LA NOTAZIONE

Nei codici musicali del medioevo si incontrano tre differenti tipi di notazioni : alfabetica, neumatica, mensurale.

La notazione alfabetica latina era usata prevalentemente solo nei trattati teorici e indicava i nomi delle note e la loro successione. I canti monodici medioevali, sacri e profani, ci sono pervenuti in un tipo di notazione detta neumatica (dal greco neuma = segno). Tutti i canti gregoriani ci sono stati tramandati con questo tipo di notazione. La prima scrittura medioevale fu detta chironomica ed era composta da segni, simili a degli accenti acuti e circonflessi che venivano collocati sopra le sillabe del testo liturgico da cantare, per ricordare ai cantori le melodie che già conoscevano. In seguito le diverse scritture neumatiche che si erano sviluppate nelle varie parti dell'Italia e dell'Europa furono unificate con la notazione quadrata. Con la scrittura diastematica si introdusse il concetto di altezza del suono mediante due linee: una del Do  e una del Fa davanti alle quali venivano poste le chiavi corrispondenti C (Do) e F (Fa).

La notazione neumatica fu impiegata oltre che per i canti monodici liturgici e profani , anche per le prime forme di polifonia. Fu grazie a Guido d'Arezzo (995-1050) monaco benedettino nel monastero di Pomposa (Ferrara) che ebbe inizio la notazione moderna. Egli infatti elaborò il tetragramma (un rigo musicale di quattro linee) e denominò le note con le prime sillabe della prima strofa dell'Inno a San Giovanni. La prima nota "UT" fu successivamente chiamta "DO". Le sillabe e le note, così staccate dal contesto, venivano a creare una scala di sei suoni detta esacordo. notazione.jpg (21767 byte)

I MODI RITMICI

Lo sviluppo del  contrappunto portò anche ad una maggiore precisione nello stabilire la durata delle note, nacque così la  notazione mensurale. Il primo tentativo, quello dei modi ritmici si rifaceva a quello della metrica dell'antica Grecia che alternava la combinazione di due valori: la longa e la brevis. La loro diversa combinazione dava origine a sei modi ritmici.

Nel XIII sec. Francone da Colonia aggiunge due nuovi valori: la maxima o duplex longa e la semibrevis.

All'inizio del XIV sec., in Francia venne introdotto un nuovo valore: la semibrevis minima.

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