"Si chiama interattività e sarà quella che è stata la trasparenza nella nuova oggettività di Gropius"


Sono convinto che la vera rivoluzione di un'architettura completamente interattiva (utopia forse?) sia quella di mutare il concetto stesso di materialità insito nell'architettura.
Uno spazio completamente interattivo è immaginabile come uno spazio che perde le sue qualità fisiche conferitegli da cio' che di materiale che lo configura, per divenire un luogo "in divenire", variabile e di conseguenza virtuale.
Per questo molto più vicino ad uno spazio mentale che reale.
Questo sarebbe uno spazio che teoricamente può mutare a seconda degli stati d'animo di chi lo vive.
E come la nostra percezione dello spazio è influenzata dal nostro stato psicologico, viceversa, cambiando le qualità materiali e formali di un'architettura, è teoricamente possibile variare il nostro stato d'animo. "E' l'umore di chi la guarda che da alla città di Zemerude la sua forma" [1].
Inoltre lo spazio mentale, come insegna De Kerckhove, è molto simile al cyberspazio, e sappiamo come questo contenga diverse potenzialità spazio-temporali, che sono caratteristiche più specifiche di un mondo multidimensionale.
Da questo consegue che un'architettura interattiva è un'architettura che in un certo senso aspira alla quarta dimensione.

 

[1] da Italo Calvino, "Le città invisibili", Oscar Mondadori 2002