Francesco Stradivari 1713
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Cenni storici
Con la morte della prima moglie di Antonio Stradivari, nel 1698 scomparve assieme a lei il "modello allungato" del liutaio cremonese; tale modello consisteva in particolari curve, il cui contorno dava come risultato un violino più lungo e più snello, di grande eleganza. Appena prima dell'inizio del nuovo secolo, Stradivari decise di fondere tutti questi miglioramenti con il contorno essenziale del violino "forma grande" di Nicola Amati, migliorandone la curvatura, uniformando lo spessore, l’inclinazione del legno e creando un colore della vernice più intenso.
Nel periodo di questa mirabile fusione, i figli Francesco (Cremona 1671-1743) e Omobono partecipavano ormai attivamente alla costruzione degli strumenti del padre. Soltanto occasionalmente uno o l'altro poteva costruire uno strumento da solo, e il suo stile di artigiano era tradito da un riccio leggermente imperfetto, da punte del filetto orientate in una direzione insolita, oppure da un'estremità alquanto appuntita di una f. Comunque, è noto che i due figli siano stati molto dominati dal padre, poiché principalmente eseguivano il lavoro grezzo sui suoi strumenti, affidando poi a lui il compito di finire i bordi, incassare il filetto, tagliare le ff e ripassare tutti i dettagli con il suo occhio critico e con la sua mano di artista sicuro.
Raramente dunque i due figli, una vota finiti gli strumenti, potevano apporvi il proprio cartiglio all'interno, che quindi riportava sempre l'iscrizione in latino "Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat Anno (data)"
Lo Stradivari del maestro Fedeli, proveniente da una collezione privata, risulta quindi essere uno dei pochissimi strumenti fatti e finiti da Francesco Stradivari, infatti sul cartiglio appare la scritta "Franciscus Stradivarius Cremonensis Filius Antonii faciebat Anno 1713".
Gli esemplari perfettamente integri sono stimati a prezzi altissimi e suonati dai migliori esecutori del mondo. Si pensi che il prezzo più alto raggiunto per uno Stradivari ad un'asta londinese è stato di svariati milioni di euro. Solo otto sono gli strumenti certamente attribuiti al figlio Francesco.
Alla morte di Antonio, Francesco e di Omobono Stradivari, la casa e il negozio di piazza San Domenico diventarono di proprietà del figlio Paolo, nato nel 1708. Tra gli oggetti c'erano nientemeno che novantun violini del grande Maestro che furono gradualmente collocati durante i successivi trent'anni. Nel 1775 ne erano rimasti solo dieci, insieme a due di Francesco Stradivari, che furono acquistati da un giovane nobile appassionato, il conte Cozio di Salabue.
Bibliografia:
Capolavori di Antonio Stradivari dalla prefazione di Charles Beare, Arnoldo Modadori Editore, 1987
Guida alla liuteria, Gianfranco Dindo, Prefazione di Uto Ughi, Franco Muzzio Editore, 1991