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Ultimo aggiornamento: 31-12-06.

 

 

 

 

 

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n.

 

 

 

 

 

L'AMBIENTE NATURALE

Ci sono più cose in cielo ed in terra

di quante se ne possono immaginare…

Shakespeare

Molti scenari altotiberini, nella loro selvaggia bellezza, ci inducono facilmente ad affermarne una incontaminata naturalità, ma se per "ambiente naturale" si intende un ecosistema scaturito dalla interazione di forze che l'uomo non ha mai condizionato, allora il termine risulta veramente privo di significato poiché simili contesti non esistono più, né qui né altrove. Non nella flora, essendo ogni tipo di vegetazione o impiantata artificialmente o comunque composta in larga parte da specie esotiche introdotte dall'uomo. Non nella fauna, essendo oggi ogni equilibrio stravolto dall'allevamento, dall'agricoltura, dalla caccia, dalle scriteriate immissioni di specie esotiche e dai mutamenti vegetazionali stessi. Non nella geologia superficiale, essendo i suoli stati asportati dall'erosione conseguente al disboscamento o modificati dagli stessi mutamenti floristici e faunistici e le morfologie profondamente modificate da laghi artificiali, bonifiche, canalizzazioni, scassi, cave, case, strade ed altro. Non nel clima, se è vero che esso sta cambiando in tutto il globo per effetto dei troppi inquinanti immessi nell'atmosfera.

Per quanto mi riguarda considero l'uomo facente parte a pieno titolo della natura, assieme agli altri animali e, con essi, condizionante il suo divenire. Nelle mie descrizioni non comprendo tuttavia nell'ambiente naturale campi coltivati, strade, fabbricati, dighe e ogni altra entità direttamente controllata, sfruttata e profondamente modificata dall'uomo. Questa è una precisazione puramente convenzionale che si rende opportuna a questo punto per non generare equivoci nell'interpretazione di questo testo. I boschi, i calanchi, i pascoli montani, in questo caso, fanno parte di ciò che continuerò a chiamare "ambiente naturale" dell'Alto Tevere, ma quanto esposto in questa premessa e quanto sviluppato nel seguito di questo capitolo attribuisce le reali connotazioni a tale denominazione e deve essere sempre tenuto a mente per non cadere vittime, da una parte, della facile trappola emotiva tesa dai protezionisti estremi, e, dall'altra, dall'incosciente miraggio di un consumismo foriero di un progresso che non sempre tende ad identificarsi con la civiltà.

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