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L'ITALIA IN GUERRA

Il primo settembre 1939, quando si apri' la seconda guerra mondiale, l'Italia si dichiarò neutrale. Questa decisione era stata presa soprattutto per lo stato di assoluta impreparazione delle Forze Armate; le guerre d'Etiopia e di Spagna avevano svuotato i magazzini di equipaggiamento e munizioni e tutto l'apparato militare aveva urgente bisogno di essere modernizzato. Una guerra su cosi' vasta scala non poteva essere assolutamente affrontata in queste condizioni e per questo Mussolini decise di rimanere fuori dal conflitto.

La politica del "Duce" però andava in direzione opposta rispetto a quella del mantenimento della pace; infatti il 22 maggio 1939 venne stipulato, tra Italia e Germania, il cosiddetto "Patto d'Acciaio", che impegnava i due Paesi ad aiutarsi economicamente e militarmente nel caso di un conflitto.
Il 18 marzo 1940 Mussolini si incontrò con Hitler al Brennero e gli ribadi' che, nonostante la sua ferma volontà di entrare in guerra, le Forze Armate italiane non erano ancora in grado di affrontarla; anche i capi militari manifestarono al Duce la loro contrarietà ad entrare nelle ostilità, come del resto contraria era anche l'opinione pubblica.
I grandi successi conseguiti dai tedeschi nella prima metà del 1940 però cominciarono a far cambiare idea a Mussolini; infatti il 10 maggio le truppe di Hitler, dopo aver conquistato Polonia, Danimarca e Norvegia, iniziarono il loro travolgente attacco al Belgio, all'Olanda e alla Francia. I successi conseguiti dai nazisti lo convinsero che la Germania, di li' a poco, sarebbe stata vittoriosa senza l'apporto dell'Italia.

Il 30 maggio il Duce informò Hitler della sua intenzione di entrare in guerra il 5 giugno. Nonostante il Capo di Stato Maggiore Generale Pietro Badoglio cercasse di convincerlo a tornare sulla posizione di neutralità, Mussolini fu irremovibile affermando che tutto sarebbe finito entro ottobre e di "avere bisogno di alcune migliaia di morti per sedermi al tavolo della pace".
Vennero ignorati anche gli appelli mediante i quali Roosevelt (il 14 maggio) e Churchill (il 16) provarono a convincere Mussolini a star fuori dal conflitto.
La decisione di intervenire ormai era presa; Hitler chiese al Duce di aspettare comunque qualche giorno per dare possibilità all'Aviazione tedesca di distruggere totalmente quella francese nelle sue basi (l'entrata in guerra il giorno 5 avrebbe spinto i francesi a disperdere i loro aerei).
Il 10 giugno 1940 il Duce, dal balcone di Palazzo Venezia, annunciò, con il famoso discorso, l'entrata in guerra dell'Italia.


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