IL CIMITERO DELLE MACCHINE

 

Dopo la caduta di Roma (4 giugno 1944) e la successiva, progressiva ritirata delle truppe tedesche e italiane della R.S.I., anche in Garfagnana cominciarono a vedersi i tedeschi.

 Fu nell’estate di quel 1944 che a Camporgiano, in località “Le Piane”, oggi sede di un vivaio forestale, in quella che allora era una fitta selva di castagni, sita in una zona pianeggiante adiacente alla strada provinciale (oggi Strada Regionale 445), i tedeschi installarono un vasto “autoparco”.

 Si trattava, sostanzialmente, di una immensa officina all’aperto (o situata in baracche provvisorie) nella quale i tedeschi tenevano in efficienza un vasto parco macchine fatto di camion, furgoni, autovetture in parte tedesche ma, in gran parte, italiane o di altre nazionalità, probabilmente prede di guerra o frutto di di requisizioni a privati.

 I militari tedeschi addetti, autosufficienti, si vedevano poco in paese, essendo la località “Le Piane” situata a circa un chilometro dal centro. I pochi contatti con la popolazione, comunque, furono improntati a reciproco rispetto, anche in virtù del fatto che, dal giugno 1944 era stato nominato Commissario Prefettizio del Comune il Prof. Ulisse Micotti, figlio di un italiano (di antica famiglia camporgianese) ma nato e vissuto in Germania, nell’esercito della quale nazione aveva militato in qualità di ufficiale durante la guerra 1915-18. Egli parlava, ovviamente, un perfetto tedesco e, quale ex ufficiale dello stesso esercito, godeva del massimo rispetto da parte del personale tedesco dell’autoparco. Di qualunque cosa i tedeschi avessero bisogno, quindi, essi si rivolgevano al “borgomastro”  che provvedeva senza che la popolazione fosse coinvolta e patisse danni.

 L’”autoparco”, perfettamente mimetizzato sotto i frondosi castagni e riparato da sguardi indiscreti con siepi e protezioni varie, suscitava molta curiorità nella gente che, passando nella strada, udiva i rumori dell’officina e intravedeva qualche cosa  dell’attività interna attraverso qualche spiraglio.

 E destò molta meraviglia e interesse il fatto che, a un certo punto, i veicoli irriparabili per la irreperibilità dei pezzi di ricambio, cominciarono ad essere precipitati in un dirupo che si trovava proprio lì presso. Questi veicoli precipitavano per un centinaio di metri andando a finire, completamente sfasciati, in fondo al dirupo nei pressi del fiume Serchio.

 In breve tempo si andò formando una massa impressionante di rottami di camion, camioncini, autovetture, motociclette che la gente andava ad ammirare dall’alto, stupendosi della enorme quantità di veicoli distrutti.

 Verso l’autunno, poi, i tedeschi se ne andarono e la gente cominciò a recarsi presso la montagna di rottami cercando di recuperare qualche pezzo utilizzabile. Ma fu soprattutto a guerra finita che quel luogo diventò, per i meccanici della zona, una provvidenziale fonte di pezzi di ricambio. Fu proprio anche in grazia di questa “riserva” che poterono essere rimessi in strada in Garfagnana i primi mezzi di trasporto sopravvissuti alla guerra. E vi fu anche chi, assemblando abilmente pezzi di veicoli diversi, riuscì a mettere insieme una motocicletta funzionante. E chi, probabilmente, fece buoni affari recuperando pezzi di ricambio che poi vendette a buon prezzo in quel lungo dopoguerra in cui c’era grande carenza di tutto.

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