LA PREISTORIA
Nel Pleistocene medio lo svuotamento del Lago Tiberino favorì
l'insediamento dei primi uomini nella valle. Le testimonianze più antiche
sono state trovate nei pressi di Anghiari. Sul colmo di antichi terrazzi
pliocenici si sono rinvenuti dei ciottoli appena scheggiati dall'uomo che
rappresentano gli utensili tipici della più antica cultura dell'età della
pietra e risalgono a circa un milione di anni. Sempre nella zona di
Anghiari, in località Sorci e Tamburo, un'industria litica formata da
raschiatoi, denticolati, lame e punte, associata al ritrovamento di
bifacciali acheuleani, attesta la presenza dell'uomo in periodi che
risalgono a circa 200/300 mila anni.
Altri due bifacciali di foggia simile a quella indicata sono
stati trovati a Baucca di Città di Castello e a Felceto di Promano. Anche i
paleoterrazzi in località S. Maria di Sette hanno restituito alcuni
strumenti del Paleolitico medio molto fluitati. Il quadro
dell'antropizzazione si evidenzia così omogeneo su tutta la valle
dimostrando che essa fin dai tempi antichi offrì condizioni ottimali per
gli insediamenti umani. L'abbondanza di acqua, di selvaggina e di altri
prodotti naturali fecero si che il popolamento si intensificasse e che
specialmente nel Neolitico essa fosse densamente abitata anche per lo
svilupparsi delle prime pratiche di colture agricole e dal sorgere dei primi
villaggi. Infatti le terrazze fluviali più recenti hanno restituito, sia
lungo il Tevere che lungo i suoi affluenti di destra e di sinistra,
strumenti neolitici in pietra assieme a frammenti di vasellame. A sostegno
di quanto detto, in località Antirata nel 1981 furono segnalati e quindi
scavati da parte dell'Università di Perugia i resti di un villaggio
neolitico. Lo scavo, oltre che a portare alla luce importanti testimonianze
della vita dell'insediamento, rivelò come lo strato antropico non fosse stato
intaccato dai lavori agricoli per cui si presentava una situazione ideale
per ulteriori esplorazioni che avrebbero potuto offrire una serie di dati
sul numero, sulla forma e le dimensioni delle capanne, sulla durata dello
stanziamento, sulla consistenza socioeconomica della comunità e di
eventuali opere artificiali di difesa. Il ritrovamento poi di alcune
spille, bracciali e anelli in bronzo sta a testimoniare che la località non
fu abbandonata, ma seguitò ad essere popolata fino all'età dei metalli. Comunque
in tutta la valle, in base anche alla segnalazione di numerose esplorazioni
dì superficie, si va delineando la realtà di un territorio ricco di
insediamenti risalenti al neolitico finale: un periodo distante da noi
circa 5.000 anni in cui il processo di colonizzazione agricola andò
perfezionandosi ed espandendosi su tutto il territorio in virtù di una
crescente razionalizzazione nello sfruttamento dell'ambiente naturale e di
un potenziamento delle tecniche di coltivazione e di allevamento.
Molti reperti paleontologici emersi nel territorio altotiberino
sono conservati e catalogati presso la Raccolta Civica di Città di
Castello, una istituzione che merita di essere potenziata e valorizzata,
per fornire importanti riferimenti didattici al mondo della scuola e
testimoniare per la nostra valle una evoluzione naturale e radici culturali
che affondano nella notte dei tempi.
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