Massimo Cogliandro

 

 

Lutero e la Gnosi

 

 

 

 

Alcuni teologi luterani da parecchi anni sostengono la tesi secondo cui il pensiero di Lutero, che si basa sul principio del “sola fides, sola gratia, sola scriptura” affondi le proprie radici profonde nella tradizione teologica iniziata con l’insegnamento del maestro gnostico Marcione.

La somiglianza tra il pensiero di Marcione e quello di Martin Lutero consiste principalmente nell’importanza attribuita alla Sacra Scrittura. Ricordiamoci, infatti, che Marcione è stato il primo a costituire un vero e proprio Canone Scritturistico.

Per Marcione la Sacra Scrittura non era il primo importante segmento della Tradizione, che traeva la propria legittimità dall’uso liturgico che se ne faceva, come riteneva la Grande Chiesa, ma piuttosto parte integrante di quella che noi Chiamiamo Rivelazione.

Per Marcione come per Lutero la Sacra Scrittura non è semplicemente un insieme di testi “ispirati da Dio”, ma l’unico vero strumento con cui la Voce di Dio ha parlato agli uomini.

Questo è un problema centrale, se vogliamo capire il problema alla base del conflitto secolare tra la teologia cattolica e le teologie di impronta gnostica.

Ecco come Tertulliano rivolto a Marcione espone in maniera sintetica ma efficace i termini del problema:

 

 

Questa diversa fede era la tradizione, e la tradizione era la verità, in quanto tramandata da chi aveva l'autorità per farlo. Rinnegando la tradizione hai dunque rinnegato la verità senza averne alcun diritto. Questo genere di obiezione lo abbiamo già usato, più diffusamente, in altra occasione, contro ogni tipo di eresia (Tertulliano, De carne Christi, II, 5)

 

 

Marcione dava una tale importanza al dato scritturistico, che si è preoccupato di eliminare tutte quelle scritture, anche comunemente usate a livello liturgico, che egli non riteneva direttamente ispirate da Dio: si sono salvati solo parte del Vangelo di Luca e alcune delle lettere paoline.

Le altre comunità gnostiche, partendo dallo stesso presupposto secondo cui la Sacra Scrittura è parte della Rivelazione e non della Tradizione, hanno ritenuto di dover accettare come Testi Sacri anche quei Vangeli, spesso più antichi dei Vangeli Canonici, che però la teologia “ortodossa” non considerava ispirati da Dio perchè non erano entrati nell'uso liturgico della maggioranza delle comunità che costituivano la Grande Chiesa.

Per gli gnostici, come più tardi per Martin Lutero, “la chiesa è creatura verbi, in quanto non è costituita dall’organizzazione gerarchica o dall’istituzione sacra, ma dal vangelo, trasmesso nella parola e nei sacramenti. Dove viene annunciato il vangelo in modo conforme alla Scrittura, là vive la chiesa (ecclesia spiritualis) in maniera evidente (ecclesia manifesta). Né per annunciare la parola è necessario alcun ufficio particolare. Ogni battezzato ha il diritto e il dovere di insegnare e diffondere la parola di Dio, basta che sia chiamato (vocatio) dalla comunità ad agire in suo nome” (Stefano Cavalletto, Preghiere di Martin Lutero, Introduzione).

evidente che una teologia politica di questo genere conduce direttamente alla delegittimazione del ruolo di classe istituzionale dominante che la burocrazia clericale conservava all’interno della Istituzione-Chiesa.

Troviamo una conferma di questa impostazione in uno dei principali testi ritrovati a Nag Hammadi, il Vangelo di Maria:

 

 

Levi replicò a Pietro dicendo: “[…] Dobbiamo piuttosto vergognarci, rivestirci dell’uomo perfetto, formarci come egli ci ha ordinato, e annunciare il Vangelo senza emanare né un ulteriore comandamento, né un ulteriore legge, all’infuori di quanto ci disse il Salvatore”.

 

 

Queste parole rappresentano un evidente attacco all’importanza attribuita alla Tradizione e al ruolo di coloro che se ne consideravano i leggittimi custodi, cioè i gerarchi della Setta degli Apostolici (i vescovi).

Per gli gnostici solo quando l’uomo psichico si sarà rivestito dell’Uomo Perfetto, sarà cioè cioè giunto alla piena consapevolezza che il Regno di Dio è presente in ogni uomo e che ognuno di noi ha l’unico compito di giungere alla  piena conoscenza di sè con l’aiuto delle Sacre Scritture, egli sarà un uomo pneumatico, cioè libero dai lacci della morte e dalla schiavitù della carne e del molteplice.

Una grande importanza alla Sacra Scrittura è stata attribuita anche dai Manichei, che non solo si sono preoccupati di recuperare tutti i Testi Sacri del comunità gnostiche più antiche, ma di inserire nel loro canone anche tutti gli scritti, che contenevano la Rivelazione del loro grande Maestro:

 

 

Ẻ appunto per questo motivo che abbiamo ripreso dai Padri nostri predecessori [le esperienze] di rapimento e di rivelazione di ciascuno di loro: affinché coloro i cui pensieri sono imbevuti di sfiducia e credono chissà che cosa di questa rivelazione e di questa visione del Padre nostro [Mani], riconoscano invece che la sua missione è stata la stessa degli apostoli più antichi. Quando infatti cias[cuno di lo]ro fu rapito, [tutto ciò che con]templò e udì lo scrisse e lo manifestò divenendo lui in persona testimone della sua rivelazione: e i suoi discepoli divennero il sigillo del suo apostolato (Codex Manichaicus Coloniensis)

 

 

Mani mettendo per iscritto la sua Rivelazione ha voluto impedire, che essa potesse diventare oggetto di interpretazioni che potessero dare luogo alla nascita di una “Tradizione”, che legittimasse forme di potere istituzionale repressivo all’interno della sua Chiesa.

Lutero ha risentito in maniera marcata dell’impronta manichea del pensiero agostiniano, che si rivela in maniera estremamente chiara nel radicale dualismo che pervade tutto il pensiero di Martin Lutero, e di reminiscenze della teologia gnostica di Marcione, ma non è riuscito a sviluppare fino alle estreme conseguenze questi spunti.

La sua teologia in ultima analisi porta alle estreme conseguenze il dramma tipico dell’agostinismo, che ha rigettato l’antropologia gnostico-manichea senza però riuscire a liberarsi completamente del dualismo cosmico di cui quella antropologia era espressione.

 

Roma, 26/3/2001

 

 

 

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