PSICOLOGIA DEL LAVORO
Fino a questo momento la
psicologia del lavoro individua come principale obbiettivo le modalit di
aumento dellefficienza produttiva attraverso la ricerca di una migliore
relazione fra tipo di lavorazione e caratteristiche del lavoratore. A partire
dalla met del secolo la prospettiva si amplia a considerare lambiente di
lavoro, i rapporti umani, le modalit professionali, lambito macro del sistema
aziendale considerato nellottica degli obbiettivi che persegue e micro delle
capacit e abilit del singolo lavoratore.
a) luomo
fortemente motivato da bisogni di natura sociale e ottiene il senso di
identit dal rapporto con gli altri. b) La
rivoluzione industriale e la razionalizzazione del lavoro hanno dissolto il
significato intrinseco del lavoro; nel gruppo che si forma sul lavoro e nei
relativi rapporti sociali il lavoratore ritrova il significato del lavoro. c) Il
lavoratore influenzato pi dal gruppo che dalla direzione. d) Il
lavoratore risponde alla direzione solo se questa soddisfa le esigenze del
gruppo. di conseguenza a) Bisogna
pensare pi a incentivi di gruppo che individuali b) Bisogna
indicare al gruppo gli obiettivi da perseguire e lasciare al gruppo, nella
misura della sua competenza, la scelta dei modi con cui perseguirli c) Il
lavoratore partecipa allo sforzo aziendale se vede soddisfatti i suoi bisogni
emotivi
-
il controllo esterno non lunica maniera per
indirizzare il lavoro; -
vi un nesso fra spinta al conseguimento
dellobbiettivo e ricompensa ad esso associata; -
evitare le responsabilit non proprio del lavoratore
medio, il quale, al contrario, le cerca, se messo in grado di manifestare le
proprie idee e liberare linventiva.
bisogni fisiologici (nutrimento, riparo, riposo)
bisogni di sicurezza (previdenza sociale, assicurazione
contro malattie e infortuni)
bisogni associativi (di appartenenza al gruppo, cfr. la
ricerca di Mayo)
bisogni di individuazione sociale (di autostima e
status sociale, consistono nella capacit di individuare s stessi in relazione
al gruppo)
bisogni di autorealizzazione (realizzazione delle
proprie capacit) In chiave di
motivazione, un bisogno motivante se: a)
tende a essere soddisfatto con continuit (un bisogno regolarmente
soddisfatto non motiva pi); b) sono soddiisfatti i bisogni di
ordine inferiore Alfeder (An empirical test of a new theory of human needs in Organizational Behavior and Human Performance IV, 1969, pp. 142-175) modifica la natura strettamente gerarchica della scala dei bisogni di Maslow, sostenendo che un bisogno di ordine superiore pu essere operante, facendo valere lo stimolo legato al senso di deprivazione, anche durante la soddisfazione di un bisogno di ordine inferiore.
Frederik Herzberg, del Psycological Service di Pittsburgh, distingue fra a) Fattori
igienici o di mantenimento: hanno effetto
frustrante quando sono negativi e basso effetto motivante se positivi. Sono le
relazioni interpersonali, le politiche dellazienda, le garanzie sul lavoro, la
retribuzione. b) Fattori
motivanti: producono alta soddisfazione se
presenti e minor insoddisfazione dei fattori di mantenimento se negativi o
assenti. Sono la natura intrinseca del lavoro, il conseguimento di risultati,
la possibilit di crescita professionale, il riconoscimento ottenuto. In
rapporto alla classificazione di Maslow, i fattori di mantenimento
corrispondono ai bisogni fisiologici, di sicurezza e di appartenenza, mentre i
fattori motivanti racchiudono i bisogni di individuazione sociale e
autorealizzazione. Teoria dellaspettativa (Wroom, 1964) o V.I.E. (= valence + instrumentality + expectancy). La forza motivazionale il prodotto di aspettativa x strumentalit per valenza, dove: a) laspettativa
1) la stima soggettiva della possibilit di conseguire lobbiettivo e 2) la
stima soggettiva degli sforzi necessari per conseguirlo; b) la
strumentalit laspettativa relativa alle conseguenze positive del
conseguimento dellobbiettivo; c) la
valenza la risposta emozionale nei confronti dellobbiettivo desiderato. Ne consegue che il
lavoratore motivato se (tutte e tre le condizioni devono essere vere): a) crede
possibile il consegimento dellobbiettivo con sforzi sopportabili; b) ritiene
che il conseguimento dellobbiettivo produca un successo futuro; c) desidera il conseguimento dellobbiettivo. Porter
e Lawler (Managerial Attitudes and Performance; Homewood, 1968) apportano alla teoria dellaspettativa la seguente
modificazione: la forza motivamente data dal valore della ricompensa x la
possibilit che allo sforzo sia associata la ricompensa.
Teoria dellequit
(Casier Dalton, 1983).Il lavoro viene collocato al centro di n sistema di input
e output dove: input =
ci che il lavoratore apporta al lavoro (istruzione, esperienze, abilit) output =
ci che il lavoratore ricava dal lavoro (soldi, status, riconoscimenti). Se il
rapporto fra output e input positivo (O/I > 1), ossia se gli output sono
maggiori degli input, il lavoratore ha la sensazione di essere sovrappagato; se
O/I < 1, egli ha invece la sensazione di disconoscimento del proprio lavoro;
se O/I = 1, il lavoratore si sente abbastanza appagato. Il lavoratore applica la valutazione del rapporto prima a s stesso, poi agli altri, in un sistema di analisi che pu oscillare tra la coerenza (rapporto di O/I uguale per s e per gli altri) e la dissonanza e che produce molteplici conseguenze sul rendimento e la percezione del proprio lavoro. Teoria del goal-setting (Locke, Toward a theory of task motivation and incentiving in Organizational Behavior and Human Performance III, 1968, pp. 157-189). Viene collocato al centro dellanalisi lobbiettivo da conseguire, considerato nella sua capacit di influenzare e modificare tanto la motivazione quanto la strategia posta in atto per raggiungerlo. Ad esempio, per prestazioni di alto livello, a una maggiore specificit dellobbiettivo corrisponder una pi forte motivazione e a una difficolt crescente un pi alto livello della prestazione. a) Teoria del rinforzo (Tolman, Purposive Behavior in Animals and Men, New York, 1932; Skinner, The Behavior of Organism, New York, 1938; Hull, Essential of Behavior, 1951). Un risultato appagante stimola la ripetizione dellazione che lo ha prodotto. Il rinforzo pu essere: -
continuo (rapporto di 1:1 tra rinforzo e risposta) -
parziale (vengono rinforzate solo alcune risposte) -
a intervalli variabili (rinforzo della prima risposta corretta
dopo un tempo variabile) -
a intervalli fissi (rinforzo della prima risposta corretta
dopo un tempo stabilito) -
a rapporto variabile (rinforzo dopo un numero variabile di
risposte) -
a rapporto fisso (rinforzo dopo un numero stabilito di
risposte) |