Sulla
sdraio
di Peppino Marino
Di
questi tempi, col caldo soffocante che ci opprime, non è facile
lavorare, non è facile scrivere, spesso non è facile nemmeno
pensare. Lo si può fare solo se ci si limita a pensieri brevi,
scritti altrettanto stringati, riflessioni fugaci sugli avvenimenti
che ci scorrono davanti, magari mentre ce ne stiamo distesi "Sulla
sdraio" (chi
se lo può permettere)
|
L'aquilone
Qualche giorno fa un giovane dirigente politico, prendendo spunto
dalla vittoria dell’Italia sull’Inghilterra, dall’entrata del
PD nel Partito socialista europeo e dalla decisione di tornare a
chiamare le feste della sinistra “Festa de l’Unità”,
concludeva con una considerazione che mi richiama alla mente alcuni
versi di Pascoli tratti da “L’aquilone”: “C'è qualcosa di
nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: io vivo altrove, e sento che
sono intorno nate le viole”, anche se lui, a onor del vero,
parlava di “qualcosa di strano nell’aria” e non di “qualcosa
di nuovo oggi nel sole.”
La
mia reminiscenza pascoliana è indotta, probabilmente da quell’
”anzi di antico” dal
momento che i tre avvenimenti citati costituiscono, almeno per me,
un sano ritorno all’antica, a quelle cose buone di una volta
quando la politica era ancora una cosa seria, quando, anche se ogni
partito aveva ovviamente il suo leader carismatico, non c’erano più
gli omini della Provvidenza di qualche decennio prima e non erano
ancora comparsi all’orizzonte i nuovi salvatori della Patria per
cui ogni iscritto concorreva alle decisioni dei partiti, poteva dire
la sua nelle assemblee, contava, o perlomeno, aveva l’impressione
di contare. A quei tempi il leader del mio partito era un Enrico
Berlinguer, un politico del quale oggi si dichiarano tutti eredi,
l’inventore della perifrasi “mani pulite”, non un giornalista
ai tempi di tangentopoli come si crede comunemente, il segretario
che pose per primo all’attenzione dei politici la “questione
morale” intesa non solo come onestà e rettitudine nel governare,
ma come necessità che i partiti la smettessero di occupare consigli
di amministrazioni, USL, Rai e aziende di stato.
Ai tempi di Berlinguer l’Italia non solo batteva
l’Inghilterra, ma vinceva il mondiale in Spagna, le feste della
sinistra non solo si chiamavano Festa de l’Unità, ma erano
effettivamente Feste de l’Unita, ovvero del giornale del partito e
il PCI era un partito della sinistra europea. Da qui la reminiscenza
pascoliana col riferimento al “d’antico.”
Le
Castelle dove s'incontrano storia, cultura e bellezza.
Erano un po' di anni
che non visitavo l'antico maniero angioino - aragonese di Le
Castelle, la ridente frazione di Isola Capo Rizzuto a qualche decina
di chilometri da casa mia. L'ultima volta che c'ero stato erano
ancora in corso i lavori di restauro e recupero di quello che è
forse uno dei monumenti più belli d'Italia e d'Europa, una
magica fortezza che affascinò Monicelli e Pasolini che vi
ambientarono alcuni loro capolavori come L'armata Brancaleone e Il
Vangelo secondo Matteo. Ci sono tornato sabato scorso con la ferma
intenzione di rivisitarlo con calma, cosa che mi è riuscita alla
perfezione. Devo dire che ne è valsa davvero la pena a che mi sento
di consigliare a tutti i calabresi di fare altrettanto. I lavori di
restauro sono stati eseguiti alla perfezione recuperando
completamente questo prezioso bene culturale e rendendo accessibili,
nella massima sicurezza, tutti gli ambienti interni ed esterni.
Grazie alla sapiente disposizione di cartelli indicatori e
didascalici, la visita risulta facile ed esauriente anche senza
l'accompagnamento di una guida. Particolarmente suggestiva la
scalata della torre dall'alto della quale si può ammirare un
panorama mozzafiato per 360 gradi e scrutare accuratamente
l'orizzonte come, secoli fa, facevano i soldati di guardia per
lanciare l'allarme e organizzare la difesa in caso di attacchi
saraceni.
|