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di giorgio marinelli

 

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Ultimo aggiornamento: 31-12-06.

 

 

 

 

 

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LA PREISTORIA

 

Nel Pleistocene medio lo svuotamento del Lago Tiberino favorì l'insediamento dei primi uomini nella valle. Le testimonianze più antiche sono state trovate nei pressi di Anghiari. Sul colmo di antichi terrazzi pliocenici si sono rinvenuti dei ciottoli appena scheggiati dall'uomo che rappresentano gli utensili tipici della più antica cultura dell'età della pietra e risalgono a circa un milione di anni. Sempre nella zona di Anghiari, in località Sorci e Tamburo, un'industria litica formata da raschiatoi, denticolati, lame e punte, associata al ritrovamento di bifacciali acheuleani, attesta la presenza dell'uomo in periodi che risalgono a circa 200/300 mila anni.

Altri due bifacciali di foggia simile a quella indicata sono stati trovati a Baucca di Città di Castello e a Felceto di Promano. Anche i paleoterrazzi in località S. Maria di Sette hanno restituito alcuni strumenti del Paleolitico medio molto fluitati. Il quadro dell'antropizzazione si evidenzia così omogeneo su tutta la valle dimostrando che essa fin dai tempi antichi offrì condizioni ottimali per gli insediamenti umani. L'abbondanza di acqua, di selvaggina e di altri prodotti naturali fecero si che il popolamento si intensificasse e che specialmente nel Neolitico essa fosse densamente abitata anche per lo svilupparsi delle prime pratiche di colture agricole e dal sorgere dei primi villaggi. Infatti le terrazze fluviali più recenti hanno restituito, sia lungo il Tevere che lungo i suoi affluenti di destra e di sinistra, strumenti neolitici in pietra assieme a frammenti di vasellame. A sostegno di quanto detto, in località Antirata nel 1981 furono segnalati e quindi scavati da parte dell'Università di Perugia i resti di un villaggio neolitico. Lo scavo, oltre che a portare alla luce importanti testimonianze della vita dell'insediamento, rivelò come lo strato antropico non fosse stato intaccato dai lavori agricoli per cui si presentava una situazione ideale per ulteriori esplorazioni che avrebbero potuto offrire una serie di dati sul numero, sulla forma e le dimensioni delle capanne, sulla durata dello stanziamento, sulla consistenza socioeconomica della comunità e di eventuali opere artificiali di difesa. Il ritrovamento poi di alcune spille, bracciali e anelli in bronzo sta a testimoniare che la località non fu abbandonata, ma seguitò ad essere popolata fino all'età dei metalli. Comunque in tutta la valle, in base anche alla segnalazione di numerose esplorazioni dì superficie, si va delineando la realtà di un territorio ricco di insediamenti risalenti al neolitico finale: un periodo distante da noi circa 5.000 anni in cui il processo di colonizzazione agricola andò perfezionandosi ed espandendosi su tutto il territorio in virtù di una crescente razionalizzazione nello sfruttamento dell'ambiente naturale e di un potenziamento delle tecniche di coltivazione e di allevamento.

Molti reperti paleontologici emersi nel territorio altotiberino sono conservati e catalogati presso la Raccolta Civica di Città di Castello, una istituzione che merita di essere potenziata e valorizzata, per fornire importanti riferimenti didattici al mondo della scuola e testimoniare per la nostra valle una evoluzione naturale e radici culturali che affondano nella notte dei tempi.

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