CORSO DI AUTORESPIRATORI AD ARIA
Introduzione

Con questo breve corso è mia intenzione tramandarti ciò che ho avuto modo di imparare dai miei istruttori e quanto ho
poi imparato sul campo svolgendo tale attività. Eviterò di comprendere in questo opuscolo tutte quelle nozioni inutili che
renderebbero il corso noioso. Andrò di seguito ad insegnarti ciò che è indispensabile capire sulla fisica e quali sono gli
effetti di quest’ultima sul corpo umano. A differenza di ciò che fanno la maggior parte delle didattiche in giro per il
mondo, che intendono la subacquea come un’attività ricreativa, io ti insegnerò e tramanderò, per rispetto nei confronti
della mia scuola e della tua salute ad intendere la subacquea in maniera esclusivamente sportiva. Sebbene al momento ti
sembrerò a corto di umiltà, avrai occasione di verificare quali e quanti sono gli incidenti a cui potresti andare incontro
senza avere ricevuto alcun  cenno sulla  medicina subacquea. Più volte, nel proseguo di questa attività, ti troverai a
confrontarti  con illustri istruttori e spavaldi subacquei che spacciandosi per consumati pirati del mare  vanteranno
decine di avventure ed  immersioni. Sebbene all’inizio,  non avendo ancora raggiunto la dovuta tecnica ed acquaticità, ti
sentirai leggermente a disagio e quasi attratto/a dai loro stupidi racconti, noterai e capirai quante cose avrai imparato da
questo breve corso che loro ancora ignorano. Sentirai di istruttori che sono scesi a 80 - 100 mt di profondità con bombole
ad aria ( ma tu sai già che oltre i 74 mt è impossibile perché l’ossigeno diventa tossico ). Noterai gente che fa apnea
subito dopo l’immersione o che gioca a pallone in spiaggia rischiando la malattia da decompressione. A volte, ti verrà
richiesto di saltare la tappa di rispetto o di compiere sforzi sia prima che dopo l’immersione come caricare e scaricare  le
bombole dalla barca. Riscontrerai, troppo spesso, la mancata presenza a bordo di una bombola di ossigeno per il primo
soccorso. Sarà proprio in queste occasioni che capirai quanto sono impreparati gli istruttori fatti con i bollini Miralanza.
Noterai, inoltre, quante cazzate ti racconteranno e ad ogni tuo monito o disappunto al riguardo, assisterai a tutta una
serie di artifizi con i quali cercheranno di nascondere tali lacune facendo finta di sapere una pagina in più del libro, con
svariati si però, ma, non è proprio così ecc.
La subacquea è così e basta! Non c’è spazio per i ma e per i se. Questo è
quello che ci ha insegnato Jasques Cousteau ( che molti neanche conoscono ), colui che fino all’età di quasi ottant’anni
ha dedicato la propria vita al mare: si è immerso, ha studiato, ha innovato e messo a punto  le migliori attrezzature che ci
consentono oggi di scendere sott’acqua. Se ne è già nato un altro di sicuro non è un abbronzato bronzo di Riace che fa
l’accompagnatore subacqueo ma è un ingegniere o uno scienziato seduto dietro una scrivania pronto a scrivere l’ultimo
capitolo della subacquea. Pertanto, una volta appreso il contenuto di questo manuale, abbi fede, attenendoti alle regole
scoprirai presto di essere  un ottimo/a sub che  potrà tranquillamente insegnare qualcosa agli altri e non l’incontrario.
Ora però, iniziamo a lavorare.



Capitolo  1                  (  L’aria e l’acqua  )

Tutti sappiamo che se muoviamo una mano attraverso l’aria , la mano non compie alcun sforzo apprezzabile per
fenderla: questo perché le particelle dell’aria non incontrano difficoltà a scorrere l’una sull’altra.
Effettuando le stesso movimento in acqua ci accorgiamo che facciamo più fatica.
Tutto ciò indica che le particelle di acqua strettamente ammassate fra di loro scorrono le une sulle altre anche se non
quanto le particelle d’aria.
Questo determina che:
L’acqua è 60 volte più viscosa e 700 volte più densa dell’aria;
L’aria può essere compressa e ridotta di volume , l’acqua no.
La luce e i colori in acqua vengono assorbiti e deviati;
Il suono si propaga nell’acqua in maniera diversa che nell’aria ( 1400 mt al secondo )
Una delle importanti azioni che sia l’acqua che l’aria compiono è la pressione.

Capitolo  2      ( La pressione  )

Tre sono i tipi di pressione che interessano la subacquea: pressione atmosferica, pressione idrostatica e pressione
assoluta.
Prima di iniziare a descrivere ogni una di queste  và appreso il concetto della legge di Pascal , ovvero, che la pressione
esercita sui corpi un’azione diretta perpendicolarmente alla superficie degli oggetti ed è uguale in tutte le direzioni e in
tutti i punti delle pareti su cui agisce. ( Foto 1 )
















( Figura 1 )

Inizieremo ora, tramite alcuni esempi, a capire il concetto di pressione e la differenza tra ognuna di loro:

Pressione atmosferica:
Non è altro che quella a cui  siamo sottoposti tutti i giorni, ovvero, l’equivalente del peso dell’aria compresa
nell’atmosfera.
Eliminando i cavilli tecnico scientifici e tralasciando i differenti valori con cui  si calcola la pressione atmosferica : in
pascal, in newton, in atmosfere, in PSI va detto che sebbene un atmosfera sia pari a 1,013 Bar ,vista la trascurabile
differenza, per le nostre esigenze adotteremo sempre come unità di misura il Bar nel seguente modo: 1 Atm = 1 Bar;
come indicato in Figura 1.

Pressione idrostatica:
La pressione idrostatica è esercitata dal peso dell’acqua. L’acqua salata è circa 1000 volte più pesante dell’aria, per cui,
basta una colonna di 10 mt di acqua per ottenere alla sua base una pressione pari ad una Bar.
Pressione assoluta:
La pressione assoluta è ottenuta dalla somma della pressione atmosferica più quella idrostatica. Pertanto, è facile capire
che un subacqueo in superficie sarà sottoposto ad una pressione pari ad 1 Bar (Atmosferica), ma  una volta immerso, ad
agire su di lui vi sarà sia la pressione  atmosferica che quella idrostatica. Pertanto, alla profondità di 10 mt il fisico sarà
sottoposto ad una pressione assoluta di 2 Bar, ovvero, 1 Bar costituito dalla pressione atmosferica  più 1 Bar costituito
dalla pressione idrostatica.

Capitolo  3      ( La galleggiabilità )


Per affrontare il tema della galleggiabilità dovremo rispolverare il vecchio  principio di Archimede:
UN CORPO IMMERSO IN UN LIQUIDO RICEVE UNA PRESSIONE DAL BASSO VERSO L’ALTO PARI AL
PESO DEL VOLUME DEL LIQUIDO SPOSTATO.
Questo concetto ci illumina sul perché una pallina di legno o sughero galleggia ed una delle stesse dimensioni in vetro o
acciaio affonda.
Tre sono i casi che possono presentarsi per un corpo immerso:









A) Si verifica quando il peso del liquido spostato dalla mela è inferiore a quello della mela stessa.
B)Si verifica quando la spinta del liquido è pari al peso del corpo immerso
C)Si verifica quando la spinta del liquido è superiore al peso della mela.

Il sommozzatore in immersione viene compresso dalla pressione dell’acqua e da quella atmosferica e il suo volume
diminuisce. Raggiunti i 10 mt circa di profondità il peso del liquido spostato non è più in grado di spingere verso l’alto il
corpo umano che perde la spinta di galleggiamento. E’ intorno ai -20 mt che il sub percepisce una sensibile perdita di
volume: le pinne cominciano a ballare, la cintura dei piombi scivola sui fianchi ecc. ecc. A questo proposito, è stato
inventato un dispositivo chiamato G.A.V. ( Giubbetto ad assetto variabile ) che ha lo scopo di ripristinare la spinta di
Archimede.Questo sistema, che si differenzia da quello usato dai sommergibili ,consente al subacqueo di immettere aria
nel G.A.V aumentando il proprio volume e ritrovare galleggiabilità. Il sub indossando  muta, pinne, maschera, G.A.V ,
guanti ecc. sposta un maggior volume di liquido ricevendo una spinta maggiore dall’alto verso il basso ed è a  tal
proposito  che viene usata una zavorra per contrastare tale spinta nei primi metri di discesa. Tenuto presente che
l’acqua salata ha maggiore densità useremo a differenza dell’acqua dolce ( Lago, fiume o cènote ) uno zavorramento
maggiore: 1 - 2 kg. circa in più.

Capitolo  4      ( L’Aria: una miscela gassosa vitale )

L’aria è un insieme di gas che si mescolano tra di loro senza perdere le proprie caratteristiche. Per quanto riguarda
l’interesse subacqueo considereremo questi gas come presenti in proporzioni costanti, anche se in realtà vi possono
essere variazioni dovute ad umidità ed inquinamento.
L’aria risulta pertanto composta da:
OSSIGENO ( O2) ................................................... .20,95  %
ANIDRIDE CARBONICA ( CO2 ) ..........................0,033 %
AZOTO.....................................................................78,11 %
ALTRI GAS..............................................................0,907 %

La pressione dei singoli gas componenti è detta pressione parziale. Quindi la formulazione data è equivalente a quanto
espresso dallo scienziato  Dalton:
LA PRESSIONE DI UNA MISCELA DI PIU’ GAS E’ DATA DALLA SOMMA DELLA PRESSIONE CHE
CIASCUN SUO COMPONENTE ESERCITEREBBE SE OCCUPASSE DA SOLO L’INTERO VOLUME
OCCUPATO DALLA MISCELA.  ( Figura 3 )















Per semplicità di calcolo per tutta la tua carriera di sub considera la pressione parziale dell’ossigeno pari al 20 % e
quella dell’azoto all’ 80 %.
Vediamo ora con un esempio come varia la pressione parziale dell’ossigeno respirato da un sub che scende fino a 30 mt
di profondità. Considera che gli erogatori erogano aria alla pressione ambiente ( onde consentire ai polmoni di non
rimanere schiacciati dalla pressione ), per cui in superficie erogheranno aria ad 1 Bar a - 10mt a 2 Bar e cosi via.

Sul livello del mare Pressione parziale ossigeno  = 20 * 1 Bar = 0,2 Bar
  100
- 10 mt Pressione parziale ossigeno  = 20 * 2 Bar = 0,4 Bar
  100
- 20 mt Pressione parziale ossigeno  = 20 * 3 Bar = 0,6 Bar
  100
- 30 mt Pressione parziale ossigeno  = 20 * 4 Bar = 0,8 Bar
  100
In modo analogo potrai calcolare la pressione parziale dell’azoto.
Una cosa importante da non dimenticare mai è che la pressione parziale aumenta progressivamente con la profondità.
Questo, assieme al problema della narcosi o ebrezza da Azoto, che può presentarsi durante immersioni superiori ai 30
mt, e alle resistenze respiratorie, limita la possibilità di usare gli autorespiratori ad aria per immersioni profonde perché
l’ossigeno respirato a pressione parziale superiore a circa 1,7 Bar diventa tossico per l’organismo.
( Circa 74 mt )

Capitolo  5     (  Comprimibilità dell’aria )

Come già specificato al capitolo 1, i liquidi non possono essere compressi, contrariamente, l’aria e i gas possono essere
compressi e ridotti di volume. Per questo motivo potremmo usufruire di grandi quantità di aria compressa per le nostre
immersioni.
Tagliando corto diciamo che sono due i tipi di bombola in acciaio maggiormente usati in Europa da 10 e 15 Lt. Nei mari
tropicali per problemi di ruggine causati dalla  maggiore umidità si usano bombole in alluminio da 12 Lt.
In entrambi i tipi viene  compressa aria  a circa 200 - 220 Bar. Sebbene i calcoli relativi al consumo d’aria in immersione
vanno per me approfonditi a parte diciamo che per fare un calcolo veloce di quanta aria è presente nella nostra bombola
faremo una breve e semplice operazione. Una volta montata l’attrezzatura e aperto il rubinetto della bombola leggeremo
nel manometro la pressione con cui è stata caricata. Per semplicità di calcolo diciamo che abbiamo una bombola da 15 Lt
caricata a 200 Bar eseguiremo questo calcolo per sapere quanti sono i Lt di aria che avremo per la nostra immersione.
15 Lt  X 200 Bar = 3000 Lt di aria disponibili
se ci troviamo all’estero con una bombola da 12 Lt caricata ad esempio a 210 Bar eseguiremo lo stesso calcolo:
12 Lt  X 210 Bar = 2520 Lt di aria disponibile
N.B. In alcuni paesi come i Caraibi alcuni Diving usano come strumento di misura le atmosfere al contrario dei Bar, i
piedi al contrario dei metri e le libre al contrario dei Kg.

Capitolo  6     (  Il subacqueo in immersione  )

Una volta affrontati i temi di cui sopra direi che siamo pronti a verificare come il nostro fisico reagisce in immersione e
quali sono le sue esigenze, tralasciando per il momento le problematiche legate all’azoto.
EFFETTI DELLA PRESSIONE
Partiamo dal problema relativo alla pressione; abbiamo stabilito finora che i liquidi non sono comprimibili mentre l’aria
si.  Il corpo umano è prevalentemente liquido e solido, ma vi sono cavità come l’orecchio medio, la cavità toracica, i seni
( cavità ossee presenti nel cranio ), i polmoni e l’intestino che contengono normalmente aria.
Andiamo per cui a scoprire cosa succede al corpo di un sub durante una normale immersione.
ORECCHIO MEDIO
Durante le nostre discese il primo problema che andremo ad incontrare è quello dell’orecchio medio. Nei primi metri
della nostra discesa la pressione dell’acqua spinge sulla membrana timpanica che spinge a suo volta sul timpano. Se
vogliamo evitare la rottura di quest’ultimo dovremo compensare l’orecchio medio immettendo aria con una delle
seguenti manovre: Manovra di Valsalva, del Mercante Odaglia o la semplice deglutizione.
I SENI
La compensazione dei seni avviene naturalmente a patto che i canali ossei che li collegano al naso siano liberi da muco
di eventuali raffreddori e sinusiti.
I POLMONI
Con lo  Snorkel , si respira bene se i polmoni sono a livello della superficie, ma scendendo incontreremo sempre più
difficoltà. Per poter respirare sott’acqua, dobbiamo immettere nei polmoni aria  alla stessa pressione  dell’ambiente in
cui ci troviamo immersi in modo da poter riportare gli stessi alla loro  dilatazione iniziale; per questo motivo useremo gli
erogatori che hanno la funzione di fornire aria alla stessa pressione assoluta a cui siamo sottoposti durante
un’immersione
LA MASCHERA
Analogamente a quanto succede negli spazi aerei  interni al corpo anche l’aria contenuta nella maschera ( spazio aereo
esterno al corpo ) subisce gli effetti delle variazioni di pressione. Infatti, la parte del viso e gli occhi, racchiusi all’interno
della maschera, si vengono a trovare a contatto con l’aria che mantiene la pressione presente in superficie ( 1 Bar ).
All’aumentare della pressione ambiente ( Assoluta ), la maschera sembra agire sulla circolazione e sui capillari come
una ventosa sul viso. Per evitare la rottura dei capillari sarà necessario riequilibrare la pressione interna soffiando un
po’ d’aria dal naso in modo da portare la pressione allo stesso livello di quella esterna.
LA MUTA
Anche se accade con meno frequenza, indossando mute di taglia inadeguata,  si può presentare un analogo problema con
la muta di tipo umido. Non potendo soffiare aria internamente potrai tentare, aprendo la cerniera, di far scivolare un po’
di acqua all’interno per far si che con la pressione si distacchi dalla pelle. Questo, onde evitare di procurarti delle
petecchie o fastidiosi bruciori e arrossamenti. Ora che hai imparato, anche se solo teoricamente, ad affrontare le
esigenze normali relative agli spazi aerei vediamo cosa  accade all’interno del nostro fisico durante il ciclo della
respirazione.


Capitolo  7     ( L’apparato respiratorio )

























     1 - Cavità nasale     6 -   Grossi bronchi 11 - Arteria polmonare
     2 - Faringe        7 -   Bronchioli 12 - Capillari sanguigni
     3 - Bocca        8 -   Alveoli 13 - Scambi gassosi
     4 - Laringe       9 -   Diaframma
     5 - Trachea    10 - Vena polmonare

L’apparato respiratorio è formato dalle prime vie aeree, dalla trachea, dai bronchi, dai polmoni, dal diaframma, dalle
pleure e dalla gabbia toracica.
Lo scopo dell’apparato respiratorio è quello di portare l’aria a livello degli alveoli a contatto con il sangue e permette
quindi lo scambio di ossigeno ed anidride carbonica. L’aria viene inspirata attraverso il naso o la bocca, umidificata,
filtrata e riscaldata attraversa in successione la faringe e la laringe. Le vie respiratorie continuano con la trachea e il
tubo cartilagineo ( che a sua volta si divide per dare origine ai bronchi ) che vanno al polmone destro e sinistro. I polmoni
sono contenuti nella gabbia toracica e appoggiano sul diaframma che divide la cavità toracica da quella addominale. I
polmoni sono costituiti dai bronchi, di calibro decrescente, sino ai bronchioli terminali su cui si aprono gli alveoli disposti
a grappolo. Le pleure sono due foglietti sottili. Uno riveste internamente la gabbia toracica, l’altro riveste i polmoni. Tra
i due foglietti c’è un velo di liquido che consente alle pleure di scorrere su di loro durante la fase di inspirazione e
espirazione. L’inspirazione avviene attraverso l’abbassamento del diaframma che causando una depressione all’interno
dei polmoni richiama  aria dall’esterno. L’espirazione, contrariamente, è dovuta alla componente elastica del polmone
che terminata la fase di inspirazione ritorna al suo volume iniziale. Prima di affrontare il problema dell’azoto andiamo a
scoprire da vicino l’intero tragitto che compie l’aria all’interno del nostro corpo. Presta  molta attenzione allo schema qui
sotto dove sono riprodotti un alveolo, il cuore e i tessuti,  al fine di capire in maniera chiara cosa accade durante il ciclo
respiratorio. L’aria, abbiamo detto, arriva nei polmoni e tramite i bronchioli raggiunge gli alveoli. Come noterai in figura
l’alveolo è contornato  da microscopici capillari che raccolgono l’ossigeno e lo confluiscono in tronchi vascolari via via
più grandi ( vene polmonari ) diretti al cuore. Dal  cuore partono dei vasi ( Arterie ) che portano a tutti i tessuti il sangue
ricco di ossigeno. Dai tessuti e dagli organi principali partono, in senso inverso, dei vasi   ( Vene ) che portano al cuore, e
di li ai polmoni, il sangue ricco di anidride carbonica.

















  Alveolo      Cuore   Tessuti

Questo è ciò che accade in superficie. Ovvero, l’aria composta dal 20% di ossigeno e 80% di azoto raggiunge i tessuti e
al termine del procedimento azoto e anidride carbonica vengono espulsi dall’organismo. A questo punto, non ci rimane
altro che andare a conoscere il nostro nemico numero uno: l’azoto.


Capitolo  8    ( L’azoto in immersione )


Al fine di essere il più nitido possibile su questo argomento così importante  andrò a farti una panoramica di ciò che
accade dall’inizio alla fine di un’immersione all’interno del corpo umano.
Il sub si immerge e come abbiamo detto deve compensare gli spazi aerei sino a raggiungere la profondità prefissata,
durante il percorso come ti ho già spiegato in precedenza egli respirerà aria alla pressione ambiente. Detto questo,
prendiamo ad esempio in esame un’immersione a -30 mt di profondità.
Abbiamo calcolato che a - 30 metri il sub si trova sottoposto ad una pressione assoluta di 4 Bar ( 1 Atmosferica + 3
Idrostatica ) Considerato che in superficie il fisico consuma 20 Normal Liter di aria al minuto effettuiamo un breve
calcolo















e scopriamo che  a quella profondità il sub consumerà 80 NL al minuto. Di primo acchito, verrebbe da dire: che
importanza ha tutto questo? In effetti, abbiamo già detto che in una bombola riusciamo a farci stare un’infinità d’aria.
Noi sappiamo già che possiamo ovviare al freddo indossando la muta, usare il G.A.V. per ristabilire l’assetto,
compensare i seni per non accusare dolore ma purtroppo non possiamo mettere una toppa agli effetti dell’azoto.
Contrariamente a quanto accade in superficie, in immersione l’azoto che è un gas si trasforma da stato gassoso a stato
liquido, si scioglie nei tessuti e ritorna solo al calare della pressione allo stato gassoso per essere espulso dal corpo con
un procedimento molto più lungo.
Maggiori sono la pressione e il tempo di esposizione alla pressione, maggiore è la quantità di azoto che si scioglie. (
Legge di Henry )
Nella risalita, l’azoto esce dal liquido in cui si era sciolto e si trasforma nuovamente in gas , in qualunque punto del corpo
si trovi, formando bolle microscopiche o di dimensioni notevoli che aumentano di volume al progressivo diminuire della
pressione. ( Legge di Boyle e Mariotte ).L’una o l’altra eventualità dipendono dalle modalità di risalita. Se si eseguono
le indicazioni corrette si formeranno microbolle che non creeranno alcun danno, altrimenti si formeranno delle grosse
bolle che andranno ad ostruire i vasi sanguigni producendo danni, anche gravissimi, come la malattia da
decompressione.
Questo in quanto l’organismo è in grado di assumere ossigeno in grandi quantità ( 80 Nl a - 30 mt ) ed espellerlo
immediatamente, mentre per l’azoto ( 320 % a - 30 mt ) ha bisogno di un tempo maggiore per consentire allo stesso di
ritornare dallo stato liquido a quello gassoso per poi espellerlo. ( Servono circa 24 ore per essere sicuri che il fisico abbia
concluso tale procedimento ). Ad ogni persona interessata ai meccanismi della subacquea io faccio sempre un
semplicissimo esempio: Se un sub scende a - 10 mt è come se nelle sue vene si stappasse una bottiglia di Champagne a -
30 mt è come se gli si stappassero 3 bottiglie, questo ti darà subito un’idea di,  qualora per ansia o  paura un sub
decidesse di uscire immediatamente dall’acqua, quali sarebbero gli effetti disastrosi che si scatenerebbero nel suo corpo
al calare della pressione. In definitiva l’unica toppa contro l’azoto sarà rispettare i tempi di risalita indicati nelle tabelle
nazionali. Ovvero, non affrontare un problema sott’acqua significa doverne affrontare uno più grave successivamente;
ammesso e concesso che il danno ce lo permetta. Purtroppo, non basterà aver rispettato nei minimi dettagli i tempi di
risalita e le eventuali tappe di decompressione che le tabelle ci indicheranno perché come ti ho accennato tutto l’azoto
che il nostro corpo avrà accumulato prima nei tessuti e dopo ( sotto forma di microbolle ) nel sangue abbisogna di circa
24 ore per essere espulso. Tale espulsione avviene attraverso gli alveoli per mezzo della espirazione. Ora che hai chiara
la panoramica del durante è giusto porre un po’ di attenzione sul dopo immersione.

Capitolo  9    ( L’azoto e le sue problematiche )

Talvolta noterai immergersi persone anziane, da anni a digiuno di subacquea e fuori forma, accaniti fumatori o
esasperati della tintarella  e penserai che quanto io aggiungo di mio sia forse esagerato, ma come ti accennato
nell’introduzione io non voglio insegnarti ad immergerti in maniera ricreativa ma sportiva e ti spiegherò anche il perché.
In effetti, il primo brevetto che conseguirai sarà l’Open Water Diving , il quale ti consente di scendere ad una profondità
massima di 18 mt. Vediamo cosa accade normalmente durante una vacanza in un paese come l’Egitto o le Maldive. Una
volta al Diving, l’accompagnatore subacqueo che andrà a verificare le tue capacità il primo giorno di immersioni non
tarderà per questioni economiche o per mancanza di personale ad eliminare le barche superflue facendo confluire tutti
sul minor numero di barche possibili. Spesso ti troverai, quindi, ad effettuare immersioni oltre il tuo brevetto ed è per
questo motivo che io desidero darti quante più indicazioni possibili riguardo i problemi  causati dall’azoto. Affinchè
l’eliminazione avvenga in maniera uniforme e costante dovremo rimanere all’interno della curva di sicurezza ( massimo -
40 mt ), risalire alla velocità massima di 10 metri al minuto ed effettuare una sosta di 3 minuti a - 3 mt ( tappa di rispetto
), anche qualora non sia prevista dalla nostra immersione. Ora vediamo tutta una serie di fattori che potrebbero
contrastare la normale espulsione dell’azoto o favorire il suo accumulo in un determinato punto del nostro corpo. Tu sai
benissimo che per raggiungere la località di villeggiatura, dal momento della nostra partenza fino al mattino dopo in cui
ci rechiamo al Diving, solitamente, siamo sottoposti in auto, in aeroporto, in aereo, alla reception, al ristorante ed in
stanza  agli effetti disidratanti dell’aria condizionata. Questo procedimento, a cui nessuno fa mai caso, fa si che il nostro
fisico si presenti alla prima immersione senza la dovuta fluidicità del sangue di cui abbiamo bisogno per eliminare
l’azoto. A questo, molti ( troppi ) aggiungono stupidamente la disidratazione per eccessiva esposizione al sole senza
preoccuparsi di bere una buona quantità di acqua, e qualcuno preferire alla  stessa una buona birra. ( Complimenti! )
Altri fumeranno decine e decine di sigarette senza preoccuparsi dei propri alveoli che in quel momento stanno facendo di
tutto per eliminare l’azoto presente nel loro organismo. In ultimo, troverai il classico sub impreparato che inconsapevole
delle conseguenze si dedica all’apnea o alla classica partita di pallavolo sulla spiaggia dell’hotel. Di queste ultime due
situazioni sono stato direttamente testimone ed in entrambe i casi ho potuto constatare dalle loro parole un ignoranza
totale sulle problematiche della subacquea. Anche una breve corsa sulla spiaggia, un semplice giro in bicicletta, il
trasporto a braccia di una bombola possono favorire l’insorgenza della Malattia da Decompressione.
In effetti, basta poco a capire che un muscolo sotto stress richiede un maggiore afflusso di sangue e considerato che
dopo l’immersione il nostro è stracarico di microbolle di azoto sarà facile immaginare come è semplice che si crei un
embolo. Pertanto, nel proseguo della tua attività ricorda sempre di non superare i tuoi limiti, avere una preparazione
fisica adeguata, seni,  bronchi ed alveoli sgomberi da catarro o infiammazioni, di non effettuare sforzi  nelle ore
precedenti e successive all’immersione, di mantenere il tuo fisico idratato , di non bere alcolici, di limitare il fumo e di
dormire a sufficienza . Ma ricorda sempre una cosa:  l’Azoto è il tuo unico grande nemico. Non è certo lo squalo di cui
sentirai parlare dai tanti pionieri del mare che troverai nei Diving ( chi parla dello squalo con eccessiva enfasi è perché
non lo ha mai visto se non in televisione ) . Poca importanza avranno quei mega manuali della subacquea ( costosissimi )
che ti spiegheranno che la tua maschera dovrà essere in silicone, tanto non ne fanno di legno non ti preoccupare. Libroni
esagerati che per giustificare il loro prezzo sprecano intere pagine per spiegarti la differenza tra una pinna da apnea e
una da sub: anche un bambino capirebbe che una pinna lunga più di un metro non è sicuramente quella adatta alla tua
attività. Ed al fine di renderti consapevole di quanto è importante la medicina subacquea eccoti qui tutta una serie di
problematiche che si possono verificare durante questa attività.


Capitolo  10      (  Incidenti meccanici  legati alla pressione )

BAROTRAUMA ALL’ORECCHIO
Causa:
Sovradistensione o rottura del timpano per la differenza di pressione tra l’orecchio esterno e quello medio (valore
differenziale massimo tollerabile 0,3-0,4 BAR) Avviene durante la discesa , raramente può verificarsi anche in risalita
Sintomi:
Otalgia (dolore all’orecchio) vertigini nausea, emorragia, perdita dell’orientamento
Prevenzione:
Compensare l’orecchio medio attraverso le tube di Eustachio (manovra di Valsalva manovra di Marcante - Odaglia) al
primo sintomo di pressione Ogni ritardo di compensazione porta ad irritazione della membrana timpanica (arrossamento)
o della mucosa dell’orecchio medio con trasudazione sierosa.Mai otturare i condotti uditivi esterni quando si fa
un’immersione. Attenzione ai tappi di cerume. In caso di otite o di pregressa rottura non immergersi fino a completa
guarigione (un’infezione all’orecchio medio può essere anche più grave di una rottura) Non cominciare l’immersione se
non si compensa in superficie. Se durante la discesa (o la risalita) si incontrano difficoltà nella compensazione basta
tornare un po’ indietro, verso l’alto (o il basso), per compiere l’operazione senza difficoltà Evitare l’uso di
decongestionanti: il loro effetto è di breve durata e può cessare prima della fine dell’immersione Visite ORL di
controllo.
Terapia:
Appena riemersi coprire delicatamente il condotto esterno con cotone, poi Visita e cure Specialistiche ORL.

BAROTRAUMA AI SENI (Sinusopatie)
Causa:
mancata compensazione dei seni, spesso causata dalla occlusione infiammatoria dei condotti che li mettono in
comunicazione con il naso.
Sintomi:
forti dolori spesso localizzati alla regione  frontale e a quella mascellare, che aumentano con l’aumentare della
profondità. La mucosa diventa prima edematosa (si gonfia) poi emorragica (rottura dei capillari) Quando la cavità si è
riempita di liquidi (trasudato e sangue) il dolore può anche cessare (la cavità si è compensata) Durante la risalita può
avvenire l’espulsione del liquido raccoltosi e in superficie noteremo nella maschera del muco talora misto a sangue.
Terapia:
Decongestionanti per via nasale o generale. Analgesici al bisogno e/o cortisonici  topici per via generale. Visita ORL


BAROTRAUMA AI DENTI
Causa:

Intrappolamento d’aria in un dente (ad esempio per una otturazione difettosa può avvenire, in discesa, per mancata
compensazione della cavità, con pressione maggiore all’esterno della stessa e congestione dei tessuti molli sino alla
possibile rottura del dente per implosione. In risalìta invece per intrappolamento d’aria all’interno del dente e quindi per
esplosione.

Sintomi:
Forte dolore localizzato al dente.
Prevenzione:

Visita odontoiatrica e controllo radiografico delle arcate denta rie. Evitare immersioni subito dopo un’estrazione
(pericolo di enfisema sottocutaneo).

Terapia:
Analgesici per via generale e locale. Cure odontoiatriche.



BAROTRAUMA ALLA PELLE

Causa:
Mancata compensazione della muta, particolarmente del tipo stagno. Nel tipo umido per taglia inadeguata. Si formano
sacche d’aria tra neoprene e pelle (effetto ventosa).
Sintomi:
Prurito, bruciore, petecchie.
Prevenzione:
Mute di taglia e foggia adeguata. Compensare la muta immettendo aria in quelle
stagne ed acqua in quelle umide.
Terapia:
Normali medicazioni di pronto soccorso.


SOVRADISTENSIONE GASTRO-INTESTINALE (colica dei palombari)
Causa:
Gas intestinali che si dilatano durante la risalita determinando la sovradistensione dei visceri.
Sintomi:
Violenti dolori intestinali. meteorismo, senso di tensione gastrica, nausea, eruttazioni,flatulenze. Nelle forme più gravi vi
può essere sincope, tachicardia e senso di oppressione retrosternale per il sollevamento del diaframma.
Prevenzione:
Dieta antifermentativa, non assumere bevande gassate prima dell’immersione, non ingurgitare aria durante
l’immersione
Terapia:
Ridiscesa per ricompressione, assumere la posizione fetale per espellere i gas. Compresse di carbone vegetale una
volta in superficie.

BAROTRAUMA AI POLMONI
Causa:
Respirazione prolungata con aereatore più lungo di 35 centimetri. La massima differenza di pressione consentita tra
l’interno dei polmoni e la pressione ambiente è di 0,035 BAR, pari alla pressione che si ha 35 centimetri sotto il livello
dell’acqua. Già con 0, 060 BA R (60 cm.) dopo 5 minuti si hanno danni permanenti: edema polmonare (siero negli
alveoli).
Sintomi:

Tosse, emissione di muco striato di sangue.

Terapia:

Sospendere l’immersione. Cure specialistiche per l’edema polmonare e l’insufficienza cardiaca.

VERTIGINI ALTERNO-BARICHE
Causa:

Mancata compensazione dell’orecchio medio durante la risalita ( favorita da processi infiammatori dell’orecchio medio e

delle tube di Eustachio ).

Sintomi:

Senso di tensione all’orecchio, vertigini, nausea, perdita dell’orientamento.
Prevenzione:

Non compensare l’orecchio durante la risalita. Se risulta necessario fermarsi e scendere di un po’ e riprovare ( c’è il
rischio di rottura del timpano se si continua la risalita )

Terapia:
In caso di vertigine avvertire il compagno, seguire le bolle e usare il G.A.V con prudenza.

COLPO D’ARIETE

Causa
Problemi o rottura del timpano per brusca entrata d’acqua nel condotto uditivo esterno precedentemente occupato da

aria

Sintomi:

Dolori, vertigini, nausea e perdita dell’orientamento

Terapia:

Come per il barotrauma all’orecchio


SOVRADISTENSIONE POLMONARE
Causa:
Mancata espirazione di aria respirata in profondità, esecuzione della manovra di Valsalva in risalita, malattie
polmonari con intrappolamento di aria)
Danni:
Lacerazione polmonare, enfisema polmonare interstiziale e rischio di E.G.A., pneumotorace, enfisema mediastinico.

E.G.A. - EMBOLIA GASSOSA ARTERIOSA

È forse il più grave incidente in cui possa incorrere un subacqueo, ma al tempo stesso il più evitabile.
Causa:
Le bolle d’aria fuoriuscite dagli alveoli scoppiati vengono immesse, attraverso il sistema refluo polmonare e il cuore, nel
grande circolo e in particolare attraverso le arterie carotidee, al cervello. La prognosi è frequentemente infausta.
Sintomi:
Perdita di coscienza, vertigini, paralisi, parestesie, shock, disturbi visivi, difficoltà respiratorie.
Prevenzione:
Espirare durante la risalita, non eseguire la manovra di Valsalva ed evitare l’immersione con malattie polmonari
in atto o in convalescenza.

PNEUMOTORACE
Cause:
L’aria si raccoglie tra i due foglietti pleurici (uno riveste i polmoni e l’altro, internamente, la parete toracica).

Sintomi:
Dolore toracico, tosse, cianosi (colorazione bluastra della pelle), dispnea ( difficoltà a respirare), ipotensione, tachicardia
Prevenzione:
Visita medica attitudinale, prove spirometriche; non immergersi con bronchite o tosse espirare sempre in risalita;
evitare di respirare aria da un autorespiratore durante immersioni in apnea; soprattutto durante esercizi in piscina
rispettare le procedure di sicurezza.


ENFISEMA MEDIASTINICO

Il mediastino è la regione del corpo dietro lo sterno, tra i d polmoni. Accoglie il cuore e i grossi vasi sanguigni arteriosi
(arco dell’aorta ed aorta discendente) e venosi (vena cava ascendente e vena cava discendente), la trachea e i grossi

bronchi, posteriormente l’esofago.

Sintomi:
Dolore e tensione retrosternale. L’aria può farsi strada attraverso questi spazi e arrivare al collo dando l’enfisema
sottocutaneo che si manifesta con gonfiore al collo, disfagia ( difficoltà a deglutire) disfonia ( difficoltà a parlare )
Terapia:
Porre l’infortunato in decubito laterale sinistro e assicurarsi  della pervietà delle prime vie aeree Àssistenza respiratoria
(respirazione artificiale) e/o somministrazione di ossigeno normobarico. Trasporto in camera iperbarica.


Capitolo  11     ( GLI INCIDENTI CHIMICI )

Gli incidenti chimici (legati alla legge di Dalton) sono conseguenti alla respirazione di gas sotto pressione. Sono dei veri
e propri Avvelenamenti che possono culminare se non proprio nell’asfissia. perlomeno nella perdita di coscienza, con
conseguente pericolo di annegamento.



INCIDENTI DOVUTI ALL’OSSIGENO

IPEROSSIEMIA: Aumento eccessivo della quantità di ossigeno nel sangue.
Causa:
Avvelenamento dovuto alla respirazione di ossigeno quando la pressione parziale di questo supera 1,7 BAR (alla
profondità di circa 74 m con ARA). Ovviamente limite teorico derivato da calcolo e quindi non tassativamente
riscontrabile in pratica.
Prevenzione:
Non superare questa profondità. La quota massima per un sub sportivo è -40 m.
Sintomi:
Tremore, crampi epilettiformi, perdita di conoscenza, crisi epilettiche.
Terapia:
Respirare aria a pressione normale, riposo, calore. Impedire inalazioni di ossigeno.


IPOSSIEMIA: Riduzione eccessiva della quantità di ossigeno nel sangue.
Causa:
Apnea prolungata dopo iperventilazione
Prevenzione:
Evitare l’iperventilazione, risalire alla prima contrazione diaframmatica
Sintomi:
Improvvisa perdita di coscienza
Terapia:
Respirare ossigeno normobarico.

INCIDENTI DOVUTI ALL’AZOTO

EBBREZZA DA AZOTO
Causa:
Respirazione di azoto ed anidride carbonica ad alta pressione
Prevenzione:
Contenere la profondità secondo l’allenamento e comunque mai superare i - 40 mt . Scendere lentamente, controllare la
respirazione, evitare sforzi ed essere presenti a se stessi
Sintomi:
Euforia e successiva depressione, comportamento anomalo,movimenti inutili, irritabilità e gesti inconsulti
Terapia:
Portarsi a quote minori , riposo

INCIDENTI DOVUTI ALL’ANIDRIDE CARBONICA

IPERCAPNIA:
Aumento della percentuale di anidride carbonica nel sangue
Causa:
Affaticamento, apnea prolungata
Prevenzione:
Controllo costante della respirazione, immersioni non impegnative, apnee limitate con adeguato recupero, aeratore di
dimensioni opportune
Sintomi:
Angoscia, oppressione respiratoria, affanno, vertigine, vomito apatia, mal di testa, sonnolenza e perdita di coscienza
Terapia:
Risalire immediatamente


AFFANNO:
Non è un vero e proprio incidente ma va considerato come tale. E’ l’incidente in cui si incappa più facilmente e può
portare a gravi conseguenze.

Causa:
Lo spazio morto respiratorio e la densità dell’aria sotto pressione  impediscono un ricambio adeguato e facilitano
un aumento eccessivo di CO2 portando all’affanno se il ritmo respiratorio  e troppo frequente e superficiale.
Prevenzione:
Evitare l’affaticamento, controllo della respirazione
Sintomi:
Aumento del ritmo respiratorio, fame d’aria e cefalea
Terapia:
Fermarsi e ripristinare la respirazione con atti profondi e lenti.

INCIDENTI DOVUTI AL MONOSSIDO DI CARBONIO

AVVELENAMENTO
Causa:
Gas di scarico di autovetture nelle adiacenze della presa d’aria del compressore che ha caricato le bombole
Prevenzione:
Controllare dove e come viene eseguita la ricarica
Sintomi:
Cefalea, confusione, affanno, nausea, perdita di coscienza
Terapia:
Respirazione di ossigeno a circuito aperto

LA MALATTIA DA DECOMPRESSIONE

La malattia da decompressione non è altro che la formazione di bollicine gassose provocata da una non corretto ritorno
allo stato gassoso da parte dell’azoto scioltosi precedentemente nei tessuti.

Sintomi della M.D.D.

Generali: dolori addominali, lombari, toracici, spossatezza, shock.

Locali: prurito, eruzioni eritematose, dolori (in particolare alle
articolazioni ) Bends.
Gravi:

MDD midollare paralisi di uno o più arti, perdita delle forze, alterazioni della
sensibilità, difficoltà urinarie
MDD cerebrale    paralisi di una metà del corpo,disturbi visivi, perdita coscienza

MDD labirintica  vertigini, nausea, perdita del senso dell’ equilibrio, vomito

MDD bulbare  arresto respiratorio e cardiaco

MDD polmonare  oppressione toracica, cardiopalmo, tosse secca, chokes


Primi soccorsi: riposo assoluto, somministrazione ossigeno normobarico, assistenza
morale, somministrazione bevande calde ( the , acqua e zucchero ) a temperatura
ambiente, se cosciente.

RICOVERO IMMEDIATO NELLA PIU’ VICINA CAMERA IPERBARICA


Capitolo  12   ( INCIDENTI DOVUTI ALL’APNEA )

Per conoscere le problematiche legate all’apnea è necessario conoscere gli effetti della pressione sul nostro corpo
quando ci immergiamo. La prima reazione a contatto con l’acqua, è il rallentamento dell’attività cardiaca ( Bradicardia )
cioè la diminuzione del numero dei battiti cardiaci. A questa reazione si accompagna anche una Vasocostrizione
periferica, cioè il restringimento dei vasi capillari nelle zone periferiche del corpo. Quando il nostro corpo scende in
profondità, sottoponendosi ad una pressione maggiore,  questo fenomeno viene accentuato. Infatti, quando il volume dei
polmoni tende a diminuire per effetto dell’aumentata pressione, e quindi la pressione all’interno della cassa toracica
tende a negativizzarsi, i vasi capillari dei polmoni si inturgidiscono di sangue ( fenomeno BLOOD SHIFT ) e fa si che i
polmoni, impregnati di liquido, diventino incomprimibili. Tutto ciò fa si che ad una determinata profondità si crei nei
polmoni una depressione che fa avvicinare e chiudere, per contatto, le mucose della glottide determinando il blocco
spontaneo delle vie respiratorie ( impedendo in caso di sincope l’inondazione polmonare ).

LA SINCOPE
Il nostro organismo è in grado di vivere utilizzando l’ossigeno dell’aria, che viene prelevato dai globuli rossi del sangue
nei polmoni. Da qui viene trasportato a tutte le cellule dei tessuti nel nostro organismo. Le cellule utilizzano l’ossigeno
nelle loro reazioni chimiche e producono anidride carbonica che i globuli rossi caricano e portano ai polmoni; qui viene
ceduta e viene fissato di nuovo ossigeno, per riprendere un altro ciclo. Lungo le vene e le arterie più importanti, sono
dislocati dei sensori ( CHEMIOCETTORI ), che vengono stimolati dal variare  della percentuale di anidride carbonica.
Se aumenta questa percentuale i chemiocettori inviano degli impulsi ai centri nervosi situati nel bulbo e da questi al
diaframma che si contrae. Se resistiamo a questo stimolo, l’ossigeno in circolo nel nostro organismo continuerà ad
essere utilizzato dai tessuti e la sua percentuale calerà ancora, ma ci incammineremo rapidamente verso l’ipossia e
conseguente sincope. La glottide, all’instaurarsi della sincope, è mantenuta chiusa ancora per qualche secondo. Questo
permette al compagno dell’infortunato ( Che solitamente lo tiene d’occhio dalla superficie ) di recuperarlo e portarlo a
contatto con l’aria in modo che, alla riapertura spontanea della glottide, l’albero respiratorio non si inondi e l’infortunato
riprenda a respirare. Durante   l’apnea il tempo passa e l’ossigeno viene consumato dai tessuti che producono anidride
carbonica ed acido lattico. Questi aumentati nel sangue fanno intervenire i chemiocettori che a loro volta provocano le
contrazioni diaframmatiche che ci segnalano di interrompere al più presto l’apnea. Resistendo alle contrazioni, queste
diminuiscono fino a scomparire ma rimane la causa che le ha generate. Supponiamo ora che dopo alcuni secondi
l’apneista ritorni in superficie. Durante la risalita la pressione assoluta diminuisce rapidamente, la pressione
dell’ossigeno contenuto nei polmoni e nel sangue cala ( legge di Dalton ) e di conseguenza si ha la SINCOPE.
Bisogna perciò risalire prima che l’ossigeno scenda sotto i livelli di sicurezza. Infatti, mentre in profondità la pressione
favoriva il passaggio dell’ossigeno residuo dai polmoni al sangue e l’emoglobina era satura di ossigeno, durante la
risalita proprio per la diminuzione della pressione, l’ossigeno cala notevolmente nei polmoni fino quasi ad essere in
percentuale inferiore a quella presente nel sangue. E’ facile capire che dopo un’apnea troppo lunga sia addirittura che il
sangue ceda ossigeno ai polmoni che ne sono rimasti privi. Se il sub viene soccorso immediatamente e riportato in
superficie l’incidente si risolve solo con un grosso spavento, altrimenti ci sarà un epilogo fatale.
Di solito questo tipo di sincope avviene negli ultimi metri della risalita e viene detta sincope volontaria perché
sopraggiunge dopo le contrazioni diaframmatiche, quindi dopo che l’apneista è stato avvertito. E’ importantissimo,
parlando di apnea, prendere in esame la IPERVENTILAZIONE. Infatti, se noi iperventiliamo, cioè eseguiamo una serie
di respiri forzati e ripetuti prima di immergerci, non facciamo altro che ridurre la percentuale di anidride carbonica in
circolo nel nostro organismo, mentre la percentuale di ossigeno rimane invariata. Con questa operazione quindi non
aumentiamo la nostra apnea, ma ritardiamo semplicemente l’entrata in azione dei Chemiocettori. L’organismo produrrà
anidride carbonica ma prima che la sua concentrazione nel sangue sia tale da stimolare i chemiocettori la precentuale di
ossigeno sarà scesa ad un livello tale da provocare la sincope. Questa,  chiamata SINCOPE INVOLONTARIA, si
manifesta quasi sempre in profondità perché sopraggiunge inavvertitamente senza che le contrazioni diaframmatiche ci
avvertano di interrompere l’apnea.
Prevenzione:
Farsi assistere sempre da un compagno esperto in recupero in superficie;
Non effettuare più di 3 -4 respiri profondi  prima di scendere;
Mai superare i propri limiti;
Mai respirare  da un erogatore in profondità ( durante la risalita l’aria respirata in profondità al calare della pressione
causerà o un edema polmonare o una sovradistensione polmonare E.G.A.

CAPITOLO  13   ( INCIDENTI DOVUTI AD IMMERSIONI IN QUOTA )

Per immersioni in quota si intendono tutte le immersioni effettuate in laghi, fiumi o corsi d’acqua situati ad altezze
superiori ai 700 mt.
Le immersioni in quota presentano tutta una serie di problematiche tali da richiedere specifiche conoscenze e per tale
motivo sono oggetto di un corso specifico. Variando l’altitudine e con essa il numero e la velocità delle particelle che
compongono l’atmosfera, varia anche la pressione atmosferica. Salendo di quota, rispetto al livello del mare, la
pressione diminuisce mediamente di 0,01 Bar ogni 100 mt . Pertanto, dovremmo prendere in considerazione fattori di
calcolo diversi che tengano conto di questa situazione.  Facciamo un esempio concreto e convincente.
A LIVELLO DEL MARE : ad una profondità di 30 mt avremo una p.Assoluta di 4 Bar ( 3 idrostatica + 1 atmosferica ) Il
rapporto tra le due pressioni sarà 4: 1 =  4

IN ALTA QUOTA : ( supponiamo a 3000 mt dove la P.atmosferica sarà pari a 0,7 Bar ): sempre a - 30mt di profondità
avremo una P.Assoluta  di 3,7 Bar ( 3 Idrostatica + 0,7 atmosferica ). Il rapporto tra le due pressioni sarà 3,7 : 0,7 = 5,3
Questo calcolo ci consente di capire che la stessa pressione di 5,3 Bar sarà equivalente a quella di un immersione a
livello del mare pari ad una profondità di 43 mt
A tale problematica, di non poco conto, dovremo aggiungere il fatto che una volta riemersi, essendo la pressione
atmosferica inferiore ( 0,7 Bar anzichè 1 Bar ) saremo esposti ad un concreto rischio di incidenti.


Nel presente corso sono stati escluse le modalità di calcolo dei consumi d’aria ed il sistema di programmazione delle
immersioni che meritano essere approfonditi a parte insieme all’insegnamento relativo alla preparazione ed all’uso delle
attrezzature.
Resta inteso che per ovviare a varie problematiche che si possono verificare in immersione il corso deve comprendere
tutta una serie di esercizi relativi al recupero del compagno, trasporto in superficie, respirazione a due, scambio delle
attrezzature in immersione, svuotamento della maschera e vestizione.
La completa conoscenza dei capitoli non abilita all'immersione ma consente di poter affrontare un corso, conoscendo in
anticipo teoria e tecnica subacquea, evitando di dover ritagliare momenti  importanti della vostra vacanza da dedicare
allo studio rendendo la stessa stressante e noiosa.

Claudio MATTINA

Immagine dagli appunti di sistema
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