L’ospedale
militare
In altra
parte di questo sito si è fatto cenno alla presenza, in Camporgiano,
di un ospedale militare tedesco. Pare opportuno dare, di questo ospedale, qualche
informazione in più. Esso fu trasferito da Barga a Camporgiano pochi giorni dopo l’occupazione di Lucca da
parte degli alleati. L’avanzata delle truppe brasiliane lungo la valle del Serchio, in realtà,
procedeva con estrema lentezza, contrastata dai tedeschi che però, ormai
era prevedibile, non si sarebbero attestati sulle potenti fortificazioni predisposte in località Borgo a Mozzano, ( al
di sopra delle quali avrebbero potuto irrompere i nemici discendendo la valle
del torrente Lima) , bensì a nord del ponte di Campia,
dove la valle si fa strettissima. In
questo modo Barga si sarebbe trovata , come in
effetti accadde, in territorio occupato. Da cui il trasferimento dell’ospedale.
A Camporgiano l’ospedale si sistemò nel palazzo che era sede della pretura, nel
palazzo che lo fronteggia, già sede di un albergo e che comprendeva anche i
locali del cinema-teatro Colombini e in alcuni altri edifici minori. Così ora
in paese c’erano anche questi tedeschi, oltre a quelli dell’autoparco sistemato
sotto i secolari castagni di una selva in località Le Piane, poco fuori
dell’abitato. Queste presenze non crearono nessun disagio alla popolazione che,
anzi, poté beneficiare, al bisogno, di cure gratuite. Nella villetta
dell’avvocato Grilli era stato posto perfino uno studio dentistico che ebbe a
fornire a diversi civili del luogo, ottime cure odontoiatriche gratuite. Una
signora di ottantanove anni ha ancora oggi (febbraio 2020) in un molare,
l’otturazione fattale dal dentista tedesco oltre settanta anni fa, quando ella
aveva tredici anni.
Ai primi di ottobre il fronte si era stabilizzato nel luogo avanti
detto, a circa quindici chilometri da Camporgiano, cioè piuttosto vicino all’ospedale, dove i feriti
potevano essere trasportati velocemente. Purtroppo c’erano soldati feriti che
non ce la facevano ad essere salvati e
che morivano. Questi caduti, composti in dignitose casse di legno, venivano
portati a spalla al cimitero e tumulati nello spazio dinanzi al cimitero stesso
(all’interno non c’era posto). Sul tumulo veniva posta una croce di legno in
stile gotico col nome del caduto.
Durante il trasporto il piccolo drappello di soldati cantava inni
militari e, al termine della tumulazione, il caduto veniva salutato da una
salva di colpi sparati in aria.
Il 28 di ottobre cominciarono ad arrivare i
soldati della Repubblica Sociale Italiana. Erano due battaglioni della
Divisione alpina Monterosa, il Brescia e l’Intra e un battaglione della Divisione San Marco, il 2° del
VI Rgt, detto Battaglione
Uccelli dal nome del suo comandante. Essi venivano a sostituire i tedeschi sul
fronte della valle del Serchio che si estendeva dal
crinale dell’Appennino tosco-emiliano al crinale della Alpi Apuane. Tutte
queste truppe erano comandate dal Generale Carloni
che pose il suo comando nella rocca estense di Camporgiano.
I tedeschi se ne andarono lasciando sia l’ospedale che passò in gestione agli
alpini della Monterosa, sia l’autoparco che venne
abbandonato. Ora in paese c’erano molti soldati, finalmente italiani che
parlavano la nostra lingua, coi quali si poteva agevolmente parlare in ogni
occasione. Per cui fu ancora più
agevole, per la popolazione, rivolgersi
all’Ospedale Militare in caso di necessità per beneficiare di cure gratuite.
Subito ai primi di novembre i brasiliani tentarono un attacco contando sul fatto che i soldati italiani erano appena
arrivati e non avevano ancora avuto il tempo di organizzarsi al meglio. Ma i giovani
soldati italiani, aiutati anche da un battaglione tedesco che si trovava ancora
a Castelnuovo di Garfagnana,
respinsero l’attacco infliggendo gravi perdite alle forze brasiliane, tanto che
esse vennero ritirate e sostituite dalle forze della divisione statunitense
“Buffalo”. Perdite notevoli, però,
ebbero anche gli alpini, per cui il lavoro dell’ospedale aumentò notevolmente.
Poi ci furono altri attacchi degli
americani e, nei giorni intorno a Natale, come è noto, ci fu una offensiva
degli italiani e dei tedeschi che respinsero il nemico fino a Calavorno, rioccupando Barga,
Fornaci di Barga e Gallicano. A causa di queste
reiterate azioni di guerra all’ospedale militare il lavoro non mancò mai.
Specialmente dopo la cosiddetta offensiva di Natale, poiché la reazione
dell’aviazione americana fu devastante, coinvolgendo anche i civili. Finché, il
31 dicembre, un massiccio attacco di cacciabombardieri colpì e semidistrusse
anche l’Ospedale Militare provocando la morte di diversi feriti
ricoverati. E a nulla valsero le grandi
croci rosse ben visibili sul tetto dei locali dell’ospedale. Che, forse, aiutarono i piloti ad individuare
meglio il bersaglio. Non si trattò, infatti, di una bomba caduta lì per
sbaglio, ma di tutte le bombe sganciate deliberatamente nella zona
dell’ospedale. Ben tre degli edifici occupati dall’ospedale furono colpiti e
semidistrutti, insieme ad altre case circostanti. Camporgiano perse,
così, l’ospedale militare, che fu
rapidamente trasferito a Nicciano, nel comune
di Piazza al Serchio, dove rimase fino alla fine del
conflitto.