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"La parola mappa, che significa in latino "tovaglia" o "tovagliolo", si trova usata già dagli antichi a designare ogni rappresentazione grafica di una qualsiasi zona di terreno, comunque vasta (si ricordi la voce della bassa latinità mappamundus ); e questo stesso significato gli inglesi danno alla parola map [...]."
Enciclopedia Italiana Treccani
La mappa come strumento di conoscenza costituisce contemporaneamente un esempio
di scrittura grafica e di rappresentazione iconica del pensiero, i cui simboli
devono necessariamente seguire convenzioni condivise da chi ne usufruisce.
Anche se, nella storia, vere e proprie scuole di cartografia sorsero solo
nel XIV secolo a Venezia, Genova, Pisa, e più in generale in Spagna
ed in Portogallo, essa costituisce uno strumento da sempre utilizzato dall'uomo;
basti pensare alla famosa Tavola Peutingeriana (III sec. d.C.): una striscia
di 11 fogli sui quali è rappresentata la totalità dell'impero
Romano, e dove, cosa ancora più interessante, è la estrema schematizzazione
simbolica. Essa si presenta come una rappresentazione al servizio del viaggiatore,
e per questo, subordinata alle dimensioni dei fogli affinchè si renda
estremamente pratica.
La mappa, in tutte le sue accezioni, si è rivelata da sempre come uno
strumento mai caduto in disuso, e che, proprio adesso, nell'era digitale,
ha assistito ad un suo enorme rilancio: basti pensare a "l'atlante
del cyberspazio" di Dodge e Kitchin.
Ma prima di tutto, la mappa ha da sempre la capacità di rappresentare
efficacemente la virtualità, poichè contenente contemporaneamente
differenti possibili percorsi, ponendosi così quasi come metafora dell'ipertesto.