SERBIA

   
 
  forma di governo: repubblica
lingua: serbo-croato; albanese in Kosovo; ungherese in Voivodina
moneta: dinaro
confini: a nord con l'Ungheria, a est con Romania e Bulgaria, a sud con Macedonia e Albania, a ovest con la Federazione bosniaca e il Montenegro
religione: ortodossa e musulmana

carta politica

carta fisica

Courtesy of the University of Texas Libraries, the University of Texas at Austin

 

   
 

Territorio, clima e vegetazione
Il territorio è sostanzialmente diviso in due regioni, l'una pianeggiante a nord, attraversata dal Danubio, l'altra montuosa a sud, attraversata dalle propaggini occidentali della catena dei Balcani e dalle Alpi Dinariche. Le foreste di querce, faggi e conifere, sono particolarmente rigogliose nella parte orientale.

Il clima è continentale con scarse precipitazioni, caratterizzato da inverni freddi e secchi ed estati calde e umide.

 

Fiumi
Il Danubio nasce sul Giura di Svevia in Svizzera e sfocia nel Danubio.
La Sava nasce sulle Alpi Giulie e affluisce nel Danubio a Belgrado.
Il Tibisco nasce sui Carpazi orientali in Romania e affluisce nel Danubio.
La Morava nasce in Macedonia sul Crna Gora e affluisce nel Danubio.

 

 
 

L'agricoltura è particolarmente importante nell'economia del paese e produce cereali, barbabietola da zucchero, canapa e frutta. Si allevano bovini, ovini e suini.

Il sottosuolo è ricco di metalli quali il piombo, il rame, lo zinco e la bauxite lavorati dalle industrie metallurgiche. Altri impianti di rilievo sono quelli meccanici, tessili, chimici, alimentari e per la lavorazione del legno.

 

 
 

BELGRADO: conosciuta dai Romani con il nome di Singidunum, fece parte dell'impero romano.

Gli Slavi le conferirono il nome di beo grad, “città bianca”.

Nel 1521 venne presa dai Turchi che la tennero fino al 1717, quando vennero cacciati dal principe Eugenio di Savoia. In seguito al Trattato di Belgrado del 1739, la città venne divisa in due parti, l'una sotto i turchi, l'altra sotto i Serbi che ne fecero la capitale del Principato di Serbia.

All'inizio del XIX secolo si liberò dai Turchi.

Nel 1921 fu capitale del Regno di Serbia, Slovenia e Croazia.

Occupata dai Tedeschi e liberata dai sovietici nel 1944, dall'anno successivo divenne la capitale della federazione Jugoslavia.

È sede di industrie metalmeccaniche, tessili, alimentari, della carta e della gomma, del porto fluviale sul Danubio e di un aeroporto internazionale.

Accoglie l'università, l'Accademia delle Scienze, la Biblioteca nazionale.

Tra i monumenti più importanti si segnalano la fortezza Kalemegdan, eretta dai Turchi nel XVIII secolo e la moschea Barjak.

 

   
 

Ridotto a provincia dai Romani con il nome di Pannonia inferior, il territorio della Serbia venne occupato dagli Slavi appartenenti a varie tribù nel VII secolo.

Nel secolo XI la popolazione si convertì al cristianesimo e il paese entrò nell'orbita dell'impero bizantino.

Nel XIV secolo Stevan Dušan, della dinastia Nemanja, riuscì a costituire un potente regno che si estendeva fino a Corinto e deteneva la Bulgaria come stato vassallo. Privi della guida dei Nemanja, il cui ultimo discendente morì nel 1371, l'aristocrazia serba venne sconfitta ed eliminata dai Turchi nella battaglai di Kosovo il 15 giugno 1389.

Il secolo successivo nel 1459 i Turchi estesero il proprio dominio su tutta la Serbia fino al 1739 quando, in seguito al trattato di Belgrado, il territorio venne spartito tra i l'impero ottomano e il Principato di Serbia, sotto l'influenza austriaca.

All'inizio del XIX secolo i Serbi riuscirono a conseguire una piena indipendenza che fu confermata dal Congresso di Berlino che nel 1878 chiudeva la crisi balcanica.

Dopo l'annessione della Bosnia all'Austria del 1908 i rapporti con l'Austria si fecero tesi e sfociarono nella dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia seguita all'attentato di Sarajevo contro l'arciduca Francesco Ferdinando.

Alla fine della guerra la Serbia costituisce un unico regno insieme a Slovenia e Croazia che nel 1929 si trasforma in regno di Jugoslavia.

Nella seconda guerra mondiale venne occupata dai Tedeschi, contro i quali si organizzò il movimento partigiano guidato dal Croato Tito che fu nominato dopo la guerra, dal 1953 alla morte nel 1980, presidente della federazione jugoslava costituita dalle repubbliche di Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Bosnia, Macedonia.

Nel 1991 cerca di opporsi militarmente alle secessioni di Slovenia e Croazia e appoggia fino al 1995, quando ne viene impedita dall'intervento NATO, la rivolta dei Serbi di Bosnia che si erno sollevato contro l'indipendenza bosniaca proclamata a Sarajevo.

Nel 1992 Serbia e Montenegro riorganizzano la federazione della Jugoslavia che dal 2003 ha abbandonato il nome di Jugoslavia per assumere quello dei due stati membri.

Nel 1999 il tentativo serbo di reprimere con la forza la rivolta del Kosovo, a maggioranza albanese, è stato bloccato da un secondo intervento della Nato.

L'accordo federale del 2003 prevedeva per il 2006 lo svolgimento di un referendum costiuzionale sul mantenimento o la dissoluzione dello stato di Serbia e Montenegro: il 21 maggio 2006 i montenegrini si sono espressi per l'autonomia del paese, dando così inizio al processo di separazione di Serbia e Montengro in due stati pienamente autonomi e ndipendenti.