BARBA...CAVALLO

In tempo di guerra anche nel mio paese ci sono stati i tedeschi. Era l’estate del 1944 e in una folta selva di castagni poco fuori dal paese era stato sistemato un vasto autoparco che occupava tutto il vasto pianoro della selva. C’erano macchine di tutti i tipi e non solo militari.  Infatti molte auto o camioncini erano stati sequestrati a privati e utilizzati dai militari. Numerosi meccanici si davano da fare per tenere in efficienza quel grande parco macchine, ma la difficoltà a reperire pezzi di ricambio per tutta quella varietà di veicoli faceva sì che spesso qualche mezzo non poteva essere riparato. Allora quel mezzo veniva spinto ai margini del pianoro e precipitato nello scoscendimento che scendeva a precipizio verso il fiume. E i mezzi irrecuperabili si ammonticchiavano in fondo allo scoscendimento simulando un incidente stradale catastrofico.

 Ma i tedeschi avevano anche delle carrette trainate da cavalli che, talvolta, facevano sosta nella piazza del paese. Allora i cavalli venivano staccati dalle carrette e condotti a bere nella vasta pila della fontana seicentesca.

  Bisogna sapere che nella stessa piazza si apriva l’unica “barberia” del paese. Era un piccolo locale all’interno del quale c’erano due poltrone davanti agli specchi dove sedevano i clienti che volevano sbarbarsi, più diverse sedie tutto intorno alle pareti dove sedevano i clienti in attesa e anche qualcuno che non attendeva nulla e andava lì soltanto per fare quattro chiacchiere. Così, oltre ai due barbieri, l’Aldo e il Remo, in “barberia” c’era sempre un discreto numero di persone a chiacchierare tranquillamente del più e del meno.

 E anche quel giorno in “barberia” c’era una abbondante decina di persone.

 Ora accadde che, all’improvviso, si fece sull’uscio un tedesco tenendo il suo cavallo per la cavezza. Il tedesco era visibilmente ubriaco e, fra lo sbigottimento dei presenti, insieme a parole incomprensibili, riuscì a farfugliare in italiano: “Barba…cavallo”. Dopo di che cominciò a tirare il cavallo per la cavezza per farlo entrare in “barberia”.  Ma il cavallo, forse spaventato dagli specchi o dalla gente che era all’interno, cominciò a sbuffare e a nitrire e a tirarsi energicamente indietro.

 Allora il tedesco fece arretrare il cavallo di qualche metro poi, tirandolo ed esortandolo con la voce lo fece di nuovo correre verso la porta della “barberia” per farvelo entrare d’impeto. Ma il cavallo, giunto sulla porta, si arrestò bruscamente e cominciò a sbuffare, a nitrire e a tirarsi indietro come prima.  Ma il tedesco, che continuava a blaterare “Barba..cavallo”, ricondusse indietro il cavallo per ripetere il tentativo.

 A quel punto, però, la gente che era dentro, spaventata dalla pazzia del tedesco ubriaco,  cominciò a precipitarsi fuori. Un paio di persone riuscirono ad infilare la porta prima che il cavallo fosse di nuovo davanti ad essa e la ostruisse. Le altre si prepararono a farlo approfittando dell’attimo in cui il cavallo veniva fatto arretrare.

 Così, fra un tentativo e l’altro del tedesco e del suo cavallo,  tutti riuscirono a sgattaiolare fuori, compresi i due clienti che si stavano facendo la barba e che uscirono con l’asciugamano ancora intorno al collo e la faccia mezza sbarbata e mezza ancora bianca di schiuma di sapone.

 Le persone che in quel momento si trovavano in piazza assistettero alla scena comica divertendosi assai. Perché i tentativi del tedesco continuarono a lungo. Ogni volta lo faceva arretrare di qualche metro, poi, a volte tirandolo, a volte spingendolo dal di dietro, cercava di farlo entrare in “barberia”. E sempre invano. Fino a che, finalmente, un collega del tedesco lo convinse a rinunciare al proposito di far fare la barba al cavallo e lo condusse via.

 E la “barberia” potè essere rioccupata dai legittimi proprietari e dai clienti che poterono finire di essere sbarbati.

 

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