LATINO
ARCAICO
La
stessa parola può avere diverse misurazioni: nella poesia arcaica
eius
è considerato monosillabico o bisillabico; allo stesso modo huius.
***
Miles
con e breve. In Plauto e Terenzio
è
milescon
e lunga
e si spiega con la formazione del vocabolo: milet
+ s>
assimilazione = miless,
mantenuto in poesia arcaica.
Cor
con o breve: nella prosodia arcaica si mantiene la consonante finale, quindi
si ha cord.
Es:
forma originaria es-si >
con la caduta della e finale
= ess.
***
Ablativo
in -d: sentetiad
nel Senatusconsultum de Baccanalibus;
cade dopo la vocale lunga, in Plauto med
e tedsono
già degli arcaismi.
***
Caduta
della e finale breve: animali
> animale >animal.
Nempe
e quippenella
metrica arcaica sono considerati come nemp
e quipp.
La
caduta della e finale
si riscontra anche negli imperativi dic,
duc,
fac:
comunque il fenomeno non si verifica sempre (in animal
sì, in mare
no); di solito la e finale
breve cade dinanzi alla successiva consonante iniziale.
***
La
caduta della s finale è
fenomeno diffusissimo nella lingua arcaica. Può cadere dopo vocale
breve e
davanti a consonante:
|
|
|
bonus amicus (u breve) | non ci sono le condizioni | |
bonos patres (o lunga) | non ci sono le condizioni |
I.
pers. sing.
|
potis+
sum>
poti(s)-sum>
pot(e)-sum
> possum
|
II
pers. sing.
|
potis
+ es: in questo caso
la s non può cadere,
ma per analogia si crea il preverbio pot
|
I.
pers. plur.
|
potes
+ sumus (con e lunga):
anche qui vi è caduta per analogia
|
***
Elisione
dell'elemento iniziale della parola che segue:
pulchrum
est>pulchrumst
Vi
è caduta in es,
estquando
la parola che precede termina in -um,
-us, -is
con u e i brevi : bonus (e)st.
In
alcune iscrizioni si trova numquast <
numquam est.
***
La
h intervocalica non contava
per la pronuncia, ma impediva la contrazione: prehendo
è bisillabico, dehincè
monosillabico.
***
La
u
Anticamente
venio
si pronunciava
uenio;
Valerius
si trova trascritto in greco con ou,
secondo la pronuncia latina.
In
tuusla
u è vocale, in venio
è consonante.
La
u intervocalica consonantica tendeva a cadere se si trovava fra due vocali
dello stesso timbro e l'accento cadeva sulla prima vocale:
da
oblìvitus si
haoblìtus,
ma oblivìscorrimane
inalterato.
Divus,superlativo
= divitissimus>ditissimus
Si
vis>sis
Audìvi
> audii vocalis ante vocalem
corripitur=
àudii, ma
è probabile che nella pronuncia, pur con la caduta, l'accento si
conservasse nella posizione originaria, per cui audìi>
audi.
Audivìsti>audisti estensione
analogica della caduta.
***
Irritatcon
a lunga: perfetto sincopato di irrita(vi)t
Nel
latino arcaico vi sono forme sincopate
quali poplus, periclum,
dextra.
Accanto
alla sincope esistono la aferesi e l'apocope:
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|
Aferesi
|
caduta
dell'elemento iniziale
|
protesi
|
Sincope
|
caduta
dell'elemento interno
|
anaptissi
|
apocope
|
caduta
dell'elemento finale
|
|
Esempi
di anaptissi: drachuma perdrachma,
minaper
mna.
***
La
possibilità di doppia sillabazione relativa alla positio
debilis è legata
all'articolazione fisiologica dei nomi.
In
Plauto la vocale precedente il nesso muta + liquida è misurata sempre
breve. Il primo allungamento della vocale si manifesta in Ennio, per analogia
con la lingua omerica, lingua artificiale lontana dalla pratica fonetica
quotidiana (pa-tris,
con a breve, è più naturale di pat-riscon
a lunga).
***
Correptio
iambica: si verifica
in una successione di due sillabe a schema giambico nella quale la prima,
la brevians, abbrevia
la seconda, detta brevianda,
creando così una successione di due sillabe brevi; per questo fenomeno
sono necessarie tre condizioni:
1.l'accento
prosodico non deve cadere sulla brevianda,
ma sulla brevians o sulla
sillaba successiva;
2.non
ci deve essere fine di parola fra brevians e
brevianda,
a meno che la
brevians non
sia un monosillabo (si ha un'eccezione quando fra
brevians
e brevianda vi è stretta
unione, ad es. inter nos);
3.le
due brevi risultanti dalla correptio
devono appartenere allo stesso elementum
Esempi:
Vocalis
ante vocalem corripitur:
eccezioni in totius con
i lunga, nel genitivo della quinta
declinazione e lunga-i.
Eccezioni
proprie della prosodia arcaica: fierem
dove la i tende a conservarsi lunga; fui
con u lunga, cfr.
Ennio "Nos sumus Romani qui fuimus ante Rudini".
Eccezioni
proprie del latino classico: nelle parole di origine greca la forma latina
conserva la quantità della greca, ad es. Alexandrìa,
ginecéum
(in prosodia arcaica ginéceum
con e di eu breve).
Lo
iatopuò
verificarsi in dieresi, in corrispondenza di pause logiche (interiezione,
imperativo), sintattiche; altro tipo è lo iato prosodico che permette
l'abbreviamento della vocale.
Incertezza
fra sinalefe e iato:
meoblectavi
|
sinalefe
> una sillaba lunga e-o
|
me
oblectavi
|
iato
> correptio iambica
|
***
In
Plauto
davanti a vocale il
genitivo singolare
della
prima declinazione è sempre bisillabico, davanti a
consonante di norma si presenta come dittongo monosillabico.
Il
dativo
è sempre monosillabico: rosa - i>rosae
I
nomi in -ia al dativo
e all'ablativo plurale non hanno
contrazione delle due i: filia > filiis.
Seconda
declinazione: i nomi in -ius
presentano contrazione al genitivo singolare: filius>
fili
Genitivo
plurale: -o-som>
rotacismo -o-rom>
(o dinanzi a m > u breve)-o-rum
Genitivo
plurale arcaico in -um,
usato in età classica per evitare forme cacofoniche.
i
Pronomi:
is, ea id.
Presenta
due temi: i + le
desinenze della terza declinazione; eio
+ le desinenze della prima declinazione.
nominativo
sing.
|
masch.ibreve
+
s
femm.eiacon
la caduta della i intervocalica
|
genitivo
|
dal
tema i ampliato
=ei-os >eius
|
dativo
|
ei-ei >
ei
|
accusativo
|
dal
tema eio = eio-m
> eum(dal
tema in i nel
latino arcaico delle XII tavole: im)
|
ablativo
|
dal
tema eio
|
nominativo
plur.
|
da
eio
= eio-i > ii >
i
|
genitivo
|
da
eio
eio-som > eorum(rotacismo,
chiusura della o in u, caduta i intervocalica)
|
dativo
|
da
eio>
eio-is >
iis > is(si
trova ibus quando
è formato sul tema in i)
|
***
Pronome
relativo e interrogativo:il
primo presenta il tema in o con
le desinenze della prima declinazione, mentre l'interrogativo presenta
il tema in i con le
desinenze della terza declinazione. i due temi si in?trecciano nella declinazione.
nominativo
sing. masch.
|
tema
in o = quo-i >
qui
|
|
tema
in i = qui-s >
quis
|
|
|
genitivo
|
tema
in i =
quei-os > quoios
> cuius
|
|
|
dativo
|
tema
in i=quei-ei>
quoiei > quoi > cui
|
|
|
accusativo
|
tema
in o =
quo-m > quom,
forma arcaica del pronome relativo, dove quem
è la forma dell'interrogativo; poi quem
è divenuta forma comune
|
|
|
ablativo
|
tema
in o =
quo-d > quoforma
originariadell'interrogativo =
qui(d) <
qui-d
|
|
|
nominativo
plur.
|
quei-es>quesdal
tema in i
|
|
neutroqua-i >
quae
|
Il
Senatusconsultum
de baccanalibus fa ancora distinzione
fra pronome relativo e indefinito; in alcuni autori è attestato
quis,
ablativo del tema in i.
i
Hic -
ce (particella
apodittica)
nominativo
sing.
|
maschhe-ce >
hicconibreve
|
|
|
femmha-i-ce >
haec(e)con
apocope
|
|
|
neutroho-d-ce >
hoc(ce) con apocope
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genitivo
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hoi-os-ce
> huius(ce)
|
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dativo
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hoi-ei-ce >
huic(e)
|
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accusativo
|
maschho-m-ce >
hunc
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femmha-m-ce >
hanc
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ablativo
|
ho-d-ce >
hoc
|
|
nominativo
plur.
|
maschho-i >
hi
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femmha-i
> hae
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||
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genitivo
|
ho-som
> horum
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dativo
|
ho-is
> his
|
|
***
Iste,
ille
nominativo
|
a
desinenza zero. In Plauto si trovano le forme isticeillic
derivanti da iste-ceeille-ce;
analogamente al femminile istec <
ista-i-ce
|
genitivo
|
|
nominativo
plur.
|
maschistis-ce,illis-ce,
con la desinenza
s della
terza declinazione
neutroista,illa;
in
Plauto si trovano istec,illec
|
Dalle
forme eccillum e eccistum
derivano i rispettivi termini italiani quello e questo
***
Idem
iscon
i breve -dem>
idem con
i lunga
Ipse
i-pse>ipse con-pse
indeclinabile in età arcaica: si trova ad esempio l'accusativo singolare
maschile eumpse, il
nominativo femminile singolare eapse.
In seguito per influenza di iste
e ille si cominci˜
a declinare il suffisso abbandonando il modello di idem:
frequentemente si trova in Plauto ipsus.
***
Hic
è con i breve.
Iste
con e breve talvolta si trova monosillabico anche di fronte a consonante
(caduta della e).
Analogamente
si comporta ille.
Istic
e illic sono talvolta
misurati come monosillabi per la caduta della i breve.
eius
può essere scandito in tre modi diversi:
1.eius
bisillabico con dittongo ei e u breve
2.eius
monosillabico
3.eius
bisillabico con dittongo iu ed e breve
Per
il genitivo di iste
e illeaccanto
a istius e illius
la poesia arcaica conosce anche istis
e illis con i lunga.
Il
dativo
di is può essere
bisillabico
ei,
monosillabico o bisillabico con la e breve.
Vi
è quoius bisillabico
ma anche
quoius monosillabico.
***
La
correptio
iambica opera in ego
da ego con o lunga, in mihi
e tibi damihi
e tibi con i breve.
Si
trova anche la forma miconilunga.
Al
genitivo
si trovano le forme mis
e tis con i
lunga al posto di mei
e tui; all'ablativo
e accusativo si trova me
o med, teo
ted
a seconda che ci si trovi davanti a consonante o vocale.
***
Morfologia
del verbo:
forme
sincopate:dixi
< dixisti; amaram
< amaveram.
amaverunt <amavisant:
è intervenuto il rotacismo e il cambio di i
breve in e davanti a r.
In
Plauto si trova amavere, amaverunt con
e lunga e amaverunt con
e
breve.
Il
piuccheperfetto
è il perfetto più qualcosa, così come il futuro
anteriore è il futuro più qualcosa. Il latino non aveva
una forma per il futuro, ma la chiedeva in prestito al congiuntivo.
Futuro
senza caratteristiche di esse:
es-
es-i
es-i-t
es-i-mus
Futuro
anteriore di lego
(si forma aggiungendo il suffisso iscon
i breve
> er):
leg-is-o
leg-is-i-s
leg-is-o-ntcon
o lunga
Il
congiuntivo di esse,
velle,
posse
ha la vocale lunga caratteristica i
Perfetto
congiuntivo di lego
(con il suffisso is +
la vocale caratteristica i lunga):
leg-is-i-m
leg-is-i-s
In
arcaico talvolta la i
lunga si trova anche al futuro anteriore.
-ris
desinenza seconda persona passiva: spesso si trova re con
e
breve
la
formazione è re-s >
ris con la doppia caratterizzazione
della desinenza.
Il
preverbio pro- può
essere tanto lungo quanto breve.
Il
preverbio re- si trova
talvolta nella forma piena red-:
red-dux,
red-duco.
***
Il
grecismo è sempre
inquadrato nel sistema morfologico latino: per es. Anchisa
(talvolta si preferisce per necessità metrica o stilistica l'accusativo
Anchisen
modellato sul greco).
Il
greco Achilleus è
con la a breve, nella
forma latina di Achillesla
a è lunga.
Il
greco Acheron ha l'alfa
breve, il latino Acheruns
ha la a lunga.
Il
fenomeno dell'allungamento non si spiega bene, benché sembri dover
essere collegato con -ch-;
si è ipotizzata un'influenza etrusca.