New Rhapsody in Blue
Presentazione del
CD “New Rhapsody in Blue”e del suo contenuto
NECESSARIA OU-TOPIA La suite che qui viene presentata si propone come radicale rivisitazione
della famosissima opera che Gershwin volle dedicare alla città di New
York. Quasi una sorta di personale attraversamento, liberamente intento,
di volta in volta, a lasciar emergere questo o quello scorcio della
trama originaria, oppure a dare forma a moduli compositivi che, sia pur
ispirati da frammenti melodici della suite gershwiniana, diventano poi
di fatto delle vere e proprie songs originali. Il percorso
tracciato dalla sequenza dei brani intende mettere in luce,
evidentemente in forma metaforica, una sorta di itinerario
‘alchemico’ finalizzato ad una possibile, nonché radicale
trasformazione metafisica del nostro essere sociale. In principio, comunque, l’indicazione del necessario presupposto di un
tale itinerario: vero e proprio modo dell’anima (Soul Mode),
autentica disponibilità a confrontarsi con il mistero che ogni reale
‘evento’ custodisce nelle pieghe della propria spesso insignificante
superficie. Un tale itinerario viene senz’altro suggerito dalla tremenda
catastrofe dell’11 settembre, dalla sua ‘potenza’ simbolica,
ovvero dalla ‘silente assenza’ da essa improvvisamente pro-vocata (Silent
Absence). Quasi che, proprio al cospetto del Ground Zero e del suo
scardinante effetto mediatico, non si possa più fare a meno di
ripensare alle radici il nostro strutturale rapporto con l’alterità
– per comprendere se non altro che nessuna reale alterità è
semplicemente ‘esterna’ a noi, ossia si dà a noi come objectum
definibile in termini di semplice ‘nemico’. Ché ciò lo renderebbe
circoscrivibile e classificabile a partire da quel metron che
ognuno di noi è innanzitutto per sé stesso. Si tratta insomma di
comprendere che il vero ‘Altro’ è piuttosto ciò che noi, in
primis, siamo per noi stessi; che tale ‘altro’ è sempre nello
stesso tempo ‘dentro’ e ‘fuori’ di noi (The Other: In/Out).
Solo sulla base di tale consapevolezza, dunque, riteniamo sia possibile
diventare ‘gioiosamente’ ed autenticamente nuovi rispetto a ciò che
si era (The Joy of Changin’), di là da facili ed improbabili
trasformazioni ancora testardamente giocate sui consumati ed
improduttivi dialettismi “oppositivi” cari ad una certa tradizione
(si pensi a quello imperniato sulla coppia “tolleranza-
intolleranza”). Solo a partire da un impegno di tale entità, per il
quale dovremo guardare innanzitutto a noi stessi (riproponendoci con
forza un compito tanto necessario quanto “impossibile”: fare
nostra l’antica sfida delfica del “conosci te stesso”), diventerà
in qualche modo pensabile una vera e propria ‘comunità aperta’ (O.C.
- Open Community). La stessa che ognuno di noi, peraltro, deve
impegnarsi a perseguire innanzitutto quale forma ou-topica
del proprio esistere individuale: rimanendo innanzitutto fedele a quel
destino che dice sempre e comunque la nostra irrimediabile, anche se ‘sacra’,
insensatezza. Massimo
Donà Di
fronte alla sventura siamo sempre degli alunni: abbiamo sempre tutto da
imparare, dobbiamo imparare a dimenticare tutto. Abbiamo cioè tutto da
perdere. Dobbiamo perdere tutta la nostra conoscenza, cioè tutta la
nostra sacralità, per apprendere a quale mistero si riferisca la
sventura; a quale incognita sacralità. Sinite parvulos… Andrea Emo
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RECENSIONE
nell'allegato
del "Manifesto" "Alias" del 27 aprile 2002
L'11/10/2000 al Teatro Aurora di Marghera sono state ricordate le innocenti vittime delle Twin Towers con una manifestazione sonora, voluta dal sindaco di Venezia, Paolo Costa, e dal prosindaco di Mestre, Gianfranco Bettin. Il sestetto del trombettista Massimo Donà ha riletto la Rhapsody in Blue di George Gershwin attualizzandola e dramatizzandola. Con Donà c'erano David Boato, Francesco Bearzatti, Lele Rodighiero (tastiere), Nicola Sorato, Davide Ragazzoni e tanta gente. Il repertorio di quella serata è ora diventato un cd ed il ricavato dalla vendita sarà devoluto alle famiglie dei Vigili del Fuoco newyorkesi morti nelle operazioni di soccorso. Lavoro generoso e impegnato, più che di riflessione e composizione, la New Rhapsody riprende quattro temi dell'opera gershwiniana e vi innesta sei brani, tutti opera di Donà, che elaborano in vario modo i frammenti della rapsodia. (Luigi Onori) |
RECENSIONE NELLA
RIVISTA
"WORLD MUSIC" N.56
SETTEMBRE/OTTOBRE 2002 www.worldmusiconline.it
A un mese dall'attentato alle Twin Towers, il Comune di Venezia volle rendere omaggio alle vittime della tragedia con un concerto dedicato a New York ed alla sua "sinfonia simbolo" , la Rapsodia in Blu di Gershwin. Massimo Donà, trombettista attivo da trent'anni sulle scene, scelse un florilegio di ottimi musicisti per quel tributo (ricavato di concerto e disco alle famiglie dei Vigili del fuoco morti nel tentativo di salvataggio): David Boato suo "doppio" alla tromba, Bearzatti ai sax, Rodighiero alle tastiere, Sorato al basso, Ragazzoni alla batteria. La scelta è stata quella di alternare i temi della Rapsodia in Blu a composizioni originali di Donà: in bilico fra ricordi del Miles Davis elettrico, latinoamericana, moderna, pulsante materia metropolitana. Una prova maiuscola, e senza ombra di retorica nell'efficacia diretta della musica. Guido Festinese |