PROGETTO LETTURA anno scol. 2002/2003
Questo testo di Ian McEwan mi ha colpito molto perché riesce
a cogliere gli autentici particolari della vita quotidiana di noi tutti,
caotica e frenetica, divisa tra casa, lavoro e scuola, ben diversa dalle
immagini delle pubblicità del Mulino Bianco.
Nel capitolo del “Piccolo” spiega con molta precisione e
sensibilità tutte le piccole emozioni che prova un neonato nel sentire l’odore
e il gusto della plastica per la prima
volta, per lui c’è tutto un mondo da scoprire, da esplorare, annusare,
assaggiare.
Questo libro, all’inizio, non lo seguivo con molta
attenzione perché lo ritenevo noioso, ma dopo qualche pagina ho incominciato a
immedesimarmi in PETER, un adolescente come noi, che vive di immaginazione così
tanto da confondere la realtà con il sogno.
Le persone adulte valutano Peter come un bambino stupido che
non si applica e non apprende ma non è così, Peter dentro di sé ha un temporale
di idee, sogni, riflessioni, sentimenti, aspettative.
I racconti che mi hanno colpito di più sono stati “Il gatto”
che illustra l’agitazione e la fretta mattutina quando in casa l’unico calmo e
rilassato appare il micio; “Il ladro” che racconta della tipica vicina che
tutti abbiamo : anziana, zitella, brontolona che odia i bambini e nei sogni di
Peter si trasforma in un abile ladro.
La conclusione a cui sono giunta leggendo questo libro è che
la fantasia non ha confini.
PETER
Peter era un ragazzo “difficile” fin da quando aveva dieci
anni, ma lui non capiva in che senso.
Non era quel tipo di ragazzo che scaraventava le bottiglie
di vetro contro il muro di casa, non era il tipo che spargeva il ketchup sulla
testa facendo finta che fosse sangue e neppure se la prendeva con le caviglie
di sua nonna quando giocava con le spade.
Era un ragazzo che per andare a scuola non faceva storie,
tormentava sua sorella non più di quanto lei tormentasse lui, dunque perché lo
consideravano strano?
Forse perché abbandonava spesso il suo corpo e si
avventurava in viaggi immaginari durante i quali sognava, sognava, sognava.
Vi è mai capitato di voler far sparire qualcuno ? o di
prendere le sembianze di un gatto? O di vedere bambole parlanti? O,
addirittura, di scambiare il vostro corpo con quello di un bambino di tre anni
??!
Se la risposta è sì, e credo che lo sia, questo è il libro
adatto a voi.
“L’inventore di sogni” narra di un ragazzo, Peter, che già
all’età di dieci anni era considerato dai grandi un bambino difficile. Lui,
però, non capiva in che senso. Non si sentiva per niente difficile.
Non faceva nulla di diverso da quello che avrebbe fatto
qualunque altro bambino della sua età, un cosa, forse, lo faceva sembrare
difficile: era un gran sognatore e anche piuttosto….distratto.
Credo che tutti noi, in fondo in fondo, siamo un po’ come
Peter, beh, non proprio come lui, ma quasi.
Ma perché pensiamo che sognare ed essere distratti debba per
forza essere un difetto?
Pensare e sognare di più potrebbe aiutarci ad essere più
creativi; dimenticare per qualche momento i problemi quotidiani, lo studio, le
cose “serie” ci aiuterebbe a liberare la nostra capacità di immaginare un mondo
diverso, più interessante e fascinoso.
Ci vorrebbe poco, noi ragazzi siamo naturalmente predisposti
ad assomigliare a Peter e a guardare la realtà con occhi stupiti e persi in
mille avventure.
Voi non vorreste far scomparire i vostri affettuosi e, a
volte, asfissianti, genitori ?? Forse sì, forse no, ma non sapete da che parte
cominciare, vi informiamo che è riuscito
a farlo Peter Fortune, un ragazzino estroso e molto distratto.
Morite dalla voglia di conoscere come? Ve lo diciamo subito.
Un giorno Peter, arrabbiato con la famiglia che riteneva
troppo disordinata e pasticciona,iniziò a frugare in un cassetto: la sua mano
incontrò qualcosa di freddo e liscio, era un vasetto blu scuro con il coperchio
nero. Sull’etichetta c’era scritto “POMATA SVANILINA”. Nel barattolo c’era una
pomata bianca e morbida, dall’apparenza innocua. Peter ci immerse l’indice e
quando lo levò il dito era misteriosamente scomparso. Scosso, corse in camera
sua si esaminò ben bene il dito e arrivò alla conclusione che non c’era più.
Allora prese il vasetto e andò dalla madre che prendeva il sole in giardino, le
chiese se voleva farsi spalmare un po’ di crema addosso, Peter lo fece
diligentemente e…la madre sparì, fece lo stesso con il padre e la sorellina
Kate che però oppose resistenza e scappò urlando per il prato, un vestitino a
fiori senza testa, braccia e gambe.
Che
sollievo non vederseli più attorno, pensò soddisfatto Peter!!
Ma alla sera ,dopo un pasto non propriamente dietetico,
consumato davanti alla tv, Peter si sentì solo e cominciò ad aver paura. Si
addormentò, facendo terribili incubi, e al risveglio si accorse che era stato
tutto un sogno: i genitori e Kate erano ancora sdraiati sul prato; ne fu veramente felice.
CI
SONO LADRI E LADRI.
Era un ladro strano !…andava in tutto il quartiere e rubava,
sceglieva gli appartamenti con metodo scientifico, per esempio i numeri dispari
alternati di una stessa via, ma sul bottino era molto particolare : rubava
coltelli, forchette, qualche quadro, televisori,computer, gioielli e, persino,
saponette profumate , bastoni da passeggio. Insomma era imprevedibile e sconcertante !
Peter lo aveva soprannominato Sam Saponetta e ne era
affascinato perché era agilissimo e abilissimo nell’evitare impianti di allarme
e cani rabbiosi, un vero genio del furto.
Naturalmente Peter fantasticò sul fatto e arrivò a
sospettare che l’autore dei furti non fosse un uomo, bensì la vecchia e odiosa
Mrs.Goodgame, sì proprio l’anziana, ricchissima signora coi denti gialli che
non sopportava i bambini e li rincorreva per la strada perché la irritava il
fatto stesso che esistessero. Peter mise a puntino un piano perfetto per
smascherare il ladro e cogliere in flagrante Mrs. Goodgame, ma in realtà si
addormentò ed il ladro autentico agì indisturbato a casa sua.
Quasi tutti i sentimenti e gli stati d’animo possono essere
abbinati ad un colore.
Il bianco ricorda il volo ampio dei gabbiani tra l’azzurro
di cielo e mare, il viola le zone cupe e desertiche come la Patagonia, un’ampia
distesa arida e fredda, quasi inabitabile per gli uomini.
Il giallo evoca la savana con i suoi ampi spazi aperti,
luogo di libertà e natura selvaggia, piena di insidie e pericoli. Ambiente
misterioso e affascinante.
Le città le immagino come grandi chiazze grigie in mezzo al
verde.
Dentro ci sono molti punti scintillanti in movimento che
sono le nostre vite che si incontrano, si intrecciano creando quel tessuto
meraviglioso e multicolore che è la vita.
UN
SOGNO COLORATO.
Era il diciannove gennaio, una giornata fredda, piovosa e
ventosa, non potevamo uscire, di studiare non avevamo voglia quindi non c’era
nulla da fare tranne dormire e sognare….…………Come per incanto ci trovammo su di
un’isola sperduta in mezzo al mare, non era un mare banalmente azzurro, no
aveva sfumature di mille colori, rosa, giallo, verde, rosso, ma il fatto più
spettacolare era che pur essendo colorato si poteva vedere il fondale con i
pesci, pesci iridescenti dalle forme rigorosamente geometriche.
Dopo aver ammirato il mare seguimmo, senza una meta precisa,
la strada finchè trovammo un cartello con la scritta :” Paese senza nome dove
tutto è possibile”. Ci guardammo
incuriosite e incerte ed in quel momento apparve il più fantastico arcobaleno
che avessimo mai ammirato. Ma le
sorprese non erano terminate, perché….i colori parlavano!!! Sì,sì chiacchieravano tra loro, si
scambiavano saluti, pettegolezzi, commenti e discutevano animatamente
sull’ultimo tramonto. Ognuno, poi, aveva un proprio timbro di voce, il rosso
una tonalità amorosa, il rosa dolce, cupa il blu, naturale il verde, calda
l’arancione e così via.
C’erano tutti i colori , mancava solo il Bianco. Chiedemmo
al Verde come mai e lui ci rispose che era ancora al matrimonio della carissima
cugina Lilla che stava sposando un muscoloso Blu. Mentre facevamo conversazione il Rosso ci raccontò le sue storie
d’amore, il giallo le sue malinconie e, poco alla volta, anche gli altri le
loro storie, ora buffe ora tristi.
Ad un certo punto sentimmo un brivido freddo percorrerci la
schiena, ci girammo e vedemmo arrivare il Nero e il Marrone, molto arrabbiati
che urlavano tra loro formando una specie di tuono e…………………………………ci svegliammo
sudate di soprassalto e rimpiangemmo fosse stato solo un sogno perché non
avremmo mai incontrato il Bianco.
COLORI E SOGNI.
I sogni
sono fatti di nulla, bolle di sapone irreali, pensieri che liberiamo nella
notte per sfogarci senza parlare e che si dissolvono al mattino.
Se il mondo
fosse senza colori o, peggio, senza sogni…sarebbe semplicemente terribile.
Ci
piacerebbe immaginare la Terra come un enorme foglio da disegno ricco di forme
tratteggiate che noi possiamo colorare con enormi pennarelli secondo il nostro
estro : qui un bel rosa, là tanto verde speranza e così via. Se, invece, fosse
tutto bianco e nero come una pagina di quotidiano ci sembrerebbe di tornare
all’epoca dei fratelli Lumiere !
Eco che
attraverso i colori ci rimettiamo a sognare, sognare colori che abbiamo inventato
sognando…che gioco di parole.
Certo che
viene proprio naturale sognare, anzi pensiamo che sia bello, emozionante e
divertente farlo e pensiamo che TUTTI SOGNINO, nessuno escluso !
A questo
punto possiamo concludere affermando che colore e sogno siano quasi sinonimi,
se messi insieme formano un binomio indissolubile come una coppia di ballerini
di tango.
Forse un
semplice sogno non può cambiare il colore della realtà e un semplice colore non
può trasformare il sogno in realtà, però una cosa è certa, la vivacità dei
colori e la fantasia dei sogni possono rallegrare il mondo senza farlo
scomparire nelle tenebre della noia e della tristezza.
Lavoro a cura della classe 2^ L.
Si
ringrazia per la realizzazione il mitico Guido Fara di 3^B e i superlativi Riccardo
Baracco, Daniele Gilardi , Renato Ricci di 3^ E, oltre, naturalmente, la prof.
di Italiano.