La posta di mauro biondani

 

Le vostre mail mi hanno fatto molto piacere. Così una notte (10 giugno ’00, ore 1.00 circa,  n.d.r.), sollecitato dall’ennesima Vostra lettera, ho deciso di ampliare il mio sito e creare questo spazio per chi mi dedica un po’ del suo tempo. La Rete è bella anche per questo: è come avere tanti amici che ti capiscono o che comunque ti ascoltano.

Un grazie a tutti quelli che mi scrivono.                           

                                  

 

 

 

 

 


Venerdì, 12 luglio 2002

Grazie di esistere.

Capisci il dolore e lo sollevi ad amore.

Grazie per i tuoi versi che lacerano e mi consolano.

Grazie per aver espresso quello che non riesco a dire ma che urla dentro di me.

Anna

 

Mauro: amore, gioia, dolore, rabbia non puoi tenere tutto dentro… emozioni, sentimenti che tutti abbiamo provato ma non sempre abbiamo potuto …urlare …ridere …piangere come avremmo voluto!” è esattamente quello che dico nella presentazione del mio sito: ecco perché scrivo, ecco perché pubblico, per urlare, ridere, piangere, il più possibile. Grazie, Anna, mi sento meno solo.

 

 

 

Martedì, 21 maggio 2002

CIAO!!!

Stato cercando una poesia per dedicarla alla mia ex, ma non l’ho trovato purtroppo……ma in compenso mi sono letto alcune tue poesie e devo dire che sono davvero favolose…….ciao

Paride (P.82)

 

Mauro: questa mi giunge nuova! Non ho mai sentito di poesie da dedicare a ex amori …a meno che non si sia ancora innamorati cotti… Grazie della tua spontaneità e simpatia.

 

 

 

Sabato, 30 marzo 2002

Gent.mo B.M., casualmente, ho trovato il suo sito e sperando di non arrecarle nessun tipo di disturbo, volevo complimentarmi con Lei, per ciò che scrive.

Purtroppo al giorno d’oggi non c’è più quel romanticismo che si riesce solo a manifestare con il cuore e un pezzo di carta. Benché ciò che Lei scrive sia relativo ovviamente ad una donna, ne prendo atto in quanto riesco leggendo le Sue poesie, ad immedesimarmi.

Purtroppo, e le dico purtroppo, sto attraversando una situazione se posso definirla così di “amore non ricambiato” per paura un giorno di essere lasciata. Strano vero?! Non mi poteva capitare uno tipico di questa società? Perdoni la mia invadenza, ma vorrei tanto anch’io tramite una poesia manifestargli ciò che sento e che lui sa già, benché creda un giorno in una fine di una storia.

Concludo, complimentandomi nuovamente per il suo sito e scusandomi. Cordiali saluti,

Antonella

 

Mauro: l’amore non ricambiato è, dalla preistoria ad oggi, il ritornello più ricorrente. Consolati, sei in buona compagnia!  La Letteratura mondiale ne offre migliaia di esempi… in questi casi (scusa la banalità) si può insistere o lasciar perdere… se lasci perdere il mondo ti crolla addosso …se insisti e l’hai vinta ti resterà per sempre l’atroce dubbio se l’altro ti ama (e allora, ne vale davvero la pena?).

Se devi scrivere una poesia, scrivila per te stessa, sentiti forte, pura, eroica, orgogliosa del tuo sentimento e del tuo grande, seppur disperato, amore.

Per il resto, in attesa di una nuova miracolosa medicina, posso solo consolarti consigliandoti la lettura di qualche mia poesia che ben si adatta al tuo stato d’animo e che forse rappresenta, più di mille parole, quella impotente sofferenza che anch’io (come altri milioni di persone) ho provato. Prova a leggere “labbra”, “grandinata”, “mai più”, “mentre mi parli” …

A parte tutto quello che di ragionevole di ho detto, so già che continuerai ad amarlo perché, come dico io, “uno non può scegliere di chi innamorarsi”.

Con simpatia (nel vero senso del termine).

 

P.S. nelle tue e-mail cerca di essere meno formale. Mi mette in imbarazzo e mi fa credere di essere ancora, ahimè, sul lavoro.

 

 

 

Lunedì, 21 gennaio 2002

Ciao, mi chiamo Silvana e sono Americana. Il mio ragazzo sta in Italia a Perugina. Ci siamo incontrati un’estate quasi 4 anni fa. Per caso ho trovato il tuo sito e mi sono innamorato della tua poesia “il viaggio”. È veramente “beautiful”! Io non scrivo poesie… non sono artistica per niente però mi piace leggere le poesie degli altri. Io ho un diario dove metto tutte le poesie che trovo e che mi piacciono di più. Questa poesia lo appena messa nel diario. Dovresti pubblicare un libro perché sei molto bravo. Keep doing what you are doing!

Silvana

 

Mauro: complimenti, il tuo italiano è quasi perfetto (in rete si trovano strafalcioni molto più gravi!).

il viaggio” descrive (d’altra parte, come tutte le mie poesie) uno stato d’animo particolare, un’ansia angosciosa, inquieta, affannosa, di ricercare qualcosa al di fuori di me, percorrendo con la mente strade (meglio, labirinti) che mi riportano, inevitabilmente, sempre al punto di partenza, imponendomi di cercare (e trovare) la meta solo e dentro a me stesso. Teseo aveva il filo che Arianna, innamorata, le aveva dato… a me piace credere che ognuno abbia la sua Arianna e che, gira e rigira, non si possa sfuggire l’Amore.

È bello pensare che ci siano persone che tengono un diario… continua così anche tu!   

 

 

 

Martedì, 13 novembre 2001

Oggetto: informazione

Buon pomeriggio Mauro, sono una ragazza affascinata dalla tue poesie e per caso ho trovato il tuo sito, molto bello. Continua con la tua penna e la tua fantasia magica per allietarci con le tue belle poesie nelle giornate grigie della vita.

Ho provato a memorizzare le tue poesie ma non sono riuscita a leggerle, cortesemente mi dici con quale formato devo salvarle? Grazie infinite!!!

Josephine

 

Mauro: non so se studiati o casuali ma i termini che tu usi, Josephine, (fantasia magica, giornate grigie) mi fanno pensare che a te piaccia la poesia intesa come evasione, come ricerca di un mondo in cui tutto è perfetto proprio perché surreale, in cui tutto è ordinato proprio perché irrazionale. Mi viene in mente Lewis Carroll e la sua “Alice nel paese delle meraviglie”, capolavoro di immaginazione, ma anche poeti italiani del Novecento, primo fra tutti Massimo Bontempelli che elevò a vera e propria formula d’arte il suo realismo “magico”, un realismo, direi quasi evoluto, lievitato dalla fantasia e sfociante nel mito, un realismo, in ultima analisi, che vuole evadere dalla prigione del suo reale, da quelle “giornate grigie”, dalla definita incertezza o (come sicuramente preferisci) dall’indefinita certezza.

Che la mia poesia presenti, come dici tu Josephine, aspetti maliosi o che comunque eserciti una forte suggestione, non può che rendermi orgoglioso. Grazie infinite!!! soprattutto a te.

 

 

 

Martedì, 9 ottobre 2001

Oggetto: da ERIKA

Esistono persone dotate di una sensibilità inaudita, caro Mauro, esistono persone che con le parole sanno esprimere ciò che di più bello e profondo esista a questo mondo!

Sono le persone come TE… per questo meriti tutta la mia stima ed il mio rispetto oltre che la mia gratitudine! Io sono Erika, … …

Amo l’arte in tutte le sue forme ed esplicitazioni e talvolta mi diletto a scrivere qualche poesia …certo di livello modesto! Mi farebbe piacere se tu potessi darmi qualche consiglio, magari, se vorrai, dopo aver letto qualche riga delle mie! …

ERIKA M.

 

Mauro: Fare della sensibilità un’ispirazione, ispirarsi alla sensibilità… questo, forse, il bagaglio più importante che un poeta deve portare dentro. Deve saper ascoltare gli stimoli che la sua sensibilità trasmette al suo cuore e tradurli nell’ispirazione che lo guida a esprimersi in parole. L’ispirazione è un impulso irrefrenabile che lo guida all’azione, che lo eccita, che lo obbliga alla creatività.

Nell’antichità classica Platone, Democrito, Cicerone, Orazio consideravano l’arte “ispirazione divina”, una sorta di “furore poetico” che conduceva alla creazione.

A parte questa esagerazione, considero l’ispirazione come il momento emozionale che desta il sentimento creativo. Il cuore, però, trasmette emozioni che la mente è spesso incapace di analizzare ed interiorizzare. La mente compie, a sua volta, dei voli così rapidi ed arditi che la penna non riesce a seguire e sfiduciata riposa immobile inchiodata sul foglio immacolato.

Un poeta, come diceva un mio vecchio professore, non è “quello che dice” ma “come lo dice”. “Ti amo, ti amo…” faceva il ritornello di una divertente canzoncina… non è poesia (e non ne ha la pretesa). È un telegramma… semplice, banalissima comunicazione.

Ma se questo stesso “Ti amo, ti amo…” viene sussurrato all’orecchio di chi amiamo, in un abbraccio stretto, queste stesse parole ci fanno girare la testa: è comunicazione profonda, subliminale, fatta non solo di parole; arriva a toccare le nostre corde più intime, non si ferma all’orecchio, arriva dritta al cuore!

È, secondo me, compito del poeta caricare di valenze emozionali le parole di tutti i giorni conferendo ad esse valori quasi trascendenti per raggiungere una comunicabilità originale, penetrante, mai banale.

Facilitati in questa ardua “traduzione” sono coloro che possiedono quella sensibilità che permette loro di vedere al di là delle cose, di “tradurre” emozionalmente, già in entrata, un messaggio, una notizia.

È ancora viva in me l’emozione (a causa anche degli avvenimenti di questi ultimi giorni) che mi procurò apprendere la notizia del bombardamenti del Kossovo di qualche anno fa. Sentivo parlare di “bombe intelligenti” e mi chiedevo cosa potesse avere di “intelligente” una bomba… Aveva tutto di “stupido”, dal bombardiere che la sganciava alla fabbrica che la produceva. Queste “bombe intelligenti”, alla fine, così tanto intelligenti non si rivelarono perché provocarono morti tra la popolazione.

Lo choc di questi fatti mi portarono a scrivere “la mano chiusa” quasi una dolce cantilena che contrastava con il messaggio di rabbia e disperazione che volevo trasmettere. L’uso della rima fu l’espediente per “seguire” il pacifico tragitto della bomba, inarrestabile come il ritmo dei versi alternati, concatenati come lo era la bomba ai tragici avvenimenti che stavamo vivendo. Caricai poi le parole “mano” e “chiusa” di significato in modo che dovesse, secondo me, leggersi:

mano chiusa = pugno = odio = nemico = guerra…

e, cioè, esattamente il contrario di:

mano aperta = stretta di mano, amicizia, pace, fratellanza…

Questa, cara Erika, è la mia ricerca, questo il mio sforzo. Non pretendo di avere la verità in tasca e forse ho detto un sacco di sciocchezze ma questa sensibilità, questa cura, questa attenzione, secondo il mio punto di vista, dovrebbe esserci dietro ad ogni poesia.

Io scrivo per questo, per tirare fuori quello che ho dentro e per cercare, il più possibile, di trasmettere messaggi che colpiscono, in primo luogo, la mia sensibilità. Non lo faccio per diventare famoso ma solo per me stesso: DOPO MI SENTO MEGLIO.

 

P.S.:

Aspetto le tue “righe” come le chiami tu, è il regalo più bello che possa ricevere.

Dietro ogni poesia ci sono pensieri, sentimenti, desideri, emozioni che vogliono prepotentemente uscire.

 

 

 

Lunedì, 24 settembre 2001

ho scoperto per caso le tue poesie e penso che sei bravo; volevo solo farti i complimenti e dirti che mi piace molto “ricordo”.

Sandra T.

 

Mauro: Cara Sandra, la tua mail mi offre l’occasione di riflettere su quel momento della mia vita che mi ha spinto a scrivere “ricordo”.

L’amore non offre certezze, può solo renderci felice, tristi, pazzi, disperati… Si stenta a credere che possa finire, che possa essere cancellato, che (specie dopo tanto tempo) scompaia, sparisca, si annulli, lasciandoci increduli e soli. Noi amiamo ancora (e non ci possiamo fare niente)! È ingiusto! Non ci è stata data la possibilità di scegliere d’innamorarci… sarebbe successo comunque anche contro tutto e tutti, anche se non avessimo voluto, anche se non avessimo potuto…

Qualche persona, invece, sembra quasi che possieda un miracoloso interruttore e che sia in grado di decidere quando metterlo su OFF …non passa più la corrente… …non passa più l’amore…

Per me (e forse anche per te) non è e non sarà mai così. Non si può scegliere, non si può decidere: possiamo solo ascoltare il nostro cuore. Saremo i più felici al fianco di chi amiamo e i più disperati se saremo lasciati.

 

 

 

Giovedì, 6 settembre 2001

Poesie… di Marco S.

 

Mauro: Avrei preferito una mail un po’ più personale e non una fredda, asettica “presentazione dell’Autore” in terza persona (non sono un Editore!). Al contrario (e per fortuna), le poesie che mi hai spedito sono  calde e sensuali, passionali e carnali. Trascrivo di seguito quella che mi è piaciuta di più.

 

AMPLESSO

 

Sensi

Dolcemente ti svegliano

Improvvisamente ti assalgono

Ora tacciono stanchi di piacere

 

Sensi

Una mano scivola tra i tuoi solchi umorali

Bocche si modellano su sessi infuocati

Penetrano istanti di vita prima di morire

Gocce seminali spengono l’incendio di pelli roventi

 

Sensi

Ti abbracciano

Con dolce aggressività ci congiungono

Si ritirano appagati

 

Una poesia viva, sensuale, carnale. “Amplesso” mi ha offerto uno scorcio di forte visività, di tangibile partecipazione emozionale.

L’amore si presenta in tutte le sue sfumature d’intensità: dal modo banale, tiepido abitudinario, privo di fantasia fino al suo opposto, all’eroismo sentimentale delle grandi passioni, all’apoteosi dell’Incontro unico e irripetibile.

La tua poesia, secondo me, richiama l’inevitabilità dell’amore come unità-duale, concetto caro alla filosofia orientale: l’incontro con l’esatta altra metà della mela, il raggiungimento dell’armonia, dell’unica, possibile, perfetta fusione.

In questo senso, Marco (ehm… Sig. Autore), la tua poesia mi ha colpito perché rappresenta gli acuti toni della passionalità, quell’armonia intima di anime e di corpi che ci annulla, che ci annichilisce per la sua violenza, che rincorriamo tutta la vita e se, fortunati, riusciamo a raggiungerla (senza averne paura), ce la teniamo ben stretta perché la sappiamo irripetibile.

 

 

 

Lunedì, 23 luglio 2001

Amicalement en poésie

Üzeyir Lokman C.

 

Mauro: Non so per quali tortuose vie della Rete tu, Üzeyir, sia riuscito a visitare il mio sito: parli poco di te, ma per te, parlano le poesie che mi hai inviato. Mi rende orgoglioso pensare che i miei versi vengano letti in altri Paesi e che mi arrivino per posta elettronica regali come questo. Anch’io compio scorribande notturne sulla Rete alla ricerca di siti di poesia e visito pagine e pagine di poesia italiana, francese, inglese, spagnola. Internet porta, in un minuto, il mondo nella tua stanza e ti fa viaggiare tra culture e lingue diverse: basta un colpo d’ala (pardon, di mouse) per volare da Roma a Buenos Aires, da Parigi a Rio de Janeiro.

Grazie delle tue poesie.

Pubblico di seguito, come al solito, quella che mi ha più colpito, la più accorata, la più disperata ma, nello stesso tempo, la più serena, la più dolce nella sua drammaticità.

Non voglio dilungarmi in presentazioni dirò, come ultima cosa che tale poesia mi è giunta in francese tradotta da Yakup Y., probabilmente da una lingua turca (visti i nomi), ma Üzeyir non si è certo dilungato in presentazioni. La tentazione di tradurla in italiano è stata per me troppo forte anche se mi rendo conto che, nella nostra lingua, non dà le stesse emozioni.

A voi la scelta: leggetela in francese (meglio) o in italiano.

Dopotutto, per chi non sa il francese, è sempre meglio leggerla in italiano che non leggerla affatto. 

 

AMI, TU N’ES PAS COUPABLE

 

Ami, tu n’es pas coupable

Les coupables sont les soirs

Qui te traînent dans cette obscurité…

Ne te chagrine pas

Les souffrances des jours perdus

Passent vite.

Tes yeux on appris à aimer

De toute façon

Apprendre aussi à oublier

Toutes les souffrances...

 

Oublie ces yeux qui t’ont conduit

Dans les guinguettes

Ne crois pas à la culpabilité

De tes regards moins perçants

Qu’autrefois

Parce que tu n’es pas coupable, ami

Les coupables son les espoirs

Qui te laissent dans l’ombre.

A quoi bon de t’enerver

Même s’ils ne comprennent pas

Les poèmes oubliés

Dan tes yeux hagards?…

 

Tu es seul dans un au-delà inconnu

Tes yeux son aussi tout seuls...

Tu n’es pas coupable, ami...

AMICO, NON SEI COLPEVOLE

 

Amico, non sei colpevole

Colpevoli sono i tramonti

Che ti trascinano in questa oscurità…

Non ti affliggere

I dolori dei giorni perduti

Passano in fretta.

I tuoi occhi hanno imparato ad amare

Così pure imparino

a dimenticare anche

Tutti i dolori…

 

Dimentica questi occhi

Che t’han portato nelle bettole

Non credere che sia colpa

Dei tuoi sguardi

Meno perspicaci di altre volte

Perché non sei colpevole, amico

Colpevoli sono le speranze

Che ti lasciano nell’ombra.

A che serve agitarsi

Se nessuno comprende

La poesia dimenticata

Nei tuoi occhi sconvolti?…

 

Sei solo in un aldilà straniero

Così soli anche i tuoi occhi…

Non sei colpevole, amico…

 

P.S.: ho visitato i links che mi hai proposto e non posso che esprimerti tutta la mia stima e simpatia.

 

 

…se vuoi continuare a leggere la mia posta…