Marino Mersenne |
Descartes / il personaggio |
Siamo in Svezia, a Stoccolma, nel confortevole
appartamento del signor Descartes, presso la corte della regina Cristina. Troviamo
il filosofo piuttosto stanco, accanto al caminetto, la stanza è illuminata solo
dalle guizzanti lingue di fuoco che disegnano sulla parete ombre dinamiche ed
inquietanti.
Intervistatore: Buongiorno signor Descartes.
Descartes: Non dovrei rispondere al suo saluto, ma nella certezza delle evidenze, se non altrimenti fondate, c’è la possibilità d’errore. Così come è stato errore venire qui da me, e glielo dimostrerò.
I: Mi scusi ma non capisco. Non credo di aver sbagliato venendo qui e salutandola.
D: Ci sono tante cose che lei non capisce.
I: Me ne rendo conto, ma mi faccia capire: salutandola ho commesso un errore?
D: In verità sì, ma non si preoccupi, non è del tutto colpa sua.
I: Lei mi confonde, potrebbe spiegarmi in cosa consiste il mio errore?
D: Ma lei prima di venire qui non si è proprio documentato?
I: Inizio a pensarlo fortemente. È stato un errore?
D: Direi di sì. Evidentemente lei crede che l’intelletto umano sia infinito, come Dio, ed è venuto qui confidando su certezze che le sono apparse evidenti ma che invece si originano esclusivamente dalla sua volontà che le ha fatto credere di essere documentato sul mio conto.
I: Non ho capito niente.
D: Ha mai sentito parlare di libero arbitrio?
I: A questo punto preferisco dire di no.
D: Bene: se lei si pronuncia esclusivamente a riguardo di ciò che il suo intelletto le fa recepire chiaramente e distintamente, non incapperà mai nell’errore. Purtroppo lei è ben lungi dal comportarsi in tale maniera; quindi usa male la sua libertà, il libero arbitrio che Dio le ha dato. Tutto ciò perché non si è attenuto alle regole del mio metodo, non si è documentato su quest’ultimo, ed è quindi venuto qui con l’illusoria certezza di non commettere un errore. È convinto?
I: Mi sta venendo voglia di andare. Commetterei un errore?
D: Ora lei ha in mano i mezzi per arrivare ad una autonoma conclusione.
I: Grazie signor Descartes, è stato piacevolmente istruttivo parlare con lei, la mia autostima ne ha tratto un grosso giovamento.
D: Dovere mio; e arrivederci a presto.
[Gabriele Di Criscio - 2ª A liceo classico “San
Tommaso d’Aquino” - a. s. 2002/2003]