IL MARESCIALLO SBAGLIA STRADA
Il
7 marzo 1945 i mortaisti della 10^ Cmp del II Battaglione Uccelli della
Divisione “San Marco” di stanza a Brucciano, alle ore 8,15 osservano con
stupore 6 aerei dell’aviazione
americana che
–
evidentemente per errore - bombardano pesantemente il paese di Calomini
occupato dagli americani. E alle 9,30 di nuovo 6 aerei americani si
accaniscono su Calomini. La 10^
Cmp, allora, rincara la dose concentrando su Calomini per due ore il fuoco dei
suoi mortai. Le truppe americane si sbandano e, nel primo pomeriggio, un
maresciallo della 92^ Div. Buffalo dell’esercito americano, fuggito da
Calomini, sbaglia direzione di fuga e arriva a Brucciano dove viene catturato.
Quello che segue è l’interessante racconto del fatto, ricco di particolari,
scritto dal mortaista GIANCARLO LEONARDI:
“”
Improvvisamente, come d’incanto, il fronte era precipitato nel silenzio
assoluto…una calma immensa, irreale, quasi terrificante. Smontai dal mio
posto di osservazione sul campanile e rientrai al rifugio insieme con gli
altri che erano stati ai pezzi. Il Sottotenente PAZZINI e il Sergente Magg.
BOZZI erano sdraiati nella prima stanza, il resto nella seconda, io ero a
fianco della stufa e voltavo la schiena alla porta d’entrata che dava su uno
stretto vicolo. PASSONI stava davanti alla stufa appoggiato al muro, SALA gli
era a fianco. TERUZZI era dall’altra parte della stufa di fronte a me. Stavo
girandomi una salamella infilzata su un filo di ferro, altrettanto stava
facendo PASSONI (egli aveva un viso pacioccone da lombardo però era di pelle
scura come un arabo ed una barbaccia nerissima e lurida. Ma chi si lavava a
Brucciano…e con quale acqua ?).
Comunque
menytre si sta assaporando il salamino teutonico, PASSONI con gli occhi
diventati bovini (tanto erano sbarrati) senza muoversi mi fa: “Leo gh’è
un negher su la porta”. Guardandolo sorridendo alzai le spalle e “Pirla”
gli risposi aggiungendo “te ghe semper voia de scherzà…”
“
Tel giuri, Leo, ghè un negher…”
Non
fu tanto lui a convincermi quanto SALA impietrito con un pezzo di pane in mano
e TERUZZI che fissava chissà cosa !
Mi
girai lentamente e vidi così la figura massiccia di un negro completamente
armato che, appoggiato allo stipite della porta, salutava mormorando qualcosa.
La
reazione di PASSONI fu quella di tirare il cordino di una bomba a manico
subito impugnata e pronta al lancio, ma per fortuna ci ripensò…Il negro
stava fermo sulla porta e salutava con la mano all’elmetto, aveva la
rivoltella al cinturone dentro una fondina di canapa; lui continuava a
salutare mentre noi, non pensando a quel che diceva, immaginavamo quanti ce ne
fossero dietro di lui…perciò dissi a PASSONI: “Non fare lo scemo…siamo
disarmati se vuole ci inchioda tutti…cerchiamo di spiegarci invece…”.
Così, gesticolando all’italiana gli andammo incontro…lui stava sempre
fermo occupando il vano della porta e salutava…Tutto ciò dovette durare non
più di un paio di minutik ma lo ricordo come un’eternità! SALA alla fine
urlò: “BOZZI…Tenente…c’è un negro…ce ne devono essere di più…”.
Ci sentimmo rispondere che eravamo degli “abbelinati” dal Sergente mentre
il Tenente aprì il suo rosario toscano aggiungendo che lui “vooeva
dormire…”.
Invitammo
il negro a venire avanti ed allopra capimmo che era solo, l’avevamo quindi
in pugno ma lui non pareva spaventato. Capimmo alfine cosa vooeva
dirci…voleva un po’ d’acqua. Gli demmo del vino che acqua non ce
n’era. Lo disarmammo togliendogli la pistola…era una Beretta. Le guanciole
erano di plastica trasparente con alcune foto sotto: una di una bella donna
negra con un gran cappello di paglia appoggiata ad una lussuosa macchina
americana, l’altra della stessa donna con un bambino sorridente in braccio.
PASSONI, smontate le guardiole, restituì le foto. Lo invitammo a sedere, gli
demmo salame tedesco, bevve altro vino. Aveva gli occhiali, ma dietro le lenti
si vedevano gli occhi cerchiati di rosso, foirse dalla polvere, forse dalla
paura. Ci spiegò che era un paramedico e ci svelò, finalmente, il mistero
del “casino” che era successo. L’aviazione americana aveva
grossolanamente sbagliato obiettivo…prendendo Calomini per Brucciano il che
fece fuggire a valle la fanteria, la valle dove noi avevamo poi scaricato il
nostro fuoco. Ci spiegò che nella valle c’erano parecchi morti e feriti e
che lui aveva seguito il filo (che era americano) credendo di tornare nelle
sue linee. Gli spiegammo che noi usavamo quasi solo filo americano. Ci spiegò
anche che aveva seguito una mulattiera e che, arrivato sulla piazza, aveva
sempre seguito il filo per paura di essere ucciso invertendo la marcia. In
gamba questo Maresciallo paramedico…pensa, ma che c…facevano le nostre
sentinelle…lui poteva andare…venire…! Il nostro parlottare scosse
finalmente il Sergente BOZZI che intravedendo una uniforme nemica si precipitò
urlando dal Tenente…ritornarono entrambi con un mitra ma si accorsero che
era inutile…così ci sedemmo tutti attorno alla stufa girando salamelle e
bevendo vino…famigliarizzammo…perché no ? Eravamo sì nemici ma tutti dei
poveri Cristi nella stessa bagna…! DSALA si mise ai fornelli, scendeva la
notte, ora bisognava avvertire il Comando di BTG…scendeva la notte…ma
prima bisognava mettere le cose in chiaro con la sentinella della postazione 2
(un torinese, non ne ricordo il nome, ma bravo soldato). Lo si chiamò…BOZZI
appena lo vide entrare apostrofò tutti: “Fate largo così può
vedere…!”. Il Marò guardò il negro, guardò noi e disse: “Che bravi
siete stati, dove l’avete preso ?” BOZZI impietrito da questa uscita lasciò
la stanza mentre…con grande gentilezza TERUZZI diede un calcio in culo alla
sentinella e…con altrettanto garbo gli disse che quell’americano, ben
visibile perché alto più di un metro e ottanta, aveva passeggiato sotto la
sua postazione e che, se avesse voluto, avrebbe potuto ammazzare lui e tutti
noi. Tutti poi si zittì per l’arrivo della pastasciutta di SALA, con sugo
speciale e salamelle con contorno di fette di pane all’aglio
abbrustolito…si trovò un piatto pulito per il nemico e insieme mangiammo in
silenzio. Era calata la notte. “”
(da
Pieramedeo Baldrati San
Marco…San Marco Storia di una divisione Vol I,
Milano
1989, pagg 583-584)