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La Banda Massa Critica si ritrova alla
stazione degli autobus, carica le bici sul furgone e poi sale sul bus che subito deve fare una lunga
deviazione perche' in lontananza appare una lunga colonna di fumo nero (cattivo presagio?), cambia bus a Pont, il furgone segue
fedelmente.
La Banda Massa critica arriva al lago di Ceresole (circa 1600 m di altezza), breve colazione, volantinaggio e si parte. Credendo che la
strada sia notevolmente più breve e meno difficile, qualcuno parte con un accelerazione turbo, lo ritroviamo un chilometro piu' in su'
semi esploso sdraiato su una panca. Ma la salita e' implacabile non resta che scendere dalla sella e spingere, spingere, spingere mentre
intorno si aprono panorami mozzafiato. Qualcun altro abbandona la bici, la lega all'unica palina stradale e viene recuperato dal
preziosissimo furgone in appoggio, è dura, il sole picchia, il morale resta alto. Al lago del Serru' (mt. 2275) anche il furgone deve
fermarsi, non puo' piu' proseguire, la banda Massa Critica aumenta sensibilmente di numero e continua lentamente ma inesorabilmente ad
arrampicarsi lungo una ripida strada che sembra non finire mai.
La banda Massa Critica arriva finalmente al rifugio Citta' di Chivasso (mt 2612) e divora una bella polenta con contorni vari. Ma
il tempo passa ed è ora di tornare, anzi. Il bus è gia' partito!
La banda Massa Critica tenta di raggiungere il bus e si lancia giu' per la discesa tra i tornanti, è incredibile quanta strada abbia
fatto, stentiamo a credere ai nostri occhi, poi scatta una mini massa nei confronti degli autosauri (nel frattempo la strada e' stata
incredibilmente riaperta al traffico) e qualche contrasto e' inevitabile.
Nota: se fai una massa in una strada di montagna, l'automobilista che ti sorpassa corre subito dalla mamma a protestare per la bua subita e
poco piu' giu' solerti tutori dell'ordine ti aspettano perche' "è stata segnalata una bicicletta con una targa 'No Oil' che occupava
impropriamente la carreggiata".
La banda Massa Critica riprende la corsa ma l'autobus è ormai lontano, la banda supera Ceresole e prosegue, ormai priva della
fresca aria di montagna e immersa nella puzza degli scarichi delle auto, è meglio fermarsi e aspettare con calma l'autobus successivo.
La banda Massa Critica entra in paese in cerca di refrigerio e per aspettare l'autobus, ma c'è un manifesto leghista di troppo su un
muro, impossibile resistere, qualcuno si incazza, urla, ("se torni qua di metto un paletto da mezzo metro su per il culo"). La massa
applaude le eleganti e forbite frasi e la preziosa informazione sull'uso alternativo dei paletti da mezzo metro e decide di
proseguire.
La banda Massa Critica, per evitare la lunga galleria si avventura in una vecchia strada ormai dissestata facendo lo slalom tra buche,
massi, frane, passando in piccole ma buie gallerie e selvaggi panorami. Forse la banda massa critica e' entrata in un buco spazio
temporale? Ma alla fine è nuovamente sulla strada principale e arriva ben presto a Locana dove finalmente si ferma, assalta un piccolo bar
e svuota il frigo di bevande fresche e dissetanti.
La Banda Massa Critica carica le bici sul furgone e aspetta l'autobus che la carica, pero' la porta solo un po' piu' in la', alla stazione
di Pont dove aspetta una altro bus che la carica, ma la porta solo un po' piu' in la', alla stazione di Cuorgne' dove la aspetta un treno
(data di fabbricazione 1967, fonte Ablozintov) ad aria caldissima super diffusa.
La banda Massa Critica, stanca, sudata, scottata ma felice arriva alla stazione di Porta Susa.
La banda Massa Critica ha pedalato per circa 42 Km, ha fatto una salita di circa 16 Km con 1000 mt di dislivello, ha usato in
prevalenza bici da città, qualcuna senza cambio, qualche mtb.
Come ha detto il buon John Belushi: "qui si tratta di fare un'azione assolutamente stupida e futile e siamo noi gli unici in grado di
farla"
Armando |
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Ecco il resoconto di un nuovo
massacritico della gita al Nivolet:
Ciao Piero,
ti scrivo subito della giornata passata nel Gran Paradiso, ringraziandoti della "dritta" e dispiacendomi della tua assenza.
Beh, che dirti, i primi 1000 metri di dislivello per raggiungere Ceresole da Locana sono duretti ma pedalabili, il più è riuscire a
scaldarsi ma la pendenza fino a Noasca è lieve, quindi tutto o.k.
Il fastidio è stato affrontare la galleria, solo metà, perchè per la prima parte la superi percorrendo la strada vecchia, dal fondo un po'
sconnesso. Questa strada si immette a metà galleria, il problema è che la lunghezza totale supera i 2 km con pendenza del 15%.
Beh, pollo io che mi son fatto stà fatica perchè mi ha poi detto un ragazzo che se si esce nuovamente dalla galleria dopo 50 metri, ci si
ritrova sulla strada vecchia e da lì fino a Ceresole. Ed in effetti al ritorno son passato di lì e il fondo è anche meglio che nel primo
tratto ( ma la pendenza è peggiore, punta al 21%?!?).
Ho quindi raggiunto i "massacritici" mentre distribuivano
volantini agli automobilisti e che si sono rivelati subito molto simpatici. Io
mi sentivo un po' fuori posto per via del mio look supertecnologico con bici stralucidata e gamba depilata, ma nessuno me l'ha fatto
pesare. Comunque ho tratto una bella lezione di umiltà. Dopo qualche chilometro infatti ho deciso di staccarmi dal gruppo per via del
procedere un po' discontinuo che martellava un po' le mie gambette.
Purtroppo con la bici da corsa è difficile procedere senza un ritmo continuo e così sono salito in solitaria al Nivolet, senza
dimenticare giunto al parcheggio del Serrù di urlare ai leghisti del gazebo contro il traffico regolamentato di vergognarsi.
Poi al colle sono sceso al rifugio Chivasso, curioso di sapere la loro posizione riguardo al "blocco" e timoroso di foraggiare un
eventuale collaborazionista dei padani.
Beh, il timore se ne è andato subito quando mi hanno spiegato le idee molto etiche che animano la loro gestione: clientela che ami la
montagna e non che la sfrutti.
Comunque la lezione mi è arrivata quando, mentre scendevo verso il parcheggio del Serrù convinto di incontrare laggiù i compagni di
salita agonizzanti, me li sono trovati appena tre chilometri più sotto. A questo punto naturalmente ho girato la bici e sono risalito
con loro, con la conferma pratica che è la volontà e non la tecnologia a fare le imprese. Sono stati grandi!!!Penso che il colle
del Nivolet abbia visto per la prima volta oggi una Graziella [con le ruote, perchè in carne ed ossa ce ne sono tante :-)] percorrere i
suoi tornanti!!!
Vabbè, spero che le notizie sul pecorso ti possano servire. Da parte mia ti dico che pedalare su di una strada con così poco traffico (i
mezzi navetta e quelli dei guardiaparco ogni tanto passavano) è veramente un piacere. Ora ti saluto chè mi devo ancora ripigliare dal
sole e dalla fatica.
Spero ti sia rimesso in salute,
a presto
Ale |