L'alba sul Monte Sinai (Gebel Musa)
Così descrive
la sommità del Sinai Egeria, che viaggiò nei
luoghi santi tra 381 e 384 d.C. Itinerarium Egeriae III, 8: "Illud
autem vos volo scire,
dominae venerabiles sororae, quia de eo loco ubi stabamus, id est in
giro parietes ecclesiae, id est de summitate montis ipsius mediani, ita
infra nos videbantur esse illi montes, quos primitus vix ascenderamus,
iuxta istum medianum, in quo stabamus, ac si essent illi colliculi, cum
tamen ita infiniti essent, ut non me putarem aliquando altiores
vidisse, nisi quod hic medianus eos nimium precedebat. Egyptum autem et
Palestinam et mare Rubrum et mare illut Parthenicum, quod mittit
Alexandriam, nec non et fines Saracenorum infinitos ita subter nos inde
videbamus, ut credi vix possit; quae tamen singula nobis illi sancti
demonstrabant"
"Voglio inoltre che sappiate, venerabili signore e sorelle, che da quel luogo dove ci trovavamo, cio� intorno ai muri della chiesa, cio� sulla cima del monte centrale, quei monti che prima avevamo salito faticosamente, sembravano stare talmente sotto di noi, rispetto a questo monte centrale, come se fossero piccole colline, benché siano così imponenti che credo di non averne mai visti di pi� alti, a parte questo monte centrale che li superava di molto. Da l“ Vedevamo sotto di noi l'Egitto, la Palestina, il Mar Rosso, il Mare Partenico, che porta ad Alessandria, e anche le sconfinate terre dei Saraceni, in maniera tale che a stento vi si può credere, tuttavia quei santi uomini ci indicavano ad uno ad uno questi luoghi". |
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L'inizio della discesa |
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