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LATINO ARCAICO


La stessa parola può avere diverse misurazioni: nella poesia arcaica eius è considerato monosillabico o bisillabico; allo stesso modo huius.

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Nella prosodia classica le sillabi finali chiuse sono tutte brevi (audit, amat con i e a brevi): il fenomeno è assente nella prosodia arcaica, dove la vocale lunga non si abbrevia davanti a consonante.
Hodce > hocce> hocc > hocnella prosodia arcaica si mantiene l'uso della doppia consonante finale (anche in Orazio hoc è misurato lungo: "Hoc erat in votis...").

Miles con e breve. In Plauto e Terenzio è milescon lunga e si spiega con la formazione del vocabolo: milet + s> assimilazione = miless, mantenuto in poesia arcaica.

Cor con o breve: nella prosodia arcaica si mantiene la consonante finale, quindi si ha cord.

Es: forma originaria es-si > con la caduta della e finale = ess.

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Ablativo in -d: sentetiad nel Senatusconsultum de Baccanalibus; cade dopo la vocale lunga, in Plauto med e tedsono già degli arcaismi.

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Caduta della e finale breve: animali > animale >animal.

Nempe e quippenella metrica arcaica sono considerati come nemp e quipp.

La caduta della finale si riscontra anche negli imperativi dic, duc, fac: comunque il fenomeno non si verifica sempre (in animal sì, in mare no); di solito la e finale breve cade dinanzi alla successiva consonante iniziale.

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La caduta della s finale è fenomeno diffusissimo nella lingua arcaica. Può cadere dopo vocale breve e davanti a consonante:


 
 
bonus pater
ci sono le condizioni             --->
bonu' pater
bonus amicus (u breve) non ci sono le condizioni
bonos patres (o lunga) non ci sono le condizioni

 
Cicerone nell'Orator: "Ormai i poetae novi rifiutano la esse caduca perché subrusticus" -ad eccezione del 116 catulliano.
Magis, potis, nimis con l'ultima sillaba breve anche se seguita da un'altra consonante, da cui magi' >mage: si hanno dei doppioni come magis idoneus e mage perspicuusomegliomag perspicuus con la caduta della e finale. 
il verbo possum nasce da una situazione fonetica simile:

 
I. pers. sing.
potis+ sum> poti(s)-sum> pot(e)-sum > possum
II pers. sing.
potis + es: in questo caso la non può cadere, ma per analogia si crea il preverbio pot
I. pers. plur.
potes + sumus (con e lunga): anche qui vi è caduta per analogia 

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Elisione dell'elemento iniziale della parola che segue

pulchrum est>pulchrumst

Vi è caduta in es, estquando la parola che precede termina in -um, -us, -is con u e i brevi : bonus (e)st.

In alcune iscrizioni si trova numquast < numquam est.

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La h intervocalica non contava per la pronuncia, ma impediva la contrazione: prehendo è bisillabico, dehincè monosillabico.

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La u

Anticamente venio si pronunciava uenio; Valerius si trova trascritto in greco con ou, secondo la pronuncia latina.

In tuuslaè vocale, in venio è consonante.

La u intervocalica consonantica tendeva a cadere se si trovava fra due vocali dello stesso timbro e l'accento cadeva sulla prima vocale:

da oblìvitus si haoblìtus, ma oblivìscorrimane inalterato.

Divus,superlativo = divitissimus>ditissimus

Si vis>sis

Audìvi > audii vocalis ante vocalem corripitur= àudiima è probabile che nella pronuncia, pur con la caduta, l'accento si conservasse nella posizione originaria, per cui audìi> audi.

Audivìsti>audisti estensione analogica della caduta.

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Irritatcon a lunga: perfetto sincopato di irrita(vi)t

Nel latino arcaico vi sono forme sincopate quali poplus, periclum, dextra.

Accanto alla sincope esistono la aferesi e l'apocope:


 
FENOMENO
DESCRIZIONE
CONTRARIO
Aferesi
caduta dell'elemento iniziale
protesi
Sincope
caduta dell'elemento interno
anaptissi
apocope
caduta dell'elemento finale

Esempi di anaptissi: drachuma perdrachma, minaper mna.

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La possibilità di doppia sillabazione relativa alla positio debilis è legata all'articolazione fisiologica dei nomi.

In Plauto la vocale precedente il nesso muta + liquida è misurata sempre breve. Il primo allungamento della vocale si manifesta in Ennio, per analogia con la lingua omerica, lingua artificiale lontana dalla pratica fonetica quotidiana (pa-tris, con a breve, è più naturale di pat-riscon a lunga).

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Correptio iambica: si verifica in una successione di due sillabe a schema giambico nella quale la prima, la brevians, abbrevia la seconda, detta brevianda, creando così una successione di due sillabe brevi; per questo fenomeno sono necessarie tre condizioni: 

1.l'accento prosodico non deve cadere sulla brevianda, ma sulla brevians o sulla sillaba successiva; 

2.non ci deve essere fine di parola fra brevians e brevianda, a meno che la brevians non sia un monosillabo (si ha un'eccezione quando fra brevians e brevianda vi è stretta unione, ad es. inter nos); 

3.le due brevi risultanti dalla correptio devono appartenere allo stesso elementum

Esempi:
 

Vi è spesso incertezza se scandire con sinizesi o senza
La correptio non avviene in presenza di cesure, dieresi e sequenza di quattro sillabe brevi
La forma del verbo più soggetta ad essa è l'imperativo
Spesso si ha abbreviamento per enclisi

Vocalis ante vocalem corripitur: eccezioni in totius con i lunga, nel genitivo della quinta declinazione e lunga-i.

Eccezioni proprie della prosodia arcaica: fierem dove la i tende a conservarsi lunga; fui con u lunga, cfr. Ennio "Nos sumus Romani qui fuimus ante Rudini".

Eccezioni proprie del latino classico: nelle parole di origine greca la forma latina conserva la quantità della greca, ad es. Alexandrìa, ginecéum (in prosodia arcaica ginéceum con e di eu breve).

Lo iatopuò verificarsi in dieresi, in corrispondenza di pause logiche (interiezione, imperativo), sintattiche; altro tipo è lo iato prosodico che permette l'abbreviamento della vocale.

Incertezza fra sinalefe e iato:
 
meoblectavi
sinalefe > una sillaba lunga e-o
me oblectavi
iato > correptio iambica

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In Plauto davanti a vocale il genitivo singolare della prima declinazione è sempre bisillabico, davanti a consonante di norma si presenta come dittongo monosillabico.

Il dativo è sempre monosillabico: rosa - i>rosae

I nomi in -ia al dativo e all'ablativo plurale non hanno contrazione delle due i: filia > filiis.

Seconda declinazione: i nomi in -ius presentano contrazione al genitivo singolare: filius> fili

Genitivo plurale: -o-som> rotacismo -o-rom> (o dinanzi a m > u breve)-o-rum

Genitivo plurale arcaico in -um, usato in età classica per evitare forme cacofoniche.

i

Pronomi: is, ea id.

Presenta due temi: i + le desinenze della terza declinazione; eio + le desinenze della prima declinazione.


 
nominativo sing.
masch.ibreve + s
femm.eiacon la caduta della i intervocalica
genitivo
dal tema ampliato =ei-os >eius
dativo
ei-ei > ei
accusativo
dal tema eio = eio-m > eum(dal tema in nel latino arcaico delle XII tavole: im)
ablativo
dal tema eio
 
nominativo plur.
 
da eio = eio-i > ii > i
genitivo
da eio eio-som > eorum(rotacismo, chiusura della o in u, cadutaintervocalica)
dativo
da eio> eio-is > iis > is(si trova ibus quando è formato sul tema in i)

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Pronome relativo e interrogativo:il primo presenta il tema in con le desinenze della prima declinazione, mentre l'interrogativo presenta il tema in i con le desinenze della terza declinazione. i due temi si in?trecciano nella declinazione.


 
nominativo sing. masch. 
tema in o = quo-i > qui
tema in i = qui-s > quis
genitivo
tema in = quei-os > quoios > cuius
dativo
tema in i=quei-ei> quoiei > quoi > cui
accusativo
tema in = quo-m > quom, forma arcaica del pronome relativo, dove quem è la forma dell'interrogativo; poi quem è divenuta forma comune
ablativo
tema in = quo-d > quoforma originariadell'interrogativo = qui(d) < qui-d
nominativo plur. 
quei-es>quesdal tema in i
neutroqua-i > quae

Il Senatusconsultum de baccanalibus fa ancora distinzione fra pronome relativo e indefinito; in alcuni autori è attestato quis, ablativo del tema in i.

i

Hic - ce (particella apodittica)


 
 
nominativo sing.
maschhe-ce > hicconibreve
femmha-i-ce > haec(e)con apocope 
neutroho-d-ce > hoc(ce) con apocope
genitivo 
hoi-os-ce > huius(ce)
dativo
hoi-ei-ce > huic(e)
accusativo
maschho-m-ce > hunc
femmha-m-ce > hanc
ablativo 
ho-d-ce > hoc
nominativo plur.
maschho-i > hi
femmha-i > hae
neutroha-i-ce > haec[1]
genitivo
ho-som > horum
dativo 
ho-is > his

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Iste, ille


 
nominativo
a desinenza zero. In Plauto si trovano le forme isticeillic derivanti da iste-ceeille-ce; analogamente al femminile istec < ista-i-ce
genitivo 
illei-os>illius[2]
nominativo plur.
maschistis-ce,illis-ce, con la desinenza della terza declinazione
neutroista,illa; in Plauto si trovano istec,illec

Dalle forme eccillum e eccistum derivano i rispettivi termini italiani quello e questo

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Idem

iscon i breve -dem> idem con lunga

Ipse

i-pse>ipse con-pse indeclinabile in età arcaica: si trova ad esempio l'accusativo singolare maschile eumpse, il nominativo femminile singolare eapse. In seguito per influenza di iste e ille si cominci˜ a declinare il suffisso abbandonando il modello di idem: frequentemente si trova in Plauto ipsus.

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Hic è con i breve.

Iste con e breve talvolta si trova monosillabico anche di fronte a consonante (caduta della e).

Analogamente si comporta ille.

Istic e illic sono talvolta misurati come monosillabi per la caduta della breve.

eius può essere scandito in tre modi diversi: 

1.eius bisillabico con dittongo ei e u breve

2.eius monosillabico 

3.eius bisillabico con dittongo iu ed e breve 

Per il genitivo di iste e illeaccanto a istius e illius la poesia arcaica conosce anche istis e illis con i lunga.

Il dativo di is può essere bisillabico ei, monosillabico o bisillabico con la e breve.

Vi è quoius bisillabico ma anche quoius monosillabico.

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La correptio iambica opera in ego da ego con o lunga, in mihi e tibi damihi e tibi con i breve.

Si trova anche la forma miconilunga.

Al genitivo si trovano le forme mis e tis con i lunga al posto di mei e tui; all'ablativo e accusativo si trova me o med, teo ted a seconda che ci si trovi davanti a consonante o vocale.

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Morfologia del verbo:

forme sincopate:dixi < dixisti; amaram < amaveram.

amaverunt <amavisant: è intervenuto il rotacismo e il cambio di i breve in e davanti a r.

In Plauto si trova amavere, amaverunt con e lunga e amaverunt con e breve.

Il piuccheperfetto è il perfetto più qualcosa, così come il futuro anteriore è il futuro più qualcosa. Il latino non aveva una forma per il futuro, ma la chiedeva in prestito al congiuntivo.

Futuro senza caratteristiche di esse:

es-

es-i

es-i-t

es-i-mus

Futuro anteriore di lego (si forma aggiungendo il suffisso iscon breve > er):

leg-is-o

leg-is-i-s

leg-is-o-ntcon o lunga

Il congiuntivo di esse, velle, posse ha la vocale lunga caratteristica i

Perfetto congiuntivo di lego (con il suffisso is + la vocale caratteristica lunga):

leg-is-i-m

leg-is-i-s

In arcaico talvolta la i lunga si trova anche al futuro anteriore.

-ris desinenza seconda persona passiva: spesso si trova re con e breve 

la formazione è re-s > ris con la doppia caratterizzazione della desinenza.

Il preverbio pro- può essere tanto lungo quanto breve.

Il preverbio re- si trova talvolta nella forma piena red-: red-dux, red-duco.

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Il grecismo è sempre inquadrato nel sistema morfologico latino: per es. Anchisa (talvolta si preferisce per necessità metrica o stilistica l'accusativo Anchisen modellato sul greco).

Il greco Achilleus è con la a breve, nella forma latina di Achillesla a è lunga.

Il greco Acheron ha l'alfa breve, il latino Acheruns ha la a lunga.

Il fenomeno dell'allungamento non si spiega bene, benché sembri dover essere collegato con -ch-; si è ipotizzata un'influenza etrusca.
 
 


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[1]Plauto impiega haec anche per il femminile.
[2]Nel latino classico si può trovare ladel genitivo misurata breve.