EYELESS
IN GAZA: The eyes
of beautiful losers/Caught in flux
[1981]
La
patina della realtà è tutto quanto passibile di spiegazione.
I nomi degli oggetti sono il grado più profondo di penetrazione concesso
all'umano.
E' qui che s'innesta il gioco della vita e della morte, come un
trambusto della superficie.
Al cielo giunge il fumo dei falò, e la sporcizia di ogni ricerca disturbante
quella quiete persa nel sogno di una quiete sempre maggiore, il cui prezzo permanente
è la guerra, la cui direzione è il
tragico asintoto prometeico. Nietzsche lo sapeva.
Considerava la malattia dell'umano non risiedente nella malattia stessa, quanto
nell'inquieta successione degli antidoti alla malattia. A furia di curarci ci
siamo ammalati della nostra cura.
La salute non è in nessun caso una consolazione.
Ora guardo il ricordo, la fantasmagoria di immagini che hanno fissato il mio
impossibile, ancorandolo a filigrane di note, aprendo la porta ad un caso intellettualizzato
e più sinistro, malato delle proprie soluzioni.
I suoi scatti perfettamente bilanciati dalla paralisi - i suoi amori sostenuti
dall'inerzia delle sue difficoltose indifferenze.
Gli Eyeless in Gaza si agitavano dentro i parossisimi dell'autoriflessione,
ed esibivano le ferite che introducevano al
sangue non ancora coagulato dell'interiore. Ogni forma è sembrata respingerli,
ogni passo sbiadito era traccia del coraggio che serviva per percorrerlo.
Ricordo bene la mano che, me sedicenne, mi passava, al riparo da sguardi inammissibili,
la busta gravida del vinile di "Caught in
flux/The eyes of beautiful losers".
Giusto un rimando, per me, a un giudizio ancora da formare, pesante dell'univocità
di un dono.
La copertina in bianco e nero, la ricordo, e non è stata mantenuta dalla
ristampa in cd.
Quel furtivo movimento d'appropriazione possiede adesso il suggello dell'acquisizione
di un irripetibile.
Se fosse una linea d'orizzonte, una spiaggia deserta, uno squarcio marino con
balena non saprei con precisione dire.
Era profonda la prospettiva, e indicava un distante.
Ho poi provato a ricostruirlo dalle canzoni, ma certe distanze sono costruite
della loro inattingibilità.
Certi colori, smarrita l'impressione sull'occhio, s'acquattano al buio.
prompted in loyalty to pursue effect,...
stationed in indolence and frightening neglect....
constrinction of movement thru misguided senses....
with no basis to flower in actual personal tenses....
and i am green, off-colour, a sickly hue inevitably....
and what will ensure
will not impair the final view of this digression-
a harsh suppression of pure impulse....
all personal profit overridden and engulfed
so vivid and plain now, as this choking position of lust
explodes in anger and repressed intuition...
and i am red, off-colour, a sickly hue inevitably....
and what will ensure
will not impair the final view
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