ARCHITETTURE borderline

...vai al libro della collana Universale di Architettura >>...

 

"Penso che nel caso della mia casa la gente si sia seccata perchè ero ligio. Ho risposto: "va bene, voi vivete qui, usate reti metalliche, usate questi chiodi, usate queste strane finestre". Ho preso una delle loro icone e ne ho fatto più che un'icona, ho giocato con i loro detriti - e loro pensano che sia normale - e semplicemente li ho ordinati in forma artistica. Quello che gli ha dato fastidio è che si sono sentiti obbligati a metterci il naso dentro. Io non volevo fargli mettere il naso dentro e offenderli. Stavo cercando di trovare il modo di adattarmi a quel contesto, di usare il linguaggio di quel contesto, di vivere con quegli elementi borghesi. Quando sono arrivato alla realizzazione, ho finito col farli infuriare perchè lo leggevano come una presa in giro. Stavo scherzando a loro spese, e si sono arabiati. Quando glielo ho spiegato si sono calmati, ma erano veramente furiosi. Mi sono reso conto che possediamo davvero un certo potere, come Warhol con i suoi barattoli di zuppa Campbell. Si può davvero entrare a smuovere qualcosa, mandando in corto circuito un intero segnmento del mondo. Perchè ciò turba la gente, destabilizza il loro autocompiacimento in un punto in cui pensavamo che tutto andasse bene. Invece arriva questo tizio e usa queste cose, in un modo che li turba. "che cosa significa? Come osa adoperare la rete metallica come una scultura? La rete metallica serve per fare i recinti". Ecco ciò che mi interessa, ciò che mi affascina."

Da F. O. Gehry, Un'architettura di frontiera, in Domus, n° 745, 1993.

"Gehry sa che la negatività dell'arte (il dire "no" a quanto precede) è necessario per affermare un modo diverso di conoscere. (...)"sembra" il lavoro di un architetto di protesta, anti-establishment, che cerca nel povero, nel disadorno, magari nei movimenti di controcultura pre e post Sessantotto, un gesto da gettare in faccia al perbenismo. "

A. Saggio, "F. O. Gehry, Architetture residuali", Testo & Immagine, 1997

Gehry applica alla propria casa l'esperienza acquisita nella realizzazione delle case precdenti con maggiore efficacia. Le deformazioni del cubo delle esperienze progetuali antecedenti vengono qui a sovrapporsi alla casa esistente , acquistata dalla moglie. Gehry opera con profitto nell'intento di estendere gli spazi, creando un ambito indefinito tra interno ed esterno, che da allo spazio una caratterizzazione speciale. Nell'ampliamento esibisce la forza degli elementi costruttivi residuali e mostra gli strati e i layer di cui il progetto si compone. La sua casa ha il fascino dell'incompiuto e sintetizza il desiderio di riscatto della bellezza dal pregiudizio estetico.

Gehry opera una scelta contestuale . L'uso in facciata di materiali industriali poveri quali reti e lamiere è dettato dalla presenza estensiva che, nelle villette borghesi americane, si registra nei Backyards e, nelle zone di servizio e nei depositi per attrezzi.

L'universo dei segni degradati e compromessi del paesaggio urbano e delle zone di margine periferiche diventa una risorsa per la progettazione. Il ribaltamento di valori e significati è effettuato per mezzo dell'esaltazione del rifuto, di ciò che la società contemporanea produce ma che esteticamente non accetta.

Il nuovo linguaggio di Gehry è libero da regole tradizionali. E' il grado zero dell'architettura.

I materiali da lui usati hanno forti potenzialità espressive in quanto insondati, non cicatrizzati nel paesaggio mentale collettivo.

Nella sistemazione della casa,Gehry esalta l'ingresso con una scalinata che cura nei minimi dettagli ma non alla maniera di Michelangelo nella Biblioteca Laurenziana, quanto invece carcando gli scalini di connotazione plastica. Dota i gradini di movimento, e costruisce il primo in cemento. Percorrendoli si è subito condotti alla porta di ingresso che sembra essere una estensione dei pannelli della scala stessa.

Le operazioni che Gehry compie nella sua casa a Santa Monica sintetizzano un desiderio di riportare l'arte e l'architettura all'interno del reale e della quotidianeità, fino a confondersi con questo. Gli oggetti di architettura di Gehry parlano delle attuali preoccupazioni della società pot-industriale e sono delle nuove interpretazioni dei contesti dei contemporanei paesaggi urbani.

L'ironia del prodotto e sul prodotto ha avuto, a seguito delle sperimentazioni gehriane, proseliti in vari campi, principe dei quali, dopo l'architettura, il design . La visione postpunk o contemporanea degli oggetti simbolo della modernità vede una sovrapposizione intenzionale di storia, materiali e contesti che provoca la discussione sul riciclo di materiali e idee.

La serie The Classic Postmodernism Collection , realizzata dalla Detroit Chair &co , usa la storia per sottolineare l'ironia del prodotto e realizza una Breuer o una Reinne per poco più di 800 dollari, più o meno identiche all'originale.