ILIADE IX
traduzione
Così
i Troiani stavano di guardia; ma gli Achei
li
possedeva un terribile panico, compagno della cruenta paura]
e
tutti i più valorosi erano colpiti da un'angoscia
insopportabile].
Come
due venti sollevano il mare pieno di pesci,
5Borea
e Zefiro, venti provenienti dalla Tracia,
giungendo
all'improvviso, e nello stesso tempo l'onda nera]
si
alza e versa molta alga lungo il mare,
così
era sconvolto nel petto l'animodegli
Achei.
L'Atride
colpito da grande affanno nel cuore
10si
aggira ordinando agli araldi dalla voce tonante
di
convocare per nome all'assemblea ogni uomo,
senza
gridare; egli stesso si affaccendava tra i primi.
Sedevano
nell'assemblea gli onorati: Agamennone
si
alzò versando lacrime come una fonte di acqua nera,]
15che
da una roccia scoscesa versa acqua scura.
Così
profondamente angosciato disse parole agli Argivi:]
"Amici,
comandanti e principi degli Argivi,
Zeus
Cronide grandemente mi ha legato ad una grave sciagura,]
il
disgraziato, che una volta mi promise e assicur˜
20che
sarei tornato dopo aver distrutto Troia dalle belle mura,]
mentre
ora mi ha rivelato il triste inganno e mi impone]
di
giungere ad Argo disonorato, dopo aver perso molti uomini.]
Cos“
* stabilito che piaccia a Zeus potente,
che
ha abbattuto le torri di molte cittˆ
25e
ancora ne abbatterà, perché grandissima è la sua forza.]
Ma
su! convinciamoci tutti, come vi dico:
fuggiamo
con le navi verso la cara terra patria,
perché
non prenderemo Troia dalle ampie strade ".
Così
disse e tutti rimasero in silenzio.
30Davvero
stavano zitti gli onorati figli degli Achei;
molto
dopo gridò il valoroso Diomede:
"Atride,
con te in primo luogo contenderò, sciocco,
come
è lecito, sovrano, nell'assemblea; tu non adirarti.
Prima
tra i Danai mi hai accusato di mancanza di coraggio,]
35dicendo
che sono imbelle e debole: tutte queste cose
le
sanno tra gli Argivi giovani e vecchi.
A
te separatamente ha fatto concessioni il figlio di Crono dall'astuto consiglio]
con
lo scettro ti ha concesso di essere onorato al di sopra di tutti]
ma
non ti ha concesso il coraggio, che è il potere più grande.]
40Pazzo!
Davvero speri che i figli degli Achei
siano
imbelli e deboli, come dici?
Se
l'animo ti spinge a tornare,
vai!
Ecco la via, vicino al mare stanno le navi,
che
in gran numero ti seguirono da Micene.
45Ma
rimangono gli altri Achei teste chiomate
finché
distruggeremo Troia. Anch'essi
partano
con le navi verso la cara terra patria!
combatteremo
noi due, io e Stenelo, fino a vedere la fine di]
Ilio:
infatti siamo venuti insieme agli dei".
50Così
disse e gridarono tutti i figli degli Achei,
meravigliandosi
del discorso di Diomede domatore di cavalli.]
Tra
questi si alzò e parlò il cavaliere Nestore:
"Tidide,
in guerra sei potente
e
nel consiglio sei il migliore tra tutti quelli della tua età.]
55Nessuno
tra gli Achei biasimerà il tuo discorso,
né
parlerà contro, ma non completare le parole.
Sei
davvero giovane, potresti essere il più giovane
dei
miei figli, ma dici cose sagge
ai
re degli Argivi, perché parli secondo giustizia.
60Ma
che parli io, che mi vanto di essere più vecchio di te,]
e
tutto esporrò: nessuno
disprezzerà
il mio discorso, nemmeno il potente Agamennone.]
E'
senza fratria, senza legge, senza focolare chi
ama
la cruenta guerra intestina.
65Forza!
Persuadiamoci ora nella nera notte
e
prepariamo il pasto: si scelga ogni guardia
presso
il fossato scavato fuori del muro.
Ordinerò
questo ai giovani; poi,
Atride,
comanda tu: infatti tu sei il re più grande.
70Offri
un banchetto ai vecchi: a te si addice, non ti è
sconveniente]
Le
tue tende sono piene di vino, che le navi degli Achei]
ogni
giorno portano dalla Tracia sul vasto mare:
puoi
ospitare in ogni modo, regni su molti.
Tra
le molte persone riunite saprai chi
75possa
dare il consiglio migliore: tutti gli Achei hanno bisogno]
(di
un consiglio) valido e astuto, perché i nemici vicino alle navi]
bruciano
molti fuochi. Chi potrebbe esser lieto di queste cose?]
Questa
notte distruggerà l'esercito o lo salverà ".
Così
disse e quelli molto lo ascoltarono e si convinsero.]
80Balzarono
le guardie con le armi
intorno
al Nestoride Trasimede, pastore di popoli,
intorno
ad Ascalafo e Ialmeno, figli di Ares,
intorno
a Merione, Afare e Deipiro
e
intorno al divino Liconide figlio di Creonte.
85Sette
erano i comandanti delle guardie e per ciascuno cento]
giovani
con in mano le lunghe lance si mettevano in fila.]
Sedevano
stando in mezzo tra il fossato e il muro:
lì
accesero il fuoco e ognuno pose il cibo.
L'Atride
condusse tutti gli anziani degli Achei
90nella
tenda e preparò per loro un gradito banchetto.
E
quelli lanciavano le mani sui cibi pronti davanti.
E
quando spensero il desiderio di bere e mangiare,
tra
questi per primo cominciò ad esporre il pensiero il vecchio]
Nestore,
il consiglio del quale anche prima era parso il migliore]
95Egli
saggiamente parlò e disse:
"Atride
onoratissimo, signore di uomini Agamennone,]
di
te parlerò, da te comincerò, perché di molti
popoli
sei signore e a te Zeus ha dato
lo
scettro e il diritto, per dare loro consigli.
100
Devi parlare e ascoltare
ed
eseguire il parere di un altro, qualora l'animo lo spinga]
a
parlare secondo l'utile: a te spetterà comandare.
Ecco
io dirò quello che mi sembra che sia il parere migliore.]
Nessun
altro, infatti, penserà una cosa migliore di questa,]
105che
io ho in mente da prima e anche ora,
fin
da quando, divino, la fanciulla Briseide
sei
andato a sottrarla dalla tenda suscitando l'ira di Achille,]
e
non secondo il nostro parere: molto, infatti, io
ti
sconsigliavo, ma tu, cedendo al tuo orgoglioso cuore,
110hai
disonorato un uomo eccellente, che gli immortali onorano.]
Infatti
dopo averlo preso, possiedi il privilegio. Ma anche ora]
pensiamo
a come possiamo placarlo e persuaderlo
con
doni e parole delicate e dolci ".
A
lui rispose Agamennone signore di uomini:
115"Vecchio,
non hai detto bugie sul mio errore:
ho
sbagliato, non lo nego. Vale molti
popoli
un uomo che Zeus ha caro nel cuore,
perché
ora onora lui e abbatte l'esercito degli Achei.
Ma
poiché ho sbagliato obbedendo a spiriti infelici,
120subito
voglio riuscire gradito e pagare ammende infinite.]
Tra
voi tutti elencherò doni nobilissimi:
sette
tripodi non toccati dal fuoco, dieci talenti d'oro,
venti
lebeti scintillanti, dodici cavalli vigorosi
portatori
di premi, che hanno ottenuto vittorie.
125 Non
potrebbe essere povero l'uomo che avesse tanti premi,]
né
(potrebbe essere) privo di oro prezioso,
quanti
ne hanno vinti per me i cavalli dall'unghia unita.]
Concederò
sette donne che sanno realizzare opere perfette,]
di
Lesbo, che presi quando Lesbo ben costruita
130conquistai
e che per bellezza superavano stirpi di donne.]
Quelle
ti darò e con loro ci sarà quella che allora tolsi,]
la
fanciulla Briseide: giuro con solenne giuramento
che
non mi sono mai steso né unito con lei,
come
è usanza degli uomini, maschi e femmine.
135Tutte
queste cose le avrà subito, ma se
gli
dei ci concedono di saccheggiare la grande città di Priamo,]
salga
sulla nave e accumuli oro e bronzo in abbondanza,]
quando
noi Achei spartiremo il bottino,
e
scelga venti donne troiane,
140
che siano le più belle dopo Elena Argiva.
Se
poi torniamo ad Argo Achea, fertile terra,
che
mi sia genero! Lo onorerò al pari di Oreste,
che
da me è allevato delicato in molta abbondanza.
Ho
tre figlie nella reggia ben costruita,
145Crisotemi,
Laodice e Ifianassa,
delle
quali egli conduca senza doni quella che vuole
alla
dimora di Peleo. Darò molti doni,
quanti
mai nessuno ha dato alla propria figlia:
gli
darò sette città ben abitate,
150
Cardamile, Enope e Ire verdeggiante,
Fere
meravigliosa e Antea dai fertili prati,
la
Bella Epeia e Pedaso ricca di viti.
Tutte
vicino al mare, ai confini di Pilo sabbiosa:
vi
abitano uomini ricchi di greggi e di buoi,
155
che lo onoreranno con doni come un dio
e
sotto il suo scettro manterranno splendido il diritto.
Queste
cose compirei per lui se cessasse l'ira.
Si
calmi-Ade è amaro e inflessibile
e
per questo dai mortali è il più odiato di tutti gli dei-
160
e si sottometta a me, in quanto sono un re più grande
e
in quanto mi vanto di essere più anziano ".
A
lui rispose il cavaliere Nestore Gerenio:
"Atride
onoratissimo, signore di uomini Agamennone,]
offri
dono non disprezzabili al sovrano Achille.
165
Sù! Scegliamo i convitati che al più presto
vadano
alla tenda del Peliade Achille.
Forza!
Obbediscano quelli che io scelgo.
In
primo luogo Fenice caro a Zeus prenda il comando,]
poi
il grande Aiace e il divino Odisseo:
170
degli araldi vadano insieme Odio ed Euribate.
Portate
acqua con le mani, ordinate di far silenzio,
affinché
ci conciliamo Zeus Cronide, se ha compassione".]
Cosi
disse e pronunciò un discorso che piacque a tutti.]
Subito
gli araldi versarono acqua sulle mani
175
e i giovani riempirono i crateri di bevanda
e
la distribuirono a tutti versandone la prima parte nelle tazze.]
Poi
dopo che ebbero libato e bevuto quanto voleva l'animo,]
si
mossero dalla tenda dell'Atride Agamennone.
A
loro molte cose prescriveva il cavaliere Gerenio Nestore,]
180
ammiccando a ciascuno, specialmente ad Odisseo,
perché
cercassero di persuadere il perfetto Pelide.
Andarono
lungo la riva del mare rumoreggiante,
molto
pregando lo scuotiterra ennosigeo
perché
potessero persuadere facilmente il grande cuore dell'Eacide]
185
Giunsero alle tende e alle navi dei Mirmidoni
e
lo trovarono che si allietava l'animo con una soave lira,]
ben
lavorata-il ponticello era d'argento-
che
aveva preso per se dal bottino, quando aveva distrutto la città
di Eezione]
con
quella allietava l'animo e cantava le gesta di guerrieri.]
190
Patroclo solo sedeva di fronte a lui in silenzio,
sostituendo
l'Eacide, quando terminava di cantare.
Andarono
per primi, guidava il divino Odisseo,
e
si fermarono davanti a lui: stupito, Achille balzò in piedi]
con
la lira, lasciando il posto dove stava seduto.
195
Così Patroclo, quando vide gli uomini, si alz˜ò
Dando
loro il benvenuto disse Achille piede veloce:
"Salve!
giungono amici: ci deve essere una grande necessità,]
se
sono qui da me, irato, i più cari tra gli Achei".
Avendo
così detto condusse i primi il divino Achille
200e
li fece sedere su sedie e tappeti purpurei.
Subito
disse a Patroclo che era vicino:
"Figlio
di Menezio, metti a tavola un cratere più grande,]
versa
vino più puro, dai le coppe a ciascuno:
le
persone più care sono ospiti sotto il mio tetto ".
205
Così disse e Patroclo ubbidiva al caro compagno.
Poi
gettò grandi pezzi di carne sulla fiamma del fuoco,]
vi
pose una schiena di pecora e di una grassa capra
e
un dorso di maiale coperto di grasso.
Glieli
porgeva Automedonte e li tagliava il divino Achille.]
210
Tagliava a pezzetti e li infilava negli spiedi
e
attizzava il grande fuoco, luce divina, il figlio di Menezio.]
Poi,
quando il fuoco si spense e la fiamma svanì,
dopo
aver disteso la brace vi pose sopra gli spiedi
e
sparse sale divino tenendoli sopra il focolare.
215
Quando li ebbe abbrustoliti e messi sulle mense,
Patroclo
prese il grano e lo distribuì sulla tavola
in
bei panieri, quindi Achille divise la carne.
Egli
si sedette davanti ad Odisseo divino,
dall'altro
lato, e ordinò di sacrificare agli dei
220
a Patroclo, suo compagno: e quello gettò parti di carni scelte nel
fuoco]
Gettarono
le mani sui cibi pronti davanti.
Poi,
quando ebbero spento il desiderio di bere e mangiare,]
Aiace
fece cenno a Fenice; se ne accorse il divino Odisseo]
e,
riempita la coppa di vino, si rivolse ad Achille:
225
" Salve, Achille! Davvero non manchiamo di un banchetto conveniente]
né
nella tenda dell'Atride Agamennone,
né
qui, adesso: ci sono, infatti, molti cibi pronti
per
banchettare. Ma non ci stanno a cuore le faccende dell'amato banchetto]
abbiamo
molto timore, divino, osservando un grande strazio:]
230
siamo in dubbio se conserveremo o perderemo
le
navi ben impalcate, se tu non parteciperai alla lotta.]
Infatti
vicino alle navi e al muro hanno posto il campo]
i
Troiani animosi e gli alleati illustri,
accendendo
molti fuochi per l'accampamento e non intendono]
235
fermarsi, ma precipitarsi alle navi nere.
Zeus
Cronide lampeggia, mostrando loro segni favorevoli:]
Ettore,
grandemente superbo per la forza,
impazza
tremendamente, fidando in Zeus, e non ha rispetto]
né
per gli uomini, né per gli dei. Una potente furia lo ha invaso]
240
Desidera che Aurora divina si manifesti al più presto:
afferma,
infatti, che abbatterà i rostri delle navi,
le
brucerà con fuoco gagliardo e
ucciderà
presso di esse gli Achei sconvolti dal fumo.
Questo
temo terribilmente nel cuore, che
245
gli dei compiano le minacce e sia nostro destino
morire
a Troia lontano da Argo ricca di pascoli.
Su,
sovrano! Desidera anche tardi
liberare
i figli degli Achei sfiniti dallo strepito dei Troiani].
Dopo
ci sarˆ dolore anche per te e nessun rimedio
250
si può trovare una volta che il male è accaduto: molto prima]
pensa
a come allontanare dai Danai il giorno funesto.
Caro,
il padre Peleo ti avvisava
quel
giorno quando ti mandò da Ftia ad Agamennone:]
"Figlio
mio, Atena ed Era daranno forza
255
secondo il loro volere, ma tu l'animoso cuore
frena
nel petto: è infatti preferibile la moderazione.
cessa
la nociva contesa, affinché di più
ti
onorino giovani e vecchi degli Argivi ".
Così
avvertiva il vecchio, ma tu l'hai dimenticato. Ma anche adesso]
260
fermati, lascia la dolorosa ira: a te Agamennone
offre
doni degni se abbandoni l'ira.
Ascoltami,
ti elencherò
tutti
i dono che nella tenda ha promesso Agamennone:]
sette
tripodi non toccati dal fuoco, dieci talenti d'oro,
265
venti lebeti scintillanti, dodici cavalli
vigorosi
portatori di premi, che hanno ottenuto vittorie.]
Non
potrebbe essere povero l'uomo che avesse tanti premi,]
né
(potrebbe essere) privo di oro prezioso,
quanti
ne hanno procurati i cavalli di Agamennone.
270
Concederò sette donne che sanno realizzare opere perfette,]
di
Lesbo, che prese quando Lesbo ben costruita
conquistò
e che per bellezza superavano stirpi di donne.]
Quelle
ti darà e con loro ci sarà quella che allora tolse,]
la
fanciulla Briseide: giura con solenne giuramento
275
che non si è mai steso né unito con lei,
come
è usanza degli uomini, maschi e femmine.
Tutte
queste cose le avrai subito, ma se
gli
dei ci concedono di saccheggiare la grande città di Priamo,]
sali
sulla nave e accumula oro e bronzo in abbondanza,]
280
quando noi Achei spartiremo il bottino,
e
scegli venti donne troiane,
che
siano le più belle dopo Elena Argiva.
Se
poi torniamo ad Argo Achea, fertile terra,
che
tu gli sia genero! Ti onorerà al pari di Oreste,
285
che da lui è allevato delicato in molta abbondanza.
Ha
tre figlie nella reggia ben costruita,
Crisotemi,
Laodice e Ifianassa,
delle
quali tu conduca senza doni quella che vuoi
alla
dimora di Peleo. Darà molti doni,
290
quanti mai nessuno ha dato alla propria figlia:
ti
darà sette città ben abitate,
Cardamile,
Enope e Ire verdeggiante,
Fere
meravigliosa e Antea dai fertili prati,
la
Bella Epeia e Pedaso ricca di viti.
295
Tutte vicino al mare, ai confini di Pilo sabbiosa:
vi
abitano uomini ricchi di greggi e di buoi,
che
ti onoreranno con doni come un dio
e
sotto il tuo scettro manterranno splendido il diritto.
Queste
cose compirebbe per te se cessassi l'ira.
300
E se l'Atride ti è molto odioso nel cuore,
lui
e i suoi doni, allora abbi pietà per tutti gli altri Achei]
oppressi
nell'accampamento, che come un dio ti
onoreranno:
infatti grande gloria potresti ottenere da loro.]
Ora,
infatti, potresti prendere Ettore, quando molto ti si avvicini]
305
con furia funesta, poiché afferma che nessuno è pari (a lui)]
tra
quanti Danai che le navi hanno portato qui ".
A
lui rispose e disse Achille piede veloce:
"Divino
Laerziade, Odisseo dalle molte astuzie,
devo
dire con chiarezza
310
quello che penso e come si compirà la faccenda,
così
che non veniate da me a pigolare uno per uno.
Infatti
mi è odioso come le porte dell'Ade
chi
racchiude nel cuore un pensiero e ne espone un altro.]
Io,
perciò, dirò quello che ritengo sia la cosa migliore:]
315
non credo che mi persuaderà l'Atride Agamennone
né
gli altri Danai, perché non vi è stato alcun beneficio]
a
combattere continuamente contro i nemici.
Uguale
sorte è assegnata a chi rimane inoperoso e a chi combatte;]
uguale
onore hanno il vigliacco e il valoroso;
320
muoiono ugualmente l'uomo che non agisce e chi compie molte azioni]
A
me non rimane niente, dopo che ho sofferto dolori nell'animo,]
gettando
sempre la mia vita nel combattimento.
Come
un uccello porta ai piccoli implumi
i
bocconi e, dopo che li ha presi, niente di buono rimane per esso]
325
così anch'io passavo molte notti insonni
e
trascorrevo giorni sanguinosi a combattere,
lottando
con gli uomini per le loro spose.
Dodici
città di uomini ho distrutto con le navi
e
undici combattendo a terra presso Troia fertile:
330
da tutte queste molti e bei tesori
ho
preso, dando tutto in dono ad Agamennone
Atride
e lui, rimanendo presso le veloci navi,
dopo
averli ricevuti pochi ne distribuiva e molti ne teneva per se]
Ma
ai primi re dava i privilegi,
335
che loro posseggono al sicuro, mentre a me solo tra gli Achei]
lo
tolse e tiene la sposa piacevole. Che ci dorma insieme]
e
se la goda! Perché gli Argivi devono combattere con i Troiani?]
Perché
ha riunito e condotto qui l'esercito
l'Atride?
Forse non a causa di Elena belle chiome?
340
Forse che solo gli Atridi tra gli uomini amano le spose?]
Poiché
ogni uomo valente e assennato
ama
la sua e se ne prende cura, così anch'io
l'amavo
di cuore, sebbene fosse schiava di guerra.
Ora,
dopo che mi ha strappato il privilegio dalle mani e mi ha offeso]
345
non mi tenti consapevolmente: non mi persuaderà.
Ma,
Odisseo, insieme a te e agli altri re
si
preoccupi di allontanare dalle navi il mortale fuoco.]
Davvero
molte cose ha compiuto senza di me,
ha
innalzato il muro, ha condotto lungo di esso una fossa]
350
vasta e grande, vi ha conficcato dei pali:
ma
neanche così riesce a fermare la forza di Ettore uccisore di uomini]
finché
io combattevo con gli Achei,
Ettore
non voleva attaccare battaglia lontano dalle mura,]
ma
arrivava solamente alle porte Scee e alla quercia:
355
lì una volta mi attese per un duello, ma a stento riuscì
a sfuggire al mio passo]
Ma
ora, poiché non voglio combattere con il divino Ettore,]
domani,
dopo aver sacrificato a Zeus e a tutti gli dei,
dopo
aver caricato bene le navi, dopo che le abbia spinte in mare]
vedrai,
se vuoi e se ti interessa,
360
le mie navi che di buon ora navigheranno verso il pescoso Ellesponto]
e
in esse uomini desiderosi di remare.
Se
il glorioso ennosigeo mi concede navigazione favorevole,]
al
terzo giorno potrei raggiungere Ftia fertile.
Là
ho molte ricchezze che ho lasciato venendo qui.
365
E da qui altro oro e bronzo rosso
e
donne dalla bella cintura e molto ferro
porterò
via, tutto quanto mi spetta. Il privilegio, lui che me lo diede]
di
nuovo furtivamente se lo è preso, il signore Agamennone]
Atride:
bisogna parlare di lui
370
chiaramente, affinché si sdegnino anche gli altri Achei,]
se
ha intenzione di offendere ancora qualcuno dei Danai,]
sempre
vestendosi di sfrontatezza. A me
per
quanto impudente sia, non avrebbe il coraggio di guardarmi in faccia]
Non
deciderò niente insieme a lui, né piani, né azioni:]
375
mi ha ingannato e si è reso colpevole; ma un'altra volta]
non
mi ingannerà con le parole. Lo ha già fatto abbastanza. Tranquillo]
vada
in malora, visto che Zeus astuto gli ha tolto la ragione.]
Odiosi
mi sono i suoi doni, lui lo stimo al pari di un capello.]
Neanche
se mi desse dieci o venti volte di più tutto
380
quello che ha ora, e se vi fossero altre ricchezze provenienti da qualche
parte]
neanche
per tutte le ricchezze che affluiscono a Orcomeno o aTebe]
d'Egitto,
nelle cui case si trovano numerosissimi beni
e
che ha cento porte e da ognuna duecento
uomini
con cavalli e carri escono;
385
neanche se mi desse tanti doni quanti sono i granelli di sabbia o di polvere]
neppure
così Agamennone potrebbe persuadere il mio animo,]
prima
di aver pagato a me la dolorosa offesa.
Non
sposo la figlia dell'Atride Agamennone,
neanche
se gareggiasse in bellezza con l'aurea Afrodite,
390
o si ponesse alla pari con Atena occhio azzurro:
neanche
così la sposo. Se la prenda un altro degli Achei,]
che
si adatti a lui e sia un re più grande.
Se,
infatti, gli dei mi conservano e io arrivo a casa,
allora
Peleo mi cercherà una donna.
395
Molte Achee ci sono in Grecia e a Ftia,
figlie
di nobili, che difendono città,
delle
quali sposerò quella che voglio.
Là
il cuore animoso molto mi spinge
a
sposare una legittima moglie, conveniente consorte,
400
e a godere i beni che possiede il vecchio Peleo.
Per
me, infatti, non è pari alla vita né quanto si dice
che
possedesse Ilio, città ben costruita,
prima
in pace, prima che arrivassero i figli degli Achei,]
né
quanto racchiude la soglia pietrosa dell'arciere
405
Febo Apollo a Pito rocciosa.
Infatti
si possono rubare buoi e ricchi greggi,
si
possono ottenere tripodi e bionde teste di cavalli,
ma
la vita di un uomo non si può rubare né afferrare perché
torni di nuovo]
dopo
che ha superato la barriera dei denti.
410
Infatti mia madre Teti piede d'argento mi dice
che
doppia chere può portare termine di morte.
Se
rimango qui e combatto intorno alla città dei Troiani,]
per
me è perduto il ritorno, ma eterna sarà la gloria;
se,
invece, torno a casa nella cara terra patria,
415
per me è perduta la bella gloria, ma lunga la vita
sarà
e non mi coglierebbe presto il termine di morte.
Anche
agli altri vorrei consigliare
di
navigare verso casa, perché non troverete più la fine]
di
Ilio inaccessibile: infatti Zeus dal vasto volto sopra
420
le tiene la mano e hanno acquistato coraggio i soldati.
Ma
voi andandovene ai principi Achei
riferite-è
infatti privilegio degli anziani-
che
elaborino nel cuore un altro pensiero, migliore,
che
salvi loro le navi e il popolo degli Achei
425
sulle concave navi, perché non è per loro fattibile questo]
che
ora hanno pensato perché abbandonassi l'ira.
Fenice
rimanga e dorma da noi,
affinché
possa seguirmi sulle navi verso la cara patria
domani,
se vuole: non lo porterò via con la forza ".
430
Così disse e tutti rimasero in silenzio,
meravigliandosi
del discorso, perché molto duramente aveva parlato]
Poi
parlò il vecchio cavaliere Fenice,
versando
lacrime, perché temeva per le navi degli Achei:]
"Se,
splendido Achille, il ritorno nel cuore
435
mediti e non vuoi affatto allontanare dalle veloci navi
il
fuoco distruttore, perché l'ira ti ha invaso l'animo,
come
potrei allora io, figlio caro rimanere qui lontano da te,]
solo?
Da te mi mandava il vecchio cavaliere Peleo
nel
giorno in cui da Ftia ti mandava da Agamennone
440
fanciullo, ignaro della guerra terribile per tutti
e
delle assemblee, dove gli uomini si distinguono.
Perciò
lasciava che ti insegnassi tutto questo,
a
essere pronunciatore di discorsi e facitore di azioni.
Così
dunque non vorrei, caro figlio, rimanere lontano da te,]
445
neanche se gli dei stessi mi promettessero,
cancellando
la vecchiaia, di rendermi giovane nel fiore dell'età,]
come
quando nel passato lasciai la Grecia dalle belle donne,]
fuggendo
i contrasti con il padre Amintore figlio di Ormenide,]
che
era irato con me per la concubina dalle belle chiome,]
450
che lui amava e così disprezzava la sposa,
mia
madre. Lei sempre mi pregava per le ginocchia
che
mi unissi alla concubina, perché questa avesse in odio il vecchio]
Le
obbedii e lo feci: mio padre lo seppe subito
e
molto mi maledisse e invocò le dolorose Erinni,
455perché
mai sulle sue ginocchia si sedesse un figlio
nato
da me. Gli dei compirono la maledizione
457
Zeus sotterraneo e la tremenda Persefone.
462
Allora il mio animo nel petto non sopportò più
di
aggirarsi nella casa del padre irato.
Parenti
e congiunti, stando intorno e molto
465
pregando, mi trattenevano nella reggia
e
molti grassi capi e buoi cornuti dai piedi striscianti
uccidevano,
molti maiali unti di grasso
abbrustoliti
erano distesi sulla fiamma di Efesto,
molto
vino si beveva dagli orci del vecchio.
470
Per nove notti mi dormirono accanto:
si
alternavano a fare la guardia e mai si spense
il
fuoco, ma uno stava sotto il portico del ben chiuso cortile]
e
un altro nell'atrio, davanti alle porte del talamo.
Ma
quando giunse la decima tenebrosa notte,
475
allora io con forza i chiavistelli della porta del talamo
rompendo,
balzai fuori e saltai al di là del recinto del cortile,]
facilmente,
sfuggendo alle guardie e alle schiave.
Fuggii
quindi lontano attraverso l'Ellade dalle vaste regioni]
e
giunsi a Ftia fertile, madre di greggi,
480
dal sovrano Peleo.Egli mi accolse benevolo
e
mi volle bene come un padre vuole bene al figlio
unico
amato più di molti possessi,
e
mi rese ricco e mi concesse molto popolo:
abitavo
ai confini di Ftia, regnando sui Dolopi.
485
E tale ti ho reso, Achille simile agli dei,
amandoti
di cuore, perché non volevi insieme ad un altro]
né
andare a banchetto né mangiare nella reggia,
finché
non ti facevo sedere sulle mie ginocchia
e
ti saziavo tagliandoti la carne e porgendoti il vino.
490
Spesso mi bagnasti il chitone sul petto
sbuffando
vino nei capricci infantili.
Così
per te molto ho sofferto e molto ho penato,
pensando
che gli dei non mi concedevano una prole
mia:
ma avevo te come figlio, Achille simile agli dei,
495
affinché mi difendessi dalla sconveniente rovina.
Sù,
Achille! Doma il grande cuore: non devi
essere
spietato. Anche gli dei sono cedevoli,
e
più grandi sono la loro potenza, l'onore e la forza.
Eppure
con sacrifici, dolci preghiere,
500
libagioni e offerte gli uomini li placano
pregandoli,
quando hanno commesso una colpa e hanno sbagliato.]
Infatti
ci sono le Lite, figlie del grande Zeus,
zoppe,
rugose, dall'occhio bieco,
che
si affannano ad andar dietro ad Ate.
505
Ate è forte e vigorosa di gambe, perciò tutte
le
supera di molto e le precede su tutta la terra,
colpendo
gli uomini. Esse arrivano dopo.
Chi
avrà rispetto per le figlie di Zeus, quando sono giunte vicino]
questo
lo beneficeranno grandemente e lo ascolteranno quando le prega]
510
ma chi le respinga e le rifiuti duramente,
pregano
Zeus Cronide che
Ate
vada da lui, perché venga colpito e paghi il fio.
Ma
tu, Achille, concedi alle figlie di Zeus
l'onore,
che piega la mente di altri valorosi.
515
Se non portasse doni e non ne promettesse dopo
l'Atride,
ma si mostrasse violentemente ostile,
io
stesso non ti inviterei ad abbattere l'ira
e
a difendere gli Achei, benché ne abbiano grande bisogno:]
ma
ora ti darebbe molti doni subito e ne ha promessi per dopo]
520
e ha concesso che ti pregassero i più valorosi,
scegliendo
nell'esercito acheo quelli che per te sono
i
più cari tra gli Argivi. Non rendere inutili i loro discorsi]
e
la loro venuta. Prima non era biasimevole essere irati.]
Così
conosciamo anche la fama di eroi del passato,
525
quando l'ira violenta li coglieva:
diventavano
insensibili ai doni e alle parole.
Ricordo
un fatto che accadde, antico, non recente:
a
tutti voi cari lo dirò.
Combattevano
i Cureti e gli Etoli coraggiosi
530
intorno alla città di Calidone e contendevano tra loro,
gli
Etoli difendendo l'amata Calidone,
i
Cureti bramosi di distruggerla per opera di Ares.
Infatti
per questi fece sorgere il male Artemide dal trono d'oro,]
irata
perché nel poggio del vigneto a lei sacrifici non
535
aveva fatto Eneo: gli altri dei consumavano ecatombi,
mentre
a lei sola non sacrificò, alla figlia del grande Zeus.]
O
si scordò o non ci pensò: si accecò grandemente nell'animo].
Irata
la saettatrice stirpe divina
fece
sorgere un terribile cinghiale selvaggio dai bianchi denti,]
540
che soleva arrecare molti danni alla vigna di Eneo:
molti
grandi alberi gettò a terra, divelti,
con
tutte le radici e i frutti.
Lo
uccise il figlio di Eneo, Meleagro,
avendo
radunato da molte città cacciatori
545
e cani: infatti non fu domato da pochi uomini;
tanto
era grande e molti ne fece salire sulla dolorosa pira.]
Ma
intorno ad esso (la dea) fece sorgere molta mischia e tumulto,]
per
la testa e la setolosa pelle del cinghiale,
fra
Cureti ed Etoli dal grande animo.
550
Finché Meleagro caro ad Ares combatteva
male
andava per i Cureti, ed essi non potevano
resistere
fuori dalle mura, pur essendo molti;
ma
quando invase Meleagro l'ira, che anche di altri
allontana
la mente dal petto, anche se sono saggi,
555
egli davvero irato con la madre Altea,
giacque
con la moglie, la bella Cleopatra,
figlia
di Marpessa dalla bella caviglia figlia di Eveno
e
di Ida, che fu il più forte degli uomini
di
allora-prese l'arco contro il signore
560
Febo Apollo per la fanciulla dalla bella caviglia:
lei
nella casa il padre e la veneranda madre la
chiamavano
con il nome di Alcione, perché sua
madre,
subendo la sorte dell'alcione lamentoso,
piangeva
perché l'aveva rapita il saettante Febo Apollo-]
565
e insieme a lei stava a giacere smaltendo la dolorosa ira,]
irato
per le maledizioni della madre, che agli dei
aveva
lanciato maledizioni molto afflitta per l'uccisione del fratello]
e
molto batteva con le mani la fertile terra,
invocando
Ade e la tremenda Persefone,
570
stando seduta a terra-e il petto era bagnato dalle lacrime-]
perché
dessero la morte al figlio: l'Erinni che vaga
nell'oscurità]
la
ascoltò dall'Erebo, con il cuore amaro.
Subito
intorno alle porte si alzò mischia e strepito,
mentre
le torri venivano buttate giù. Lo pregavano i vecchi]
575
degli Etoli- e inviavano i migliori sacerdoti degli dei-
di
uscire e combattere, promettendo un gran dono:
dove
più fertile è la pianura dell'amata Calidone,
lì
lo invitavano a scegliersi una proprietà bellissima
di
cinquanta iugeri e a dividerla metà a vigna e
580
metˆ come terreno spoglio da seminare.
Molto
lo pregava il vecchio cavaliere Eneo
stando
sulla soglia dell'alto talamo,
scuotendo
i ben saldi battenti, supplicando il figlio;
molto
le sorelle e la veneranda madre lo
585
pregavano: ma lui di più rifiutava. Molto (lo pregavano) i compagni]
che
a lui erano i più cari e amati fra tutti:
ma
neppure così persuadevano il suo animo nel petto,
fin
quando il talamo fu violentemente scosso e sulle torri]
salirono
i Cureti e incendiarono la grande città.
590
Allora pregava Meleagro la moglie dalla bella cintura,]
affliggendosi,
e gli espose tutti i
dolori
che toccano alle persone di una città conquistata:]
uccidono
gli uomini, il fuoco riduce in cenere la città,
altri
portano via i figli e le donne dalla bassa cintura.
595
Il suo animo fu scosso a sentire questi mali
e
andò e rivestì il corpo con le armi splendenti.
Così
allontanò dagli Etoli il giorno funesto,
cedendo
al suo animo: ma non gli offrirono più doni
molti
e belli; aveva allontanato il male anche senza.
600
Ma tu non pensare nel cuore queste cose, che un dio non ti]
volga
in questa direzione, caro: sarebbe peggio
difendere
navi che bruciano. Sù! Ai doni
avvicinati,
perché come un dio ti onoreranno gli Achei.]
Se
affronti senza doni la guerra distruttrice di uomini,
605
non avrai uguale onore allontanando la guerra ".
A
lui rispose e disse Achille piede veloce:
"Fenice,
caro vecchio padre, divino, non
ho
bisogno di questo onore: penso di essere onorato secondo il volere di Zeus]
che
mi tratterrà presso le navi concave, finché il respiro]
610
rimanga nel petto e mi sorreggano le mie ginocchia.
Ma
altro ti dirò e tu mettitelo nel cuore:
non
mi confondere l'animo con gemiti e lamenti,
facendo
un favore all'eroe Atride. Non devi
averlo
caro, perché tu non sia odioso a me che ti voglio bene.]
615
E' bene per te affliggere insieme a me chi affligge me:]
sii
re quanto me e condividi a metˆ l'onore.
Loro
vanno a riferire, tu rimani qui e stenditi
sul
morbido letto: al sorgere dell'aurora
decideremo
se tornare a casa o rimanere ".
620Cos“
(disse) e a Patroclo accennò in silenzio con le ciglia]
di
preparare per Fenice un folto giaciglio, affinché al più
presto]
si
riposasse dal cammino dalla tenda. Fra loro Aiace
Telamonio
simile agli dei parlò:
"Divino
Laerziade, Odisseo dalle molte astuzie,
625
andiamo: infatti non mi sembra che la fine del discorso]
si
compia per questa via. Al più presto dobbiamo riferire]
ai
Danai le parole, anche se non sono buone:
ora
stanno aspettando. Achille
ha
reso selvaggio l'animoso cuore nel petto,
630
disgraziato, e non si volge all'amicizia dei compagni,
con
cui lo onoravamo presso le navi, al di sopra di tutti,]
spietato.
Per l'uccisione del fratello
o
la morte del figlio si riceve compenso:
chi
molto ha pagato rimane nel suo territorio
635
ed è trattenuto il cuore e l'animo gagliardo
di
chi ha ricevuto il compenso. A te malvagio senza fine]
gli
dei hanno reso l'animo nel petto a causa di una fanciulla]
sola:
ora te ne offriamo sette, di gran lunga le migliori,]
e
molte altre cose ancora. Mostra l'animo benevolo,
640
abbi rispetto per la casa. Siamo sotto il tuo tetto
provenienti
dalla massa dei Danai, vogliamo di gran lunga per te]
essere
i più cari e amati tra tutti gli altri Achei ".
A
lui rispose e disse Achille piede veloce:
"Aiace
Telamonio divino, pastore di genti,
645
mi sembra che hai detto tutto di cuore.
Ma
a me si sconvolge il cuore dall'ira, quando
ricordo
come mi disonorò tra gli Argivi
l'Atride,
come un vile vagabondo.
Voi
andate e riferite questo:
650
non mi preoccuperò della guerra sanguinosa
prima
che Ettore divino, figlio del saggio Priamo,
sia
giunto alle tende e alle navi dei Mirmidoni,
uccidendo
gli Argivi, e abbia bruciato le navi.
Presso
la mia tenda e la nave nera
655
credo si fermerà Ettore, anche se desideroso di battaglia ".]
Così
disse e quelli, dopo aver preso ognuno la coppa a due manici]
e
aver libato, tornarono alle navi: guidava Odisseo.
Patroclo
ordinò a schiavi e ancelle
di
preparare un folto giaciglio per Fenice il più presto
possibile]
660
Quelle, obbedendo, prepararono il giaciglio come aveva ordinato,]
pelli,
coperta e morbido panno di lino.
Là
il vecchio si stese e aspettò l'Aurora divina.
Achille
dormì all'interno della tenda ben salda:
accanto
a lui si distese una donna, che aveva portato via da Lesbo]
665
figlia di Forbante, Diomeda dalle belle guance.
Patroclo
si stese dall'altra parte: accanto a lui
Ifis
dalla bella cintura, che gli aveva dato Achille divino]
quando
aveva conquistato Sciro inaccessibile, città di Enieo.]
Quando
quelli furono alle tende dell'Atride,
670
con le coppe d'oro i figli degli Achei
li
salutarono, in piedi da una parte e dall'altra, e fecero domande]
per
primo domandò il sovrano di uomini Agamennone:]
"Sù!
dimmi, famoso Odisseo, grande gloria degli Achei,]
(Achille)
vuole allontanare il funesto fuoco dalle navi
675
o rifiuta e l'ira possiede ancora il grande animo? ".
A
lui rispose il divino Odisseo che molto sopporta:
"Atride
onoratissimo, signore di uomini Agamennone,]
lui
non vuole spegnere l'ira, ma ancora di più
la
ingrossa e disprezza te e i tuoi doni.
680
Ha esortato te tra gli Argivi a meditare
su
come salvare le navi e l'esercito degli Achei:
ha
minacciato che al sorgere dell'aurora
spingerà
in mare le navi agili dai bei banchi.
E
ha detto di avvertire gli altri
685
di tornare a casa, perché non troverete più la fine
di
Ilio inaccessibile: infatti Zeus dal vasto volto sopra
le
tiene la mano e hanno preso coraggio i soldati.
Così
disse e per esporre queste cose vi sono anche questi qui che sono venuti
insieme a me]
Aiace
e i due araldi, entrambi assennati.
690
Il vecchio Fenice lì si è steso, come (Achille) ha consigliato,]
affinché
sulle navi verso la cara patria lo segua
domani,
se vuole: non lo condurrà con la forza ".
Così
disse e tutti rimasero in silenzio,
meravigliandosi
delle parole: infatti molto duramente aveva parlato]
695
Davvero stavano in silenzio gli onorati figli degli Achei;]
poi
gridò il valoroso Diomede:
"Atride
onoratissimo, signore di uomini Agamennone,]
non
avessi pregato il perfetto Pelide,
offrendogli
migliaia di doni! E' superbo senza ragione.
700
Ora lo hai spinto molto di più all'insolenza.
Forza!
lasciamolo stare, che parta
o
rimanga! Combatterà quando lo
spinga
l'animo nel petto e lo inciti un dio.
Su!
convinciamoci tutti, come vi dico:
705
ora riposatevi, allietando il cuore
con
cibo e vino, perché questo è la forza e l'ardore;
poi,
all'apparire della bella Aurora dalle dita rosate,
raduna
rapidamente uomini e cavalli presso le navi,
incitando,e
combatti tu stesso in prima fila ".
710
Così disse e tutti i re approvarono,
meravigliandosi
delle parole di Diomede domatore di cavalli.]
Allora,
dopo aver libato, andarono ciascuno alla tenda,]
dove
si riposarono e presero il dono del sonno.