Eels: Souljacker
[2001]

 


Coming home from the school today
Crying all along the way
Ain't no way for a boy to be
Begging ma to shave me please

Certi animali vivono sulla terra, altri dentro l'acqua: altri dentro la terra, altri sull'acqua. Solo occasionalmente si incrociano: e se si incrociano non si salutano neppure. Ci sono forme di vita dentro le forme dei formaggi, e un intero mondo si schiude quando osserviamo al microscopio gli incredibili delirii della natura infinitesimale.

A mapparli tutti si passerebbe la vita a catalogare; in qualche film fare la lista delle comparse involontarie, in qualche stadio ad appuntarsi i nomi degli spettatori, erigere un monumento solo dei nomi dei morti africani per fame e malattie dell'igiene. Imprese spaventevoli che si accontentano dell'attenzione cronachistica del nome collettivo, e della beata indifferenza con cui i numeri si prestano a concludere ogni questione in epoca di post-massificazione. Mi chiedevo cosa volesse dire amare, cosa volesse dire amare tutta la tua vita senza cercare di darle dei nomi. Scorrerle accanto solo a guardar paesaggi, a ritrarre le approssimazioni degli oggetti nella quiete delle forme conosciute. Sospendere la mente in una mezz'aria affaticata dalla nozione, nel criterio di riconoscimento. Riuscirci per un'ora, per un giorno.

[antitesi]

Woman driving, man sleeping.
There's no radio to play.
Sitting with the map,
laying crumpled on her lap.
Looking for the toll money to pay

Ma no, e poi: vi sono delle cose che prenderebbero a bussare, e poi a gridare dalla finestra, in ultimo a sfondare la porta. Cose che ci appartengono, anche senza che noi lo si possa dire o formalizzare. Siamo marchiati. Per due settimane volontariamente senza musica appresso, cercando di divincolarmi da una tirannia spesso cieca e fuoriosa; penetrare in una cosmopoli senza la piantina dei negozi di dischi, penetrare nel silenzio della notte senza un cd a tenermi compagnia, fluire rapido accanto alle radio, alle televisioni, sfuggendo alla persecuzione della più radicata e immateriale dipendenza del mio corpo. Allora il molteplice inizia a sbiancare, a fondersi in un tutto che puoi persino dirlo con poche frasi. La mente inizia a colare nomi squagliati, a sottopercepire note orfane, a giocare con gli scheletri come in un picnic su una necropoli abbandonata. Perlopiù è un riciclo del sangue, per il resto è solo una sofferenza deliberatamente mirata a riprendere il saldo possesso del regno.

[impossibilità della sintesi]

Did you think that I would laugh when you said I was small
Did you think that that would pass as if nothing at all

Due giorni a guardare le pile degli ultimi arrivi, e ascoltare quasi per caso o per un richiamo sottopelle solo uno. Il primo della pila di sinistra. E sentirlo provenire da una contrazione dello stomaco. Sentirlo venire a patti con il criterio di riconoscibilità. Allora non ha molto senso considerarlo il *disco meno riuscito degli Eels*. Perché lo riconosco, e mi riconosce. Mi chiede di esser ucciso. Chiede di essere ascoltato.

[non c'è un punto a cui arrivare]

I don't miss where I came from
But each night I dream about being back home
When I wake up in the morning
I'm too tired, tired of being alone

Perché noi amiamo l'alto e il basso. Il mare e il cielo, senza appartenervi. Questo disco smetterà di secernere la sua dolcezza malata dopo dieci ascolti al massimo. Ma nel frattempo è un'esperienza traumaticamente emozionale. E' un tumore venduto al chilo.

[una fine, per quanto approssimativa]

Baby I confess
I am quite a mess
So let's get married and make some people
More than equal in this world of shit

Nessuno come Mr.E riesce a far odorare di ciclamino l'immondizia. La melodia che si apre infida, la confessione che non si vergogna della propria pochezza, un non riconoscersi che è la cifra del radicamento in un corpo disfunzionalmente alato.
Figlio di un Dio minorato.


A friendly ghost is all i need


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