I layer

La stratificazione e le sovrapposizioni | Il Mondo dei vettori. Geometrie e layer.

 

Abbiamo visto che per trasmettere in maniera pratica, veloce ed efficiente delle informazioni non lavoriamo più su porzioni di schermo ma in un sistema vettoriale che agisce su entità nominabili.
Tali oggetti possono essere catalogati e organizzati in gruppi e insiemi: i layer. Tali layer semanticamente rilevanti ci danno la possibilità di organizzare orizzontalmente gli elementi non solo da un punto di vista pratico (muri portanti, tramezzi, finiture…) ma soprattutto da un punto di vista concettuale. Infatti, questo sistema intelligente ci porta a organizzare il lavoro in una maniera diversa ed è talmente potente da portarci addirittura a concepire i progetti in un nuovo modo. Oltretutto, la storia ci ha dato grandi insegnamenti riguardo alle sovrapposizioni e alle stratificazioni: a Roma gli esempi sono molteplici. Pensiamo alla chiesa di S. Clemente: qui i livelli sono riconoscibilissimi e completamente fluidificati. I Musei Capitolini sono il simb olo delle stratificazione dei “corsi e ricorsi” storici, tra l’altro al centro del mondo. Questo edificio palinsesto può essere navigato dalle fondazioni delle antiche costruzioni romane (Tempio di Giove) fino alla recente sistemazione della stata  equestre di Marco Aurelio di Aymonino.


Quello che già si stava affermando nel 1982, esplicitato dalla presenza dei progetti di Tschumi e Koolhaas per il concorso della Villette a Parigi, è un nuovo paesaggio mentale caratterizzato dalla presenza di uno strumento fortissimo di organizzazione dello spazio e dei progetti. Tschumi e Koolhass propongono un’organizzazione per livelli, layer, ciascuno perseguendo la sua logica.
L’affermazione vincente del progetto di Tschumi segna la svolta rispetto alla situazione di bilico tra passato e futuro che si era delineata nello studio dei progetti partecipanti. La differenza tra paesaggi mentali agli antipodi ma l’affermazione del rifiuto della gerarchia dei pieni e dei vuoti .

Tschumi Nel suo progetto, Tschumi fa un uso consapevole dei nuovi strumenti e crea delle vere e proprie esplosioni trasformando i frantumi nelle Folies. Questi elementi sono collocati  nei punti di intersezione di una griglia ideale (equidistanti, quindi)  che è a sua volta interrotta da elementi lineari quali i percorsi e le alberature. I livelli sono in questo caso tre che interagiscono tra loro in maniera dialettica.

Koolhass Nel progetto di Koolhass emerge in maniera forte una interpretazione più complessa dell’organizzazione per livelli. L’architetto lavora più su una strutturazione orizzontale che non su livelli indipendenti sul piano verticale.

Eisenman Qualche anno prima anche Eisenman, nel suo progetto per Cannaregio a Venezia, aveva legato l’idea del Palinsesto con l’idea delle giaciture e dei layer.

Libeskind La formazione ibrida di questo architetto-musicista-filosofo-grafico ha fatto sviluppare il suo paesaggio mentale propenso alla composizione tipica di questi ambiti. All’inizio della sua carriera il suo lavoro veniva associato alle tendenze delle avanguardie artistiche. La sua interpretazione sintetizza la consapevolezza di un’identità autonoma dei vari livelli e una ricomposizione dinamica, quasi filmica. La sua idea di stratificazione è decisamente meno meccanica di quella di Tschumi; si potrebbe dire che oltre ad essere dinamica la sua è un’interpretazione compositiva e stratigrafica. Il mondo degli strati sembra quasi emergere dal basso, sembra un movimento tellurico che ben poco ha a che vedere con la sovrapposizione di elementi tipica dell’interpretazione meccanica di Tschumi .