abbiamo visto che il mondo vettoriale è basato su un codice di livello superiore rispetto al mondo raster. E questo ha influenze notevoli con il mondo della progettazione soprattutto il discorso sui layer.

Eisenman approda a tematiche digitali solo ad un certo punto della sua ricerca architettonica.

Eiseman comincia la sua ricerca a partire da Giuseppe Terragni, Eisenman guarda a Terragni negli anni 60 attraverso il suo maestro Collin Rowe che lavora guardando l'architettura con una brutale unilaterialità, occupandosi e astraendosialcuni principi formali e analizzandoli in sé, permettendogli ad esempio di analizzare alcuni fili che legano architetture tra loro molto distanti (Palladio-Le Corbusier).

Como fu una tappa fondamentale per Eisenman che negli anni 60 era una architettura molto poco conosciuta. E che lo porterà 45 anni dopo a pubblicare un libro.

Eisenman guarda Terragni da un punto di vista puramente astratto, individuandone solo alcuni aspetti sintottici.

Eisenman si concentra quasi solamente la casa del fascio e la casa Giuliani-Frigerio. Le due opere di Terragnisi muovono su percorsi formativi opposti tra loro la casa del fascio parte da un semicubo e tutte le operazioni sintattiche procedono per erosione.

Invece la GiulianiFrigerio segue un processo di esplosione dove le parti tendono ad allontanarsi dall'edificio.

L'opera di Eisenman più interamente collegata ai suoi studi su terragni è la House II dove mette insieme le due case di terragni. Procedendo con un processo di implosione in una casa dimensionata con rapporti di 2 a 1 come la casa del fascio.

E' un periodo in cui i maestri dell'architettura moderna hanno ormai codificato un idea di architettura come sintesi spaziale di tutta un etica.

Per questi giovani degli anni '60 questa è un tabù da abbattere, proprio Eisenman è uno di quelli che appunto si rivolgerà all'architettura in maniera fortemente ECCENTRICA.

Come lui anche Cristofer Alexander che scrive una serie di libri tesi ad evidenziare i rapporti di causa-effetto nell'architettura.

Anche Venturi e Aldo Rossi sono tra i campioni di queto particolare atteggiamento. Come anche le utopie di archigram.

Eisenman diviene invece il campione di una posizione culturale che prende in esame il TESTO dell'architettura, questa viene denudata di tutti i caratteri di complessità e rapportata appunto ad un testo. Cioè vuole portare in evidenza la semantica dell'opera raggielandone di conseguenza tutti gli aspetti.

Eisenman fa una serie di operazioni puramente sintattiche, astratte come quella di incastrare due cubi tra loro.

Lui realizza delle case dove il gratuito e la pura sperimentazione è portata ai massimi livelli. Le House sono dei puri esperimenti che esulano anche da questioni funzionali. Questa ricerca Eisenman la porta avanti fino circa al '75. In questa fase non può essere considerato un vero architetto operante è più che altro un intellettuale che si occupa di architettura.

L'opera di svolta è la House X che apre un discorso più complesso. L'opera è proggettata nel '76, rientra nella ricerca formalistica "neoplastica" di Eisenman ma questa volta la casa è concepita per un determinato sito, grande novità nella sua ricerca, la casa è collocata infatti in un dislivello.

La casa è organizzata in un percorso in parte coperto in parte scoperto in quattro quadranti. E' un'opera di apertura ad una ricerca di architettura matura. La casa però nonostante tutti i suoi sforzi di realismo non viene realizzata, questo porta Eisenman in un loop che lo ricatapulta ad una fase di pura sperimentazione.

Nel 1978-79 poi succedono alcune cose, si sviluppa un modo di guardare l'architettura in maniera post-moderna, brutto gioco terminologico che in filosofia ha un certo spessore e indaga i mutamenti sociologici della città industriale al passaggio della nuova società non più industriale. In architettura significa tutt'altro.

Janks scrive nel suo libro di come è finita l'epoca dell'architettura dogmatica del moderno per una nuova architettura che riprendesse anche spunti dalla storia. Posizione critica drasticamente ridotta ad una forma più commerciabile da due personaggi. In italia Portoghesi, che prende il recupero della storia e dello stilismo come paradigma della nuova architettura.

L'altro personaggio è Philippe Jhonson che in america ha costruito intere parti di città.

A questo punto la personalità di Eisenman si trova spiazzata sia per il recupero della storia che per le influenze che il contesto ora viene ad esercitare nell'architettura postmoderna. La sua crisi diviene storica a questo punto anche professionalmente, ed entra in crisi anche dal punto di vista personale entrando in analisi.

Trova delle vie d'uscita proprio da alcuni raggionamenti emersi dal postmodernismo.

In particolare questo emerge dal palazzo a Berlino dove l'impostazione generale è quella di inserire la nuova architettura nelle maglie della città costruita. Sorge quindi il problema del contesto, considerato da Eisenman come ciò che emergie da un analisi critica del sito che riprende il concetto di PALINSESTO, come studio delle tracce lasciate dalla sovrapposizione di diversi segni.

Eisenman riprende le griglie e le direzionalità esistenti. Rifiuta il mimetismo ma indaga il contesto in maniera puramente concettuale.

Eisenman a Berlino riprende la vecchia griglia della città sovrapposta all'isolato. Proprio grazie allo strumento del palinsesto l'architettura è cambiata dal punto di vista effettivo e attraverso una lettura critica della griglia e delle relazioni tra le parti gli consente di individuare degli elementi particolari.

In un progetto per un nuovo campus americano Eisenman si incunea, rivalutandoli, negli spazi precedenti, ponendosi "in-between", dando vita a tutta la tematica degli spazi residuali.

Dal punto di vista progettuale individua tutta una serie di tracce preesistenti nel sito per dare vita ad una nuova griglia su cui si sviluppa una galleria tridimensionale. La centralità di Eisenman è appunto quella di concettualizzare l'architettura in un "codice", l'architettura è guardata in modo astratto.

Eisenman negli anni 85-87 adotta un processo di dislocazione pertinente che è un processo che parte da suoi particolari interessi che derivano dalla filosofia, dalla chimica, ecc.. e cerca di estrapolarne delle tematiche formative che non sarebbero naturali e applica una dislocazione concettuale in un principio formativo che una volta concettualizzato darà vita a delle architetture.

Un esempio di questo metodo è il cubo di Boul, cioè la traslazione di un cubo nello spazio e il collegamento dei due cubi risultanti. E sulla base di questo concetto Eisenman ci costruisce un edificio per il centro di ricerca in pensilvenia. Eisenman lavora con una formula molto simile ad un corso di progettazione, in maniera didattica. Si parte da una ricerca che viene poi concettualizzata in maniera diagrammatica.

Un altro light-motive sono le forme che vengono a collidere tra loro, dando vita spesso a delle rielaborazioni di gallerie.

Verso la fine degli anni ottanta quello che era una minoranza, nell'88 si presenta nel museo d'arte moderna di New York in una mostra sul decostruttivismo, mostra all'interno della quale Eisenman è una sorta di padre, molti degli architetti presenti si sono formati infatti nel suo studio.

In questo periodo Eisenman progetta la casa Guardiola. Una piccola casa in un pendio scosceso sul mare. Il progetto nasce da una conversazione con Derrida su degli scritti platonici, che vanno a collegarsi con il rapporto mutevole del mare con la spiaggia. Da questo concetto Eisenman elabora una casa che si basa su una serie di dondolii e di oscillazioni, che generano una serie di possibili mappe critiche. Partendo da una elle questa viene ribaltata più volte dando vita a diverse strategie formative. La elle è una forma che ha grandi potenzialità formali dinamiche.

peter eisenman