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Convenzione S.S.N. Per la Medicina Generale
MEDICINA GENERALE
Insonnia
LE FASI DEL SONNO
ALLA RICERCA DEL SONNO PERDUTO
NON SOLO INSONNIA
QUEL FASTIDIOSO RUSSARE...SIETE GUFI O ALLODOLE?
Durante il sonno il corpo si riposa. Il cervello no. Lavora, ma
in modo più rilassato, prendendosi il tempo che gli occorre per riordinare
le idee, ricostituire le scorte di energia consumate durante il giorno e verificare
che tutto funzioni a dovere.
Ma che cos'è in realtà il sonno?
"A questa domanda non sono state ancora date risposte definitive" spiega il professor
Salvatore Smirne, direttore della Clinica neurologica, Dipartimento di Scienze neuropsichiche
dell'Ospedale San Raffaele di Milano e presidente dell'Associazione Italiana di
Medicina del Sonno. "Sicuramente serve a recuperare le energie, ma non solo. Le
ipotesi in proposito sono molte. Potrebbe essere un mezzo attraverso cui l'organismo
riesce a risparmiare energie, poiché durante il sonno si consuma di meno.
Alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche, il sonno serve probabilmente
anche a consolidare le tracce mnesiche. In altre parole, durante il riposo notturno,
il cervello riesamina le esperienze acquisite durante il giorno, elimina quelle
inutili e fissa nella memoria le più importanti. Questo lavoro di pulizia
viene svolto nei momenti in cui il sonno è più leggero, cioè
durante le fasi chiamate REM".
Quella che a tutti noi sembra solo una "bella dormita" è in realtà un alternarsi di periodi caratterizzati da spiccate modificazioni dell'attività cerebrale e del tono muscolare. Quando ci addormentiamo scivoliamo in un sonno via via più profondo che dura circa 80-90 minuti a cui segue una fase di sonno più leggero che dura, in genere, una ventina di minuti. Poi il ciclo riprende dall'inizio. Lo stadio che coincide con il sonno leggero è denominato REM (Rapid eyes movement) perché caratterizzato dalla presenza di rapidi movimenti dei bulbi oculari. In questo periodo i muscoli sono completamente rilassati; il cervello, al contrario, lavora alacremente, tant'è vero che questa è proprio la fase in cui sogniamo. I ricercatori non sono ancora riusciti a stabilire la durata del sonno ideale perché quest'ultima varia ampiamente in relazione a numerosi fattori tra i
quali spicca, in primo piano, l'età. Un neonato, infatti, dorme in media quindici ore, l'adolescente circa nove, mentre all'adulto ne dovrebbero bastare sette, otto. Bisogna però considerare anche un altro aspetto: il dormire, come tante altre attività, risente di fattori squisitamente individuali. Non meravigliatevi quindi se la vostra vicina si sente in perfetta forma dopo appena cinque ore di sonno, mentre voi siete letteralmente a pezzi se non riuscite a dormire almeno nove ore.
Le statistiche non lasciano spazio ai dubbi: gli italiani che
dormono poco o male sono in costante aumento. Difficoltà ad addormentarsi
(insonnia iniziale), risvegli precoci (insonnia mattutina) oppure forme in cui sono
presenti entrambi questi aspetti, possono trasformare l'ora di andare a letto in
un vero e proprio calvario. Per non parlare di come ci si può sentire il
giorno dopo. Questo disturbo che ci disorienta e contro cui spesso non riusciamo
a opporre che una compressa di sonnifero, può essere affrontato efficacemente
solo a una condizione: scoprirne le cause.
"L'insonnia - afferma il professor Smirne - non è una malattia. Nel 25% dei
casi è legata a un'anomalia costituzionale caratterizzata da uno squilibrio
dei centri che controllano il ritmo sonno-veglia, per il resto dipende da problemi
identificabili come, per esempio, i disturbi d'ansia o psichiatrici. In questi casi
non è pensabile utilizzare solo i sonniferi: se una persona non dorme perché
è depressa è necessario innanzitutto curare la depressione; i sonniferi
andranno usati, per brevi periodi di tempo, solo se l'antidepressivo non dovesse
bastare. In altri casi l'insonnia dipende da malattie mediche con sintomi che si
accentuano soprattutto durante le ore notturne, come avviene nel dolore da reumatismi,
nel prurito, nelle crisi asmatiche oppure nell'ulcera gastrica. È ovvio che
anche in questi casi il problema può essere risolto in modo radicale solo
curando la malattia di base".
In definitiva, quindi, chi soffre d'insonnia deve guardarsi bene dall'affrontare
in modo autonomo il proprio disturbo. Meglio rivolgersi al medico che possiede le
conoscenze necessarie per scoprire che cosa si nasconde dietro le nostre "notti
bianche". Questo però non vuole essere un invito ad assumere un atteggiamento
passivo nei confronti dell'insonnia. Gli spazi per agire ci sono e possono dare
buoni risultati, soprattutto nei casi non legati a una causa fisica o psichica.
Non servono grandi strategie, basta adottare con costanza alcune semplici regole
igieniche: andare a letto e svegliarsi sempre alla stessa ora, evitare i pasti troppo
abbondanti, non impegnarsi in attività mentali o fisiche troppo coinvolgenti
ed evitare le bevande eccitanti.
L'insonnia è solo una delle numerose facce dei disturbi
del sonno. C'è anche chi ha il problema opposto, cioè quello di dormire
troppo. In termini medici questo disturbo si chiama narcolessia ed è caratterizzato
da attacchi di sonno invincibili che durano pochi minuti, ma che tendono a ripetersi
più volte nell'arco della giornata. Anche in questo caso, ovviamente, è
indispensabile il ricorso al medico, ma si può ugualmente tentare di limitare
il problema facendo, per esempio, un sonnellino pomeridiano.
Ci sono poi le parasonnie, fenomeni che, pur manifestandosi durante il sonno, non
ne disturbano complessivamente l'architettura. È il caso, per esempio, del
sonnambulismo che colpisce prevalentemente i bambini e scompare da solo nell'arco
di qualche anno; oppure del bruxismo, termine utilizzato per indicare un digrignamento
dei denti durante il sonno. Questa abitudine, più frequente di quanto non
si pensi, ha cause ancora oscure. Ma una cosa è certa: a lungo andare sono
i denti a risentirne di più. E per salvaguardarli bisogna rassegnarsi a indossare
una protezione di gomma.
Per alcune persone il russare non è solo causa di litigi
furibondi con il partner, ma un segnale d'allarme sintomatico di uno stato di salute
alterato che richiede il tempestivo intervento del medico.
"In questi casi - spiega il professor Smirne - il respiro si interrompe perché
la parte molle del palato si rilascia e cade all'indietro determinando una temporanea
ostruzione delle alte vie respiratorie. Nell'80% dei casi questo disturbo è
legato alla presenza di fosse nasali ristrette per cause diverse come, per esempio,
deviazioni del setto nasale oppure adenoidi troppo sviluppate. Altri difetti che
possono favorire le apnee notturne sono una lingua Ôingombrante' oppure tonsille
ingrossate o una mandibola troppo piccola oppure spostata all'indietro. Durante
l'inspirazione, il flusso d'aria che passa attraverso queste zone ristrette diventa
più rapido. Vengono così a crearsi vortici che fanno vibrare la parte
molle del palato e, al tempo stesso, la stirano verso il basso aggravando ulteriormente
l'ostruzione".
Nei brevi periodi in cui le vie respiratorie sono ostruite si verifica un temporaneo
arresto del respiro il quale, a sua volta, innesca una serie di meccanismi che fanno
svegliare il russatore per qualche secondo. Egli, solitamente, non si rende conto
di questi continui micro-risvegli che possono invece essere seguiti dal partner:
prima si sente russare sonoramente, poi si ha una pausa di arresto a cui segue un
profondo respiro accompagnato, di solito, da bruschi movimenti del corpo. Poi il
russamento riprende.
Ora provate a immaginare come vi sentireste al mattino se il telefono avesse squillato
per tutta la notte svegliandovi ogni 10-15 minuti!
"In questi casi - aggiunge il professor Smirne - possono essere utili alcuni consigli
igienici, come evitare gli alcolici alla sera, non assumere sonniferi e cercare
di dormire un numero sufficiente di ore per evitare la sonnolenza diurna. Ovviamente
tutto questo allevia il problema, ma non lo risolve. Quando la situazione peggiora,
bisogna intervenire chirurgicamente sulle cause, correggendo l'ostruzione nasale
oppure il difetto mandibolare. Dato che spesso questo disturbo colpisce le persone
obese, è chiaro che in questi casi una dieta dimagrante può essere
di grande aiuto. Ma c'è un ultima possibilità: l'uso di un'apparecchiatura
chiamata CPAP (Continuous positive air pressure). Si tratta, in pratica, di un compressore
collegato con una mascherina attraverso la quale l'aria viene sospinta nelle vie
aree con una pressione tale da impedirne l'occlusione".
Se incontrate notevoli difficoltà ad addormentarvi, ma
una volta a letto dormite saporitamente fino a mattina inoltrata, siete probabilmente...
gufi. Non c'è nulla di preoccupante: il vostro orologio interno è
programmato per dormire dalle tre alle undici del mattino. Se, al contrario, alle
dieci di sera iniziate a crollare dal sonno, e alle quattro del mattino vi sentite
freschi come una rosa, siete... allodole. Quelli che hanno più problemi sono
sicuramente i gufi, a meno che non scelgano un lavoro notturno. Se questo non è
possibile non rimane che una cosa da fare: riprogrammare l'orologio. A questo proposito
può risultare utile la melatonina, un farmaco recentemente al centro dell'attenzione
per i suoi presunti effetti anti-invecchiamento.
"La melatonina - precisa il professor Smirne - serve a correggere le alterazioni
dei ritmi del sonno-veglia ed è utile soprattutto alle persone che si addormentano
a notte inoltrata e si svegliano in tarda mattinata. La sua efficacia come sonnifero
è, invece, controversa. La melatonina, infatti, ha una durata d'azione troppo
breve per poter agire bene nell'insonnia. Recentemente sono stati messi a punto
dei derivati a lento rilascio che allungano la durata d'azione della melatonina.
Tuttavia le esperienze acquisite con questi nuovi preparati non sono sufficienti
per poter stabilire le loro possibilità d'impiego nell'insonnia. La prima
indicazione della melatonina rimane quindi sempre quella relativa ai disturbi del
ritmo sonno-veglia con fase del sonno ritardata".
Per i gufi, quindi, il rimedio c'è ed è un rimedio che funziona davvero,
ma che deve sempre essere prescritto dal medico. Le allodole, invece, si devono
rassegnare: dopotutto, come dicevano le nostre nonne, le ore del mattino hanno l'oro
in bocca!
SCHEDE
Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista "Consigli Pratici"