SCUOLA DI ATENE
RAFFAELLO 1509-1511
Roma, Palazzi Vaticani, Stanza della Segnatura
(affresco , base cm 770 )
"La SCUOLA DI ATENE è il capolavoro assoluto della
prospettiva ragionata rinascimentale. Punto di forza della decorazione delle stanze di
papa Giulio II, nell’ala settentrionale dei Palazzi Vaticani, è il frutto più
maturo dell’arte di Raffaello, il pittore definito dal Vasari " il Dio
mortale". L’affresco ha superato intatto più di quattro secoli per
l’altissima qualità dell’intonaco e dei colori, rappresenta il tempio della
filosofia greca. Agli albori del Cinquecento, nel dispiegarsi mirabile della
creazione umanistica, mette in scena il ritorno dell’uomo al centro
dell’universo. "
Federico Zeri
La SCUOLA DI ATENE fa parte della decorazione murale della
Stanza della Segnatura, nell’appartamento di papa Giulio II, al secolo Giuliano della
Rovere. Raffaello ha da poco compiuto i venticinque anni quando, nell’autunno del
1508, viene chiamato dal papa per decorare il suo nuovo appartamento. Le stanze erano
state affrescate precedentemente da Piero della Francesca , pittore toscano di grande
rigore nella stesura prospettica e nella quasi astratta perfezione dei volumi. Piene di
una luminosità diffusa e sottile, le sue decorazioni affascinano il giovane urbinate che
, come narra Giorgio Vasari, prova un grande dolore nel doverle distruggere. Ne fa trarre
delle copie , oggi andate perdute.
La SCUOLA DI ATENE , nel tributo alla filosofia greca, rappresenta il nuovo, imperioso
senso di autonomia dell’uomo, tornato al centro dell’universo, padrone assoluto
della ragione e dello spirito.
All’interno di una solenne architettura, in un universo intellettuale gerarchicamente
ordinato, Raffaello riunisce i saggi della filosofia greca raggruppati secondo le varie
discipline: matematici, fisici e metafisici da una parte, grammatici, retori e logici
dall’altra.
La SCUOLA DI ATENE è ambientata in un grande edificio della prospettiva perfetta, che
rispecchia il progetto di Bramante per la Basilica di S.Pietro. Secondo Vasari fu lo
stesso Bramante a disegnare questa parte dell’affresco. All’interno di nicchie
due grandi statue dominano sulla folta schiera di personaggi. A sinistra Apollo e a destra
Minerva, con una forte connotazione simbolica, rappresentano la RAGIONE e la
MORALE che dominano la Passione. Le due figure al centro della composizione
presiedono il dotto convegno come esponenti dei due grandi filoni del pensiero classico:
l’idealismo e il realismo. Platone regge nella mano destra il Timeo e con la sinistra
indica verso l’alto, verso l’Empireo, il mondo delle idee che, secondo gli
ideali del neoplatonismo cristiano diffuso da Marsilio Ficino, era l’unica realtà
possibile. Al suo fianco Aristotele stende il palmo aperto tra il cielo e terra e nella
mano destra porta l’Etica. Raffaello attribuisce ai personaggi del suo affresco i
ritratti di uomini illustri. Nel volto di platone va ravvistao senz’altro il ritratto
di Leonardo da Vinci, che Raffaello aveva conosciuto a Firenze e a Roma.
Partendo dall’estrema sinistra è possibile scorgere Epicuro, coronato di pampini,
mentre disserta sull’edonismo. Più in basso a destra è il gruppo con Pitagora,
nell’atto di scrivere su un grosso volume, con i suoi allievi. Alle sue spalle, con
ilturbante ,è Averroè, il glossatore arabo di Aristotele. Il giovane vestito bianco alle
spalle del gruppo è Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino, futuro soldato della
milizia papale , protagonista sconfitto del sacco di Roma del 1527. Dietro ,di profilo,
Socrate argomenta con Alcibiade,il giovane in armatura . In primo piano, seduti sulla
scalinata, sono il filosofo di Efeso Eraclito, appoggiato a un blocco di marmo, con le
sembianze di Michelangelo e il pensatore cinico Diogene. Nel gruppo sulla destra Euclide,
con il volto di Bramante , è chinato su una lavagna nell’atto di dimostrare con le
seste (dei compassi) un teorema ai suoi allievi. In piedi, dietro di lui, Zoroastro regge
un globo; di spalle, incoronato, Tolomeo regge invece quello terrestre. Infine, Raffaello
esegue il suo autoritratto, con il berretto nero, accanto al suo collega con il berretto
bianco Giovanni Antonio Bazzi, detto Sodoma. Si immortala così spettatore
dell’universo spirituale del Rinascimento.
L’affresco è datato e firmato dal giovane pittore in caratteri dorati sul collo
della tunica di Euclide.