<< BIOGRAFIA >>
Nato nel 1946, David Lynch è un artista poliedrico e visionario tra i più interessanti del cinema americano contemporaneo. Inizia la sua carriera artistica come pittore e solo successivamente indirizza i suoi interessi verso il cinema. Dopo una serie di cortometraggi eccessivi e visionari ha l’occasione di realizzare per l’American Film Institute il suo primo lungometraggio, "Eraserhead", di cui cura artigianalmente tutte le fasi della lavorazione impiegando circa quattro anni per la sua realizzazione. Il film diviene presto un piccolo cult - movie e gli permette di realizzare per la Brooks Production di Mel Brooks "The Elephant man", suo primo lavoro per Hollywood che ottiene ben sette candidature all’Oscar non vincendone, però, nessuna.
Tra i suoi film successivi ricordiamo "Dune", tratto dai romanzi di Frank Herbert, lo scandaloso e disturbante "Velluto blu" e "Cuore selvaggio", vincitore, a sorpresa, nel 1990 della Palma d’oro al festival di Cannes. Per la televisione americana dirige e scrive il serial “Twin Peaks”, un mix perfetto di horror e soap-opera d’autore che ebbe un grandissimo successo di pubblico e critica. Approfittando di tale successo, Lynch decide di girare “Twin Peaks – Fuoco cammina con me”, non un sequel, ma un prequel in cui si raccontano gli ultimi giorni di vita della enigmatica Laura Palmer.
Lynch torna al cinema dopo cinque anni dirigendo, nel 1997 gli universi paralleli ed onirici di “Strade Perdute”. Due anni dopo esce “Una Storia vera” che spiazza tutti, sia per la linearità del racconto che per la leggerezza, la delicatezza della regia. Contemporaneamente alla lavorazione del film Lynch pensa ad un nuovo serial televisivo intitolato “Mulholland Drive” in cui il regista ritorna alle sue atmosfere inquietanti, ai mondi paralleli e alle atmosfere a lui care. La ABC, comunque, dopo aver girato un pilota di due ore e mezza, si rifiuta di produrre la serie ritenendola inadeguata ed eccessiva. Lynch sembra aver rotto definitivamente ogni rapporto con il piccolo schermo, ma riesce a comprare il pilota, a rimetterci le mani sopra e a tentare l’esperimento di presentarlo come un lungometraggio. Gira un finale (comunque aperto!) e lo presenta in concorso al Festival di Cannes ottenendo il premio per la miglior Regia ex-aequo con i fratelli Coen de "L'uomo che non c'era".