DOCUMENTO 1°, II) - LETTERA CHE JANNI
MARCO SCRISSE AL PADRE IL GIORNO
PRECEDENTE LA SUA MORTE
Z. O. Pasqua, 1945
Carissimo babbo,
per la prima
volta dal fronte voglio scrivere a te personalmente: ho molte cose da dirti
sopra questo periodo bimestrale di vita militare e soprattutto di fatica.
Il pericolo
che mi circonda è grave, gravissimo; ma non si abbatte mai su di me con troppa
violenza. Il mio cuore è sempre saldo e la mia fede né si piega né si spezza.
Il morale è più che alto. Questo ti può fare facilmente comprendere che l'
ideale e più ancora l' amore verso la Patria che avevo alla mia partenza per il
fronte, anche se non conoscevo il pericolo, è tale quale oggi che sono in prima
linea e rimane sempre più saldo e più fermo.
Babbo, sono
guarito perfettamente. Ho atteso la guarigione per dirti che sono stato ferito
da tre schegge di mortaio (non dirlo alla mamma). Nonostante questo, non ho
voluto abbandonare mai il mio posto in linea e non è che voglia esaltare questo
mio atto. Ma voglio dimostrarti che tuo figlio sa mantenere con gioia la
promessa fatta alla Patria: resistere fino all' ultima goccia di sangue.
Perché deve
ancora esistere una massa di gente che si diverte al caffè, al cinema, al
ballo, mentre noi - sì, dico noi, perché ci sono pure io- si combatte, si
soffre e si muore? Quale immenso baratro passa fra noi e loro? Questo: che loro
vogliono o almeno desiderano la caduta della Patria, mentre noi vogliamo l'
immortalità, la gloria della nostra terra martoriata.
Babbo, è la
mia, la nostra madre seconda che soffre, che una massa di fratelli traviati ha
voluto abbandonare.
Il nostro
suolo è calpestato, le nostre città distrutte, le nostre ricchezze asportate:
ed ora avrebbero il coraggio di devastare questo pezzo di terra che ci rimane:
ma non riusciranno. Siamo in pochi ma la morte non ci fa paura e vinceremo,
babbo. Vedrai che le parole di tuo figlio non verranno meno. Si ha bisogno di pace
giusta e di riposo.
E voi,
repubblicani, sveglia! Fate vedere ai bersaglieri dell' Italia, agli alpini
della Monterosa, ai marò della S.Marco che contribuite pure voi, anche se
anziani, alla salvezza di questa infelice Patria nostra.
Ed ora
tralasciamo questo argomento, perché certamente sarei dai più preso per
esaltato. Ma meglio esaltati che vigliacchi. Tu babbo, mi conosci e sai
comprendermi.
La mia
salute è ottima, così spero di te e della mamma. Sempre in gamba, che i capelli
non contano! Qui ci vuole fede e fede sono sicuro che in te non mancherà mai.
Sino alla morte!
Baci tanti
ed abbracci a te e alla mamma. W l'
Italia
Aff.mo
Janni