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.... una cascata d'energia ....

 

....nel ventre dell'Adamello ....


...immagini...


laghi d'Avio in inverno


presa vedretta dei frati


vetta Adamello


da Adamello: pian di neve


verso l'Adamello


Pantano


chiesetta Venerocolo


chiesetta Venerocolo


Venerocolo


Venerocolo Pantano


Venerocolo Pantano


vedretta Pisgana


Aviolo


Benedetto Avio

DESCRIZIONE

Impianto idroelettrico di generazione e pompaggio di Edolo
I primati tecnologici della mega centrale di Edolo

di Lucio Dall'Angelo

da speciale AB CENTO TRE di settembre 1987 - Grafo e Associati - Brescia -



E' l'immagine della potenza.
Una torre alta 22 metri e pesante 550 tonnellate ruota su se stessa alla velocità di 600 giri al minuto.
E' il gruppo turbina-generatore numero 3 della centrale idroelettrica di Edolo.
A smuovere il gigante di acciaio è l'acqua, una vera e propria cascata: quasi 12 metri cubi al secondo.
Siamo nella sala macchine della centrale: una caverna a pianta rettangolare scavata nella roccia lunga 175 metri, larga 16 ed alta 41 in corrispondenza dei gruppi, accessibile dall'esterno grazie ad una galleria lunga 700 metri.
E' il cuore dell'intero impianto.
Qui l'acqua raccolta tra le Alpi e condotta per chilometri in gallerie scavate sottoterra trasforma in energia elettrica tutta la rabbia e la potenza acquisita in una caduta a precipizio di quasi 2.000 metri.
Il miracolo si compie nel fragore spettacolare e assordante di una caverna fuori dal mondo. La caverna con gli otto gruppi turbina-generatore è il centro di un impianto complesso, frutto di una progettazione d'avanguardia che ha consentito soluzioni tecniche che ne fanno uno dei più moderni d'Europa.
Le gigantesche opere per la sua realizzazione, iniziate nell'ormai lontano 1977, non sono ancora concluse anche se la centrale è entrata in funzione già l'anno scorso.
La necessità primaria era quella di rifare l'impianto di Temù, ormai obsoleto.
L'Enel, proprietario della struttura, decise di sostituirla con un'opera di concezione moderna, sia dal punto di vista delle soluzioni tecniche adottate, sia da quello altrettanto importante dell'impatto ambientale.
Non sarebbe stato possibile alloggiare in un edificio di superficie tutto quanto è stato nascosto nelle viscere della montagna senza stravolgere la bellezza dell'alta valle. Ecco allora la soluzione dell'impianto in caverna.

Otto chilometri in un tunnel sotterraneo per l'acqua della Val d'Avio

Per smuovere gli otto gruppi turbina-generatore, l'acqua è accumulata nell'invaso del lago d'Avio, nella valle omonima, che può contare sui deflussi di un bacino imbrifero di quasi 50 chilometri quadrati.
La capacità utile, vale a dire la quantità di acqua realmente utilizzabile del lago, è di 17 milioni di metri cubi.
Questo dato si ottiene facendo la differenza tra la quota di massimo invaso dell'Avio posta a 1908,60 metri e quella minima, che però consente l'utilizzo di soli quattro gruppi, fissata a 1858,50. L'imbocco della galleria di derivazione è a quota 1852.
La centrale, oltre all'acqua contenuta nell'Avio, può contare anche su quella del lago Benedetto e dell'Aviolo, comunicanti, il primo col bacino dell'Avio, il secondo direttamente con il condotto.
La galleria ha inizialmente una sezione quadrata che si fa ben presto circolare, con un diametro di 5 metri e 40 centimetri.
Realizzata in calcestruzzo semplice nel tratto che attraversa la granodiorite, una roccia dura e compatta, praticamente impermeabile, è integrata da pvc nei tratti di roccia scistosa, dove esisteva la necessità di garantirne l'impermeabilizzazione.
La galleria è lunga 8.125 metri ed ha una inclinazione di soli 30 metri su 8 chilometri.

Dal pozzo piezometrico alle otto condotte forzate

Alla fine della galleria e prima dell'inizio della condotta forzata è localizzato il pozzo piezometrico.
E' una sorta di grande cilindro alto 110 metri e con un diametro di 18 che assorbe gli eccessi di pressione.
Può infatti succedere che a macchine in movimento si verifichi, per i motivi più disparati, un blocco; le condotte verrebbero sottoposte a pressioni incalcolabili e rischierebbero di cedere.
Il pozzo piezometrico è una specie di grande vaso di espansione nel quale può riversarsi l'acqua sgravando la pressione delle condotte. La sua dimensione tiene conto del tempo necessario alla chiusura delle paratoie. Il primo tratto della condotta forzata, che prende avvio a quota 1818, è un tubo d'acciaio del diametro interno di 4,85 metri. Corre in galleria appoggiando su apposite selle di cemento armato.
A quota 1650 la condotta si divide in due tubazioni del diametro iniziale di 3,40 metri. Immediatamente a valle della biforcazione sono poste le valvole a farfalla.
I tubi sono visibili all'esterno per i primi 690 metri, poi scompaiono nella roccia correndo liberi in due gallerie distinte inclinate di circa 110/100.
La lunghezza delle condotte sino all'arrivo nella prima caverna è rispettivamente di 1702 e 1690 metri.
Prima dell'ingresso in caverna le condotte si biforcano nuovamente dando vita a quattro rami che tornano immediatamente a dividersi.
Sono le otto tubazioni che arrivano alle valvole rotative, sorta di mega-rubinetti che consentono all'acqua precipitata per oltre due chilometri di entrare nelle turbine.

1000 megawatt di potenza contro gli 800 di Caorso

Tutta la centrale è nascosta in tre distinte caverne, scavate nel fianco sinistro della Valle. La prima caverna ospita le valvole rotative.
Sono in numero di due per ogni singolo gruppo turbina-trasformatore.
Una viene definita di guardia, l'altra di servizio.
Il loro movimento permette all'acqua di passare nella seconda caverna, dove sono ospitate le otto turbine.
Ognuna di queste richiede per lavorare una cascata d'acqua di quasi 12 metri cubi-secondo, 94 metri cubi al secondo per l'intero impianto.
La turbina, ruotando su se stessa, aziona il generatore che muovendosi in un campo magnetico produce energia elettrica.
Ogni gruppo è in grado di produrre oltre 122 megawatt (MW).
La potenza attiva generata complessivamente dagli 8 gruppi è di quasi 1000 MW; esattamente 977,6. Come dire illuminazione e consumo industriale per Brescia e tutto l'hinterland.
Come dire più della centrale per la produzione di energia nucleare di Caorso che ha una potenza di soli 800 MW.
Parallela alla galleria delle macchine, divisa in due piani c'è la terza caverna della centrale. Nella parte inferiore sono installati gli otto trasformatori elevatori trifase.
Al piano superiore sono localizzati gli stalli di gruppo, dotati di grandi interruttori isolati con una tecnologia d'avanguardia, attraverso esafluoruro di zolfo in pressione.
Da qui partono due terne di cavi isolati mediante olio fluido che portano all'esterno l'energia elettrica alla tensione di 380.000 volt.
I cavi sono alloggiati in una soletta predisposta sopra la galleria di accesso; dopo una corsa di 700 metri sbucano all'aria aperta e si immettono su due linee aeree, dirette l'una alla Centrale di S.Fiorano, frazione di Cedegolo, per poi proseguire verso Nave e l'altra direttamente verso Gorlago.

Una centrale doubleface

Ma il vero segreto della centrale di Edolo è di essere una centrale reversibile. Ciò significa che i gruppi turbina-generatore possono trasformarsi in gruppi pompa-motore.
Sette grandi e potenti pompe che quasi ogni notte si avviano e riempiono il lago d'Avio.
Con che cosa? Con l'acqua che durante la giornata è servita a produrre energia elettrica.
L'acqua infatti dopo aver lasciato le turbine viene raccolta in una enorme vasca di accumulazione localizzata all'aperto, sulla sinistra del fiume Oglio.
La vasca, un vero e proprio lago artificiale capace di contenere quasi un milione e mezzo di metri cubi, costituisce un bacino di energia.
Può succedere infatti che l'Avio, a causa di elevati utilizzi di elettricità o delle avverse condizioni metereologiche, rischi di scendere sotto il livello di guardia.
In questo caso la centrale resterebbe inattiva.
Per scongiurare questa eventualità, di notte, quando esiste un surplus di energia elettrica disponibile a costi minimi, le turbine diventano pompe e spingono l'acqua su per le condotte fino al lago d'Avio che torna a riempirsi.
La capacità di pompaggio di ogni singola macchina è di 10 metri cubi al secondo.
Complessivamente 70 metri cubi al secondo, visto che uno degli otto gruppi funziona come turbina con il compito di trascinare i restanti sette all'atto dell' avviamento.

A Roma il telecomando della centrale

Oltre un centinaio di addetti, diretti dal signor Pelosato, si occupano della manutenzione della centrale.
Ma l'avviamento delle macchine non dipende da loro: l'impianto è completamente telecomandato. La decisione di metterlo in funzione parzialmente o totalmente, di giorno o di notte, viene direttamente da Roma.
Nella capitale un sistema centralizzato di calcolo stima la quantità giornaliera di energia che verrà richiesta sul territorio nazionale e decide per quante ore dovrà funzionare l'impianto di Edolo.
L'input materiale, l'interruttore per l'attivazione viene premuto fisicamente nella stazione di comando localizzata a S. Fiorano, frazione di Cedegolo.
Gli uomini della centrale sentono le macchine partire, le vedono fermarsi. Loro si limitano a mantenerle sempre in perfetta efficienza.
Anche ad Edolo in realtà esistono due sistemi di controllo computerizzati. Uno per l'intero sistema, un altro per ogni singolo gruppo turbina-generatore.
Anche da qui ogni passaggio può essere controllato. Ma non ce n'è praticamente bisogno. I comandi di Edolo si potrebbero definire di "pronto intervento". La centrale infatti è sempre in grado di mettere in rete enormi quantità di energia.
Basta aprire le valvole rotative. L'input per la messa in moto arriva generalmente tra le 9 e le 12 e tra le 18 e le 20.
Sono queste, infatti, le fasce orarie nelle quali c'è maggiore richiesta di energia.
La centrale può produrre 1000 MW immettendoli in rete in un tempo rapidissimo, ma se non fosse stata pensata come centrale reversibile, avrebbe potuto funzionare soltanto per 1000 ore all'anno. Caorso e le centrali termoelettriche in genere, sono in produzione per 6000 ore ogni anno.
Edolo è stata pensata come centrale reversibile per restare in produzione il più e lungo possibile riempiendo artificialmente il serbatoio dell'Avio nelle ore in cui esiste sul mercato disponibilità di energia a bassissimo costo, e producendo energia pregiata nelle ore di grande richiesta. Solo così il conto economico torna.

Un mondo di energia chiuso nella montagna

In auto percorriamo a ritroso la galleria di accesso alle tre caverne. Incrociamo una scolaresca in visita.
Il chiasso e l'allegria dei ragazzi turbano il silenzio quasi immobile delle caverne scavate nella roccia.
Il rumore delle turbine chiuse da pareti isolanti, è solo un lontano e ovattato brusio.
C'è un mondo di energia, chiuso nella montagna. Fuori all'esterno soltanto sei grossi cavi ed una palazzina bassa che si confonde con il verde della montagna.
Sta piovendo.
Forse qui sperano che duri.
L'inverno è stato secco, ma niente paura, stanotte le pompe spingeranno l'acqua per 10 chilometri fin lassù all'Avio e domani ci sarà nuova energia per le turbine.

...immagini...


una cascata.......


valvola rotativa


condotte forzate


condotte e vasca


Benedetto e Avio


Benedetto e Avio


cascata Lavedole e Adamello


Laghetto


passo del Lunedì


giunto di compensazione


albero turbina


sfioratore

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