SECOLO XI

I feudatari italiani, approfittando di forti dissidi interni in Germania,  si ribellano e, nel 1002, eleggono re d’Italia, Arduino, Marchese di Ivrea, che si era particolarmente distinto per le sue lotte con il Vescovo conte di Ivrea, Varmondo. L’imperatore Enrico II scende in Italia e nel 1004 sconfigge Arduino che non viene aiutato, come spera, da molti feudatari dell’Italia settentrionale. Poco più tardi però Arduino riesce a creare nuove alleanze, resiste ad un lungo assedio costringendo Enrico II ad abbandonare l’Italia. Il regno di Arduino è però molto travagliato a causa dei continui dissidi tra i feudatari. Nel 1014 stanco, amareggiato dai continui tradimenti, Arduino, si ritira come monaco, nell’abazia di Fruttuaria dove muore un anno dopo, nel 1015.

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L'incoronazione di Arduino. Affresco di G.P. Recchi nel castello di Agliè

Nel corso dell’ XI secolo i figli di Arduino (gli Arduinici) e la città di Ivrea saranno ripetutamente sconfitti dagli imperatori germanici e dovranno quindi accettare il potere imperiale. In questo periodo i vescovi - conti rafforzano la loro autorità sulla città e gli Arduinici manterranno il loro potere solo sul Contato (contea) di Ivrea e non più su tutta la marca. In questo secolo Ivrea incomincia ad organizzarsi in Comune e ad autogovernarsi con ordinamenti propri. Non si sa con certezza la data di nascita del Comune di Ivrea e, per mancanza di documenti, è anche difficile stabilire se a quei tempi prevaleva l'autorità ecclesiastica, nella figura del vescovo, o laica, costituita dalle famiglie più influenti della città. Certamente anche Ivrea doveva aver ottenuto dall’ imperatore alcune concessioni: il permesso di eleggere i propri consoli (i governatori della città), di riscuotere le tasse, di esercitare la giustizia, di coniare le monete.