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<< DARIO ARGENTO : Estetica dell'Omicidio >>

Adorato dal pubblico, ignorato, sottovalutato (e spesso stroncato) dalla critica. Considerato l'autore che ha inventato (o reinventato) un genere e che più di ogni altro ha influenzato intere generazioni di registi (Fulci, Craven, Carpenter, Romero, Raimi, Soavi). Accusato di voyeurismo e di ricercare nell'efferatezza l'efficacia, nella gratuita violenza la forma. Eppure da un quadro così contraddittorio e contrastante emerge la figura di un Autore. Un Autore complesso, discontinuo nei risultati, ma che ha saputo regalare alla storia del cinema pellicole e momenti indimenticabili, terribili, terrificanti, mostrando il lato oscuro dell'Uomo con le sue ossessioni, ansietà, paure e forse istinti.
Richiami subliminali (ma non troppo) a Freud, intenti talvolta politici, sociologici e addirittura filosofici quando ha intrapreso la ancora incompleta trilogia (Suspiria ed Inferno) alla ricerca dell'Esistenza, del Senso, della Forza e della Paura del Male.

Con impareggiabile lucidità Argento celebra sullo schermo le sue ossessioni, le sue paure, i suoi timori. Una parata di indimenticabili e disturbanti immagini di bellezza, sensualità e corruzione scorre nei suoi film, affascinando.
Rendendo visivamente sopportabile l'Insopportabile caricandolo di un fascino, di una dinamica e quindi di una eleganza poche volte riscontrate prima. Il tutto travolto, fuso, sublimato dal talento visionario e dall'esaltante vigoria del suo stile cui, soprattutto nei primi film ma in modo particolare in Profondo Rosso e Suspiria, si associa un rigore formale di qualità eccezionale.

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