Quello di Gehry è un mondo fortemente tridimensionale, quanto quello di Eisenman è fortemente concettuale ed astratto.

Le cinque parole chiave per capire il lavoro di FOG soprattutto dal punto di vista temporale sono:

-assemblare

-spaziare

-separare

-slanciare

-liquefare

Gehry nasce nel 1929 e molto giovane si trasferisce a Los Angeles, la famiglia non è ricca e il nonno è un ebreo socialista che gli dà il secondo importante nome di Owen filosofo fondamentale del socialismo.

Si laurea a Los Angeles in architettura e comincia presto a lavorare da Graen, Viennese, inventore dei grandi centri commerciali.

Lavora un anno in Francia da Remondè e tornato a Los Angeles fa il salto importante di aprire il proprio studio (1962). In questo periodo Ghery usa un linguaggio tardo razionalista e negli anni settanta viene anche nominato Fellow, titolo conferito a certi professionisti americani di un certo successo.

Gehry è come Eisenman una persona che condivide la crisi, il rifondamento, il ricominciamento.

Le basi del suo ricominciamento sono il rapporto tra il suo lavoro e la ricerca estetica ed artistica contemporanea. Quindi ponendo al primo posto principi estetici al posto di quelli pragmatici e funzionali, lìidea di base del suo ricominciamento viene data dalla casa a Santa Monica del 1978, e la parola chiave di questo progetto è ASSEMBLARE.

La casa preesistente non viene nè abbattuta o ironizzata come farebbe Venturi, ma viene avvolta dal nuovo intervento. Sembra che le operazioni vadano ad accatastare nuovi pezzi quasi dettati dai materiali stessi, con una estetica che è quella dei materiali da smorzo prefabbricati, usa reti, lamiere, sfruttando una logica estremamente nuova in quel momento storico.

Anche la casa Spiller a Venice, segue la stessa logica dell'assemblaggio. La casa è organizzata con una corte interna, con due appartamenti. Gli aspetti pragmatici non sono sottovalutati ma rientrano in gioco sotto valori molto più importanti. Entra in gioco ora una sottoparola importante CHEEPSCAKE, paesaggio povero che che è il paesaggio mentale in cui l'architetto idealmente colloca le sue architetture.

Paesaggio mentale ricco in cui la sua nuova architettura è esemplificazione e importante agente di questa scena e che lui riconduce all'infanzia vissuta nel negozio di ferramenta del nonno. Un terzo componente importantissimo del suo paesaggio mentale è la POP ART, che riprende trasforma banalizza e porta sotto il riflettore dell'arte la vita quotidiana.

La pop art ha 2 anime quella di Whorol e quella che parte dall'espressionismo americano e che parte proprio dall'assemblaggio.

Il quarto elemento importante del suo paesaggio mentale è proprio Los Angeles con i suoi quartieri poveri che assumono centralità nel suo lavoro. Questo è proprio uno dei punti di partenza della sua immaginazione. Questo processo opera un ribaltamento scandaloso che vuol dare attenzione al materiale, al povero ecc..

Il successivo passaggio è quello dello spaziare, si mette in crisi il processo dell'architettura moderna di progettare che è quello dei volumi puri isolati, ma si inizia a studiare il rapporto tra questi e la vera sostanza dello spazio urbano, gli spazi interclusi.

Moor è un progettista che guarda all'architettura romana ma che finisce per cascare nello storicismo post-moderno. Il seme vitale però resta ed è quello scenografico coreografico. Questo appare in una piccola casa per un cineasta dove i vari corpi vengono coreograficamente orchestrati nell'area come se fosse un piccolo villaggio, l'assemblamento ora è il mettere insieme corpi volumetrici intorno ad uno spazio.

I volumi all'interno di questa logica compositiva devono assumere una propria autonomia, devono essere riconoscibili, in quanto sono gli attori di questa nuova scena come fosse una natura morta. Un secondo aspetto di questa tecnica ha a che vedere con la pragmaticità.

Nel campus per la Layale Low School lui compone i volumi in modo da disegnare e fruire lo spazio, ed è vincente in una logica di pianificazione di un campus perché gli permette di scandire le fasi costruttive.

La fase successiva è quella del SEPARARE, la possiamo vedere nel centro commerciale, uffici e museo Edgemar, a Santa Monica nel 1984-88. Sul fronte strada lui pone degli edifici per creare delle insenature che invogliano ad entrare.

Gli edifici sono separati e ogni blocco vive di per sè. Quando moltiplichi la separazione delle parti subentra un modo classico della pop art che è il reintrodurre oggetti iconici, ad esempio nel museo California Aereospace, dove lui introduce un aereo, oppure negli uffici Chiat/Day/Mojo, a Venice, discorso che prosegue nel ristorante di Kobe, o nel pesce di Barcellona.

Gehry arriva ad un punto di virtuosismo in questo suo sistema che rischia di diventare Kitsch. Ma la rifondazione per Gehry è continua.

Succede un episodio importante, una mostra a minneapolis del suo lavoro, ancora in pieno Postmodern.

Gehry entra nel FONDERE, tecnica opposta al separare, ora i volumi sono incastrati e fusi l'uno con l'altro, e l'opera che innesta il processo è quella del Vitra e dell'american centre a Parigi. Anche nell'opera di praga su una modalità diversa emergie l'operazione del fondere.

Anche Bilbao si muove in questo processo, ma con una operazione critica con Boccioni. Mentre i movimenti di Eisenman hanno come base l'implosione, sono movimenti trattenuti, il ragginamento di Gehry mette invece in gioco delle nuove parole che hanno origini futuriste. Che derivano dalla lotta al rinascimento, alla prospettiva, alla cornice, al piedistallo.In questa idea della dinamicità le masse si scontrano violentemente per rilanciare delle linee forza nello spazio, pper dinamicizzarlo, la parola chiave usata anche dai futuristi è traiettoria.

Con Bilbao si rimette in gioco tutto. Gehry stesso è il suggeritore dell'area di progetto, che è l'area più incasinata possibile, un intersezione urbana che crea le precondizioni per quello che lui vuole fare, l'opera di Bilbao è una risposta su come fare città sotto nuove categorie. Il museo si attanaglia in quest'area con caratteri fortemente industriali come strumento di modificazione del contesto.

Al centro dell'edificio c'è un atrio che è l'elemento distributivo dei vari ambienti del museo. C'è un grande ambiente per le installazzioni, delle sale regolari per le mostre più tradizionali, delle sale intermedie ecc.

La particolarità è che questi volumi possono muoversi all'interno della tecnologia di base in una logica funzionale, che può adattare l'edificio alla struttura della città. I vari movimenti dell'opera vanno a rivalutare gli spazi urbani.

Da quì la nuova svolta di Gehry, quella del LIQUEFARE...

F.O.G.