LATINO
CRISTIANO
RINNOVAMENTO
SINTATTICO
Il
costrutto sintattico è legato alla semantica; le novità sintattiche
non possono essere così rivoluzionarie come quelle lessicali. L'influsso
principale è greco, oltre che ebraico, in parte mediato dal greco.
In genere l'innovazione consiste nel potenziamento di certe tendenze represse,
nella rivalutazione di ciò che era più o meno in disuso.
EBRAISMI SINTATTICI
GENITIVO
DI QUALITA' AL POSTO DELL'AGGETTIVO:
odor
suavitatis in luogo di odor
suavis; opus iniquitatis
in luogo di
opus iniquum;
terra
promissionis in luogo di
terra
promessa.
Il
costrutto è già in Apuleio
***
GENITIVO
INTENSIVO O ELATIVO: saecula saeculorum;
vanitas
vanitatum; canticum canticorum.
***
PLEONASMI:
praedixit
dicens.
Sono
frequenti nella bibbia.
***
FIGURE
ETIMOLOGICHE: gaudens gaudebo;
videntes
videmus.
Già
presente nel genitivo intensivo la figura etimologica era patrimonio
QUIA
CON VALORE ASSEVERATIVO: vivit Dominus quiadove
quia = veramente. *** COSTRUTTI
DI TIPO PREPOSIZIONALE Si
rientra nell'ambito del sermo vulgaris:
il latino parlato tendeva a rafforzare il significato con preposizioni
secondo un uso di stampo greco su base ebraica. Si può parlare in
questo caso di coincidenza fra volgarismo e arcaismo. IN
+ ABLATIVO STRUMENTALE: glaudium sumere in manu
(Cipriano); eicere demonia
in nomine Dei. Era
un uso tipico del latino parlato e lo diventa anche nel latino tardo quando
la soppressione dei casi obbliga all'uso della preposizione; il latino
avrebbe usato l'ablativo semplice, tranne nel caso in cui vi era espressa
l'idea di luogo: ad es. laetor in o delector in. IN
+ ABLATIVO SOCIATIVO: venire in carne;
venire
in maiestate; venire in caritate. IN
+ ACCUSATIVO PREDICATIVO: lignum vobis erit in aescam;
venire
in servos. Indica
un processo di evoluzione. SUPER
+ ACCUSATIVO IN FUNZIONE COMPARATIVA: desiderabilia super aurum. Anche
dopo comparativo: dulciora super mel. SUPER
CON VERBI DI SENTIMENTO: admirari super;
irasci
super. AB
+ ABLATIVO DI COMPARAZIONE: maior ab angelis.
Nella vetus latina si trova
anche dopo aggettivi di grado positivo: fulvi oculi a vino. L'ablativo
come secondo termine di paragone nasce come ablativo di separazione: possiede
quindi una certa predisposizione per il nuovo costrutto, anche sotto la
spinta della forma greca con apò.
GRECISMI SINTATTICI GENITIVO
DI COMPARAZIONE: maior illoo
maior
quam ille diventa maiorillius. Si
trova anche prima degli scrittori cristiani, in Vitruvio e in iscrizioni
di età augustea; è legato quindi al sermo vulgaris. *** GENITIVO
CON VERBI DI PERCEZIONE: audio alicuius,
su modello greco. *** GENITIVO
CON VERBI DI COMANDO: anche
qui c'è l'influsso del modello greco. i SI
+ INTERROGATIVA INDIRETTA: il
latino classico usava num,
an,
utrum,
etc., il latino cristiano
si con
l'indicativo. Nella vetus:
"Videmus si venit". Il
costrutto è presente anche in Plauto e si basa sull'uso greco di ei
congiunzione tanto condizionale, quanto interrogativa. San Gerolamo corregge
questa forma e scrive: "Videmus an veniat". *** UT
CONSECUTIVO + INFINITO: ita ut sedere,
corretto da Gerolamo in "ita ut sederet". *** PROPOSIZIONE
DIPENDENTE DA VERBA DICENDI:
dico
quod, dico quia,
dico
quoniam + verbo di modo finito:
la costruzione è analitica. Il
costrutto regolare analitico richiede il congiuntivo: in seguito si afferma
l'indicativo. Il
latino classico aveva dei casi in cui si poteva scegliere tra il costrutto
infinitivo e quello analitico, con i verba sentiendi:
laetor
te vicisse o
laetor
quod vicisti. Il
costrutto analitico risale a Plauto: "scio iam filius quod amet maeretricem"
(Asinaria). Lo
si trova anche nel Bellum Hispaniense:
"legati renuntiaverunt quod haberet Pompeium in potestate". S.
Agostino nelle opere precedenti al battesimo, De vita beata
e Contra academicos, usa
poche volte questo costrutto: 1 volta su 55; in seguito l'adesione spirituale
al cristianesimo influisce notevolmente sulle sue scelte linguistiche,
mantenendosi sempre una distinzione stilistica fra opere di diverso genere
(nelle Confessiones vi è
1 costrutto analitico su 11 infinitivi, nei Sermones
il rapporto sale a 1:2). *** INFINITO
FINALE: non introdotto da nulla;
existis
comprehendere me. Il
latino classico avrebbe usato ut +
congiuntivo o ad +
gerundivo. L'uso
del semplice infinito si estende anche a dignus:
dignus
laudari. Anche
qui il modello è greco. *** GENITIVO
ASSOLUTO: cogitantium omnium
nella vetus, corretto nella
vulgata in
cogitantibus
omnibus. In
ambito pagano la forma è attestata nel Bellum Hispaniense. i INDICATIVO
NELLE INTERROGATIVE INDIRETTE:
nella bibbia: "Non legitis quid fecit David?". Gerolamo
corresse in fecerit. CRISTIANISMI
SINTATTICI Derivano
soprattutto dalla lingua arcaica e dal sermo vulgaris,
le influenze esterne sono limitate. SINGOLARE
COLLETTIVO: gentilis, ereticus,
manichaeus,
opus=
opere di misericordia. Nel
latino era solitamente legato alle lingue speciali, per esempio al linguaggio
militare. i VERBA
DICENDI CON AD
+ ACCUSATIVO: al posto di
dicere
alicui si trova dicere
ad aliquem. Potrebbe
esserci influsso greco, ma in realtˆ il costrutto ha premesse autonome
nel latino: è particolarmente frequente nel latino biblico dove
l'indeclinabilità dei nomi ebraici avrebbe reso impossibile l'intelligenza
del testo con il costrutto tradizionale. In una frase del tipo: "Abraham
dicit Isaac" chi parla a chi? *** BENEDICERE +
ACCUSATIVO: il costrutto deriva
dal neologismo semasiologico del verbo. In
Petronio si trova già maledicere
+ accusativo. *** GENITIVO
BRACHILOGICO: erit enim eius de cuius instrui concupisci.
Manca doctrinis per
ellissi intenzionale. *** NOMINATIVO
E ACCUSATIVO ASSOLUTO *** AGGETTIVO
AL POSTO DEL GENITIVO: passio
dominica per passio domini,
apostolica
verba, divina praecepta. Il
costrutto è tipico della lingua popolare ma anche del linguaggio
ricercato: lo troviamo in Apuleio e Lattanzio. *** PRONOME
DIMOSTATIVO CON VALORE DI ARTICOLO *** HABERE
+ INFINITO CON VALORE DI FUTURO: habeo dicere
per dicam. In
Cicerone habeo + infinito
ha valore potenziale: habeo dicere=
ho qualcosa da dire; in Seneca seniorquid
habui facere equivale a quid
facere. *** ABLATIVO
DEL GERUNDIO AL POSTO DEL PARTICIPIO: transit benefacendo et sanando. *** UT
+ INFINITO CON VALORE FINALE:
si trova nel giurista Gaio. *** UTOR
E FUNGOR CON ACCUSATIVO:
anche in Plauto. RINNOVAMENTO LESSICALE NEOLOGISMI
LESSICOLOGICI La
lingua viene innovata attraverso l'introduzione di vocaboli nuovi. Eccelle
il grecismo.
Esso si era già diffuso in età arcaica, nel periodo di Scipione,
ma successivamente la lingua colta tese a evitarlo, mentre il sermo
familiaris continuò
a coltivarlo e diffonderlo. Il grecismo fu scelto dai cristiani per connotare
entità concrete. agape,
non indica il concetto astratto greco (per indicare "amore" si usò
dilectio,
neologismo lessicologico, o caritas,
neologismo semantico), ma il "banchetto" anathema angeluspreferito
a nuntius, termine compromesso
con la realtà pagana apostatain
luogo di transfuga e transgressor,
termini mancanti di specificità
apostolusin
luogo di missus baptisma catechumenus
, invece di auditor clerusinvece
di ordo diaconus episcopus,
invece di antistes evangelium martyr,
in luogo di testis paradisus
psalmus presbiter
epifaniaè
un neologismo della seconda ora. S. Agostino usa anche manifestatio monacus monasterium ortodoxus apostolatusneologismo
creato sul modello greco con l'aggiunta del suffisso latino. Altri esempi:
episcopatus,
blasfemator. Per
i termini astratti non si ricorre al grecismo, ma si stimola il latino
a produrre parole nuove. Comunque il greco fornisce sempre il modello. benedictio,
gr. euloghia, già in precedenza si era creata un'alterazione
di significato in benedicere,
da "parlare bene" a "benedire". Serie
di aggettivi, sostantivi e avverbi legati a caro,
carnis:
carnalis,
carnalitas,
carnaliter.
Sul modello di sarkikòs da sarx
spiritualisda
spiritus,
sul modello del greco pneumatikòs da pneuma
consubstantialis,
gr. omousios
incarnor,
incarnatio dilectioda
diligo magnalia,
gr. megaleia
peccator regeneratioda
regenero,
gr. palinghenesia
resurrectioda
resurgo,
gr. anastasis
revelatioda
revelo,
gr. apokalypto
salvatorautonomo
nei confronti di servator Ebraismi
lessicali gheena"inferno" satanas pasca,
gr. pascha
NEOLOGISMO
SEMASIOLOGICI adversarius
e advorsariusindica
il diavolo benedicerediventa
transitivo con il significato di "benedire", "consacrare", "invocare il
favore divino" su qualcuno caritas"amore"
in senso crisitano caro,
carnis"carne"
in contrapposizione allo spirito confiteor"confessare"
il peccato (confiteor peccata).
Confessio
indicava anche il luogo del martirio. Confiteoracquista
anche il significato di "lodare" credoneologismo
anche sintattico credo in creo"creare
dal nulla" dominus fidesda
"credere in qualcosa" a "credere all'annuncio" gentes,
gentilesda
"popoli" a "pagani". Anche il termine pagano possedeva un valore antitetico
e peggiorativo: contrapposto al populus Romanus,
le gentes erano i barbari.
La stessa connotazione negativa rimane nel latino cristiano. gratiada
"favore", "comprensione" a "benevolenza di Dio", "forza salvifica". Al
plurale, gratiae =
"doni dello Spirito". lavacrumda
"bagnum" a "battesimo" mundusindica
la realtˆ terrena in contrapposizione al mondo dello Spirito oratioda
"discorso" a "preghiera". Il termine precatio
era troppo compromesso con il culto pagano. paenitentiada
"pentimento" finisce per indicare il sentimento di conversione interiore
che porta a rifiutare il peccato. Significa anche "sacramento penitenziale"
e "punizione". pagansassume
il significato di "non cristiano" già nel IV secolo paxindica
la pace fra stato e chiesa, fra Dio e gli uomini passio praedicatio,
gr. kerysso
redimoda
"pagare il riscatto" a "riscattare dal peccato" redemptio revelareda
cui il neologismo lessicologico revelatio sacramentumcontrapposto
al grecismo mysterium saeculum salus scriptura verbum
e sermo vengono usati
per rendere il greco logos, anche se ratio
sarebbe stato il termine più consono. In area italica prevale verbum,
altrove sermo. Tertulliano
preferisce sermo;
Cipriano, nelle sue opere, usa esclusivamente sermo,
ma quando cita passi biblici trascrive verbum. neologismo
semasiologici nel nesso di due parole ignis
aeternus indica
il fuoco infernale catholica
fides secunda
nativitas dies
iudiciprecedentemente
(vedi Cicerone) indicava il giorno di discussione di una causa in tribunale Spiritus
sanctus litterae
domini PERCHE' I CRISTIANI SCELGONO IL SERMO
VULGARIS PER ESPRIMERSI Del
latino cristiano esistono diverse categorie e sotto-categorie: l'ecclesiastico,
suddiviso in sacrale, liturgico, biblico; il letterario; il popolare. Interessanti
testimonianze sono ricavabili dagli atti ufficiali dei martiri e dalle
passiones
in forma narrativa. Ancora diversa è la lingua delle prediche. Spesso
peculiare è la lingua monastica. Tertulliano,
che si presenta come il primo rappresentante del latino cristiano letterario
e grande innovatore in materia lessicale, è in realtà preceduto
da un vasto lavoro di elaborazione. Una fonte è costituita, per
il periodo precedente, dagli Acta martirum Scillitanorum;
un'altra da una Passio Perpetuae et Felicitae.
Esistono attestazioni di latino cristiano ancora precedenti: la traduzione
della prima epistola di Clemente ai Corinzi, scritta in greco nel 96 e
redatta in latino nel 150; il documento del pastore di Ermo della metˆ
del II secolo; le traduzioni latine del testo biblico, cioè la Vetus
Latina, complesso di traduzioni
disposte secondo i due poli di Itala
e Afra. *** Lo
studio del latino cristiano è cominciato nel secolo scorso ad opera
del francese di origine italiana Ozanam e del tedesco Koffman. In Olanda,
nella scuola di Nimega, con il prof. Joseph Schrijnen e l'allieva Christina
Mohrmann, si sviluppò il concetto di latino cristiano come sondersprache,
"lingua speciale", ossia lingua parlata da un gruppo di persone posto in
speciali condizioni. Ci si riferisce a lingue speciali come a lingue tecniche,
caratterizzate da due fattori: 1) fattore caratterizzante (di tipo sociale,
professionale, cronologico);2)
fattore di coesione del gruppo. 1.Il
primo fattore è rappresentato dal messaggio religioso del cristianesimo
(fattore di distinzione), che è sotteso al cambio di vita radicale
dei suoi seguaci: a proposito della conversione, S. Paolo parla di "kainotes
zoés", "novitas vitae"
(Epistola ai Romani), la
conversione è "metamorphousthai"; nelle epistole di Barnaba si parla
di "anaplassein", "riplasmare"; ancora in S. Paolo (I epistola ai Corinzi)
Adamo * "homo vetus" contrapposto
al novello Adamo Cristo, "homo novus";
in Aristide, apologeta dell'età di Adriano, vi è l'espressione
"questo è davvero un popolo nuovo". 2.Gli
appartenenti a un gruppo sono portati a formulare dei moduli comportamentali
omogenei: la stessa realtà delle persecuzioni conduceva allo sviluppo
del senso di solidarietà. Inoltre i Cristiani avevano una forte
coscienza di antagonismo nei confronti dei pagani come dei giudei: si definivano
triton ghenos,
tertium genus.
In Celso, autore del III secolo di un Alethos logos
contro i Cristiani (a cui risponde Origene con il Contra Celsum)
vi è l'uso del verbo apoteikizo: i Cristiani usano "apoteikizein
hautous", chiudersi all'interno di mura. In sostanza, per Celso, si
arroccavano dentro le mura della comunità. I
Cristiani erano coscienti della peculiaritˆ del latino da loro usato e
della sua natura vulgaris.
Alla fine del Vangelo di Marco
si legge "quelli che vorranno farsi Cristiani, mostreranno segni particolari",
tra cui la lingua: "linguis loquentur novis".
L'apologista Arnobio si rende conto che il testo sacro delle comunitˆ cristiane
provoca presso i pagani un senso di ripulsa, "trivialis et sordidus
sermo est. Res vestrae barbarismi, solecismi, vitiorum deformitate pollunt".
Altra testimonianza del rifiuto da parte del saeculum
della lingua cristiana è in Lattanzio: i profeti hanno parlato con
"sermo communis ac simplex, ut populo",
un sermo che non trova credito
presso i dotti (non c'è "fides"),
i quali prediligono uno stile "politum et disertum". La
natura popolare della lingua deriva da 1) motivi di carattere ideologico;2)
motivi di carattere storico. 1.Il
cristianesimo sostituisce valori nuovi all'eleganza della forma. Un esempio
in Matteo11:25: "Io ti rendo
grazia -confideor, neologismo
semantico, sul modello di exomologhoumai- Padre Signore del cielo
e della terra, perché ai nascosto queste cose ai
sapientes
e ai prudentes di questo saeculum,
ma le hai rivelate ai parvules".
In 18:2 è evidenziato il valore dei bambini: in un capovolgimento
totale, il sapiente, il filosofo, non costituisce più un modello.
S. Paolo, dalla
I epistola ai Corinzi:
"Sono venuto per evangelizzare non in sapientia verbi ut non evacuetur
crux Cristi"; "E vengo tra voi
in
sublimitate sermonis"; "La mia
sapientia
è nulla, io conosco solo Cristum crocifixum";
"Nessuno s'inganni se a qualcuno sembra di essere sapiente in questo saeculum:
egli diventi stolto ut sit sapiens.
Sapientia
di questo mondo est stultitia apud Deum.
Smaschererò i sapienti nella loro malizia -sta scritto". Si verifica,
dunque, un capovolgimento dei tradizionali parametri della paideia
e l'accrescimento di importanza del contenuto rispetto alla forma. Agostino,
De
doctrina Cristiana: "In ipso
sermone doctor Cristianus malit rebus placere quam verbis.
Reputi che sia stato detto meglio quanto sia stato detto con la maggior
veritas";
"Non doctor verbis serviat, sed docti verba".
Lattanzio sostiene che "Le cose divine sono state annunciate breviter
ac nude". Ma
talvolta il latino cristiano bada anche alla forma, nella misura in cui
essa * funzionale alla retta esposizione del contenuto. Si veda S. Agostino
nel De civitate Dei: "I filosofi
parlano con parole libere e nell'esporre concetti difficilissimi alla comprensione
non temono di urtare orecchie religiose; noi, invece, dobbiamo parlare
secondo una certa regola, affinché l'eccessiva libertà delle
parole non generi una falsa opinione". La cura della forma mira a evitare
la falsa opinio. Più
volte Agostino ribadisce l'utilitarismo della lingua cristiana, che non
deve mirare a delectare,
ma a far prevalere l'aspetto del docere
(De doctrina Cristiana);
ma egli riconosce anche la necessitˆ dell'eloquenza posta al servizio della
verità. De doctrina Cristiana
III, 40: "I letterati sappiano che anche i nostri scrittori hanno fatto
uso di tutte le forme di stile che i grammatici chiamano tropi";
IV, 9: "Qualcuno potrebbe forse chiedere se i nostri scrittori debbano
essere definiti soltanto sapienti o anche eloquenti". Gli scrittori cristiani
possono essere chiamati eloquenti ma con senso diverso rispetto ai pagani:
l'eloquenza cristiana si solleva, vola pi* in alto dell'eloquenza pagana,
non per la sua inconsistenza, ma proprio per la sua pesantezza. Si veda
ancora IV, 3: "Dal momento che per mezzo della retorica si può indurre
persuasione sia riguardo a cose vere, sia riguardo a cose false, chi oserebbe
pensare che la veritˆ debba restare senz'armi di fronte alla menzogna?";
"Poiché l'eloquenza è posta in mezzo, perch* non bisogna
servirsene per difendere la causa giusta contro l'errore?". Torna, in ben
diverso contesto, il concetto catoniano del vir bonus dicendi peritus[1]. 2.La
motivazione più appariscente di ordine storico che conduce all'adozione
del sermo vulgaris da parte
dei Cristiani è costituita dalla composizione sociale ei primi seguaci,
di umile estrazione. La lingua latina cristiana nasce come lingua di traduzione
dal greco -l'Asia Minore fu il primo luogo attraversato dalla diffusione
della nuova religione- e la latinizzazione delle comunità cristiane
è operante verso la metà del II secolo, mentre il greco rimane
lingua ufficiale della chiesa fino alla metˆ del III secolo. Elemento fondamentale
è l'importanza del testo biblico con cui il cristiano era quotidianamente
a contatto e di cui assimilava la lingua: le traduzioni latine, in origine,
sono dovute ad anonimi che si impegnavano a rendere nel proprio stile linguistico,
vulgaris,
qualsiasi manoscritto capitasse loro sottomano. Secondo S. Agostino, chiunque
"ausus est interpretari".
Con il tempo le caratteristiche linguistiche di queste traduzioni non vengono
sentite più come volgarismi e, anche attraverso un processo di nobilitazione
e di acquisizione di ieraticità, subiscono una istituzionalizzazione:
entrano cos“ pienamente nella condizione di essere tramandati. Si veda
S. Agostino,
De doctrina Cristiana,
su un'espressione della Vetus,
in cui floriet compariva
come futuro al posto di florebit:
"Certo un editore pi* esperto preferirebbe la correzione di questo termine
e niente impedirebbe la correzione, nisi
consuetudo". *** Il
greco non subì la modificazione linguistica operante sul latino
tramite il cristianesimo per motivi di ordine storico e linguistico 1.il
greco cristiano aveva alle spalle, come plasmatore, il greco giudaico (la
versione greca dei Settanta,
ad esempio, a cui si attingeva abbondantemente; il fatto che gli ebrei
sparsi per il mondo parlassero anche il greco * un altro elemento caratterizzante).
In sostanza, il greco cristiano aveva giˆ subito un processo di modificazione
e poteva usufruire di un serbatoio linguistico, io greco giudaico, giˆ
diffuso e sperimentato: al contrario il latino, non possedendo nessuna
ereditˆ, dovette affrontare un profondo processo di innovazione per esprimere
i nuovi concetti. 2.La
lingua greca si presenta molto pi* pronta del latino all'adattamento linguistico
(si veda la grande capacitˆ di creare neologismi e composti e di parlare
per astrazioni). Il latino *, invece, una lingua purista, chiusa, sulla
difensiva: quindi era pi* esposta a fenomeni di rinnovamento profondo,
quando era necessaria l'introduzione di nuove forme di pensiero.