il
patrimonio tissutale depauperato; occorre pertanto stimolare i processi anabolici
con una dieta ipercalorica e iperproteica. Una dieta a basso contenuto energetico
può essere integrata in modo semplice, economico e piacevole utilizzando
alimenti naturali (uova, panna, carni, formaggi, prosciutto, burro, olio, zucchero,
dolci, creme a base di latte, ecc.) e facilmente reperibili (omogeneizzati di carne,
latte in polvere, farine multicereali, crema di riso). Gli alimenti di scarso valore
nutritivo (verdure, frutta, brodo, infusi e tisane) devono essere utilizzati con
estrema parsimonia. La difficoltà maggiore nella realizzazione di questa
dieta è legata all'inappetenza dell'ammalato, problema che potrà essere
ovviato, almeno in parte, somministrando pasti piccoli e frequenti. La dieta dovrà
essere ben bilanciata e appetibile; per raggiungere questi obiettivi si dovranno
scegliere gli alimenti più graditi e digeribili, meglio tollerati, più
facilmente assorbibili e a maggior contenuto calorico. La rialimentazione deve essere
condotta gradualmente per non provocare squilibri nutrizionali e digestivi. Nelle
fasi iniziali è pertanto possibile stabilire un apporto calorico-proteico
inferiore al fabbisogno, aumentabile gradualmente nel tempo (300 Kcalorie e 6-7
grammi di proteine/die).
Nei casi di odinofagia o disfagia è consigliabile utilizzare cibi morbidi
e semisolidi e basare l'alimentazione sui "piatti unici", preparati frullando vari
alimenti e diluendoli con brodo o latte. Per incrementare le quote caloriche si
può ricorrere agli integratori nutrizionali liquidi; si tratta di preparati
ad alto contenuto calorico, arricchiti con i principali fattori nutritivi, di vario
gusto, facilmente digeribili e particolarmente adatti per gli spuntini.
Qualche consiglio pratico
Qui di seguito presentiamo alcuni suggerimenti per aumentare il contenuto energetico del pasto: