LA STORIA DELL’APPENNINO
Siamo nel Mare della Tetide,
all'inizio del periodo giurassico, circa 180 milioni di anni fa; le acque
calde, limpide e ossigenate ospitano moltissimi organismi viventi: coralli,
alghe e gasteropodi nei fondali illuminati più superflciali;
brachiopodi e crinoidi in quelli più oscuri e profondi. L'ambiente è
dominato dalle ammoniti, molluschi di dimensioni variabili le cui
conchiglie, avvolte in eleganti spirali piane, si ritrovano in grande
quantità come fossili nei sedimenti calcarei dell' Appennino; queste
costituiscono i fossili guida del Giurassico.
Molti milioni di anni prima, durante il Trias, i fondali marini
erano invece generalmente meno profondi e meno ricchi di vita; la scarsa piovosità
e la temperatura elevata favorirono la deposizione, vicino al pelo
dell'acqua, di evaporiti (gessi). Le rocce evaporitiche, prodotte dalla intensa evaporazione, sono
i più remoti elementi della serie sedimentana
appenninica e se ne può trovare un esempio nella cava di Cenerente, presso Perugia.
Successivamente la sedimentazione diventa più francamente
calcarea, prima di piattaforma poi di mare più aperto e profondo.
Nella vallata dell'Alto Tevere Umbro le rocce calcaree del
Mesozoico non affiorano, eccetto che nel rilievo di Monte Acuto.
Per tutto questo lunghissimo periodo, durato circa 160 milioni
di anni, si sono impilati sedimenti calcareo-selciosi
(con due episodi marnosi intercalati) suddivisibili in unita'
stratigrafiche che prendono i nomi di: Calcare cavernoso, Calcare
massiccio, Corniola, Marne (M.te Serrone), Rosso ammonitico,
Calcari e Marne a posidonia, Calcari selciferi (= Diasprigno),
Calcari (con aptici), Maiolica, Scisti a fucoidi, Scaglia bianca e Scaglia rossa.
Queste formazioni, ottimamente conservate nel loro aspetto
stratificato, vengono oggi alla luce, per effetto di pieghe anticlinali,
non solo nei maggiori rilievi dell'Appennino centrale (quali ad esempio i
monti Nerone, Catria e Cucco), ma anche nelle
vallate interposte dei fiumi Candigliano, Bosso, Burano e Sentino.
Alla fine dell'era mesozoica, circa 70 milioni di anni fa, una
crisi biologica di grande portata, ha determinato la scomparsa di numerosi
organismi, tra cui vari molluschi e molluscoidi
marini: ammoni belemniti e molti raggruppamenti di brachiopodi ed
echinodermi.
Sulle aree emerse molto lontano dal nostro mare, in cui si so
deposti i fanghi che oggi costituiscono l'ossatura dell'Appennino centrale,
pascolavano giganteschi dinosauri che tanta parte hanno avuto nella
fantasia popolare. Anche essi scompaiono improvvisamente.
In corrispondenza del limite Cretaceo-Terziario,
studiato con grande fervore nelle rocce del Bottaccione
(Gubbio), comincia il gran corrugamento che porterà afla
formazione, tra l'altro, del lunghissimo sistema montuoso che va
attualmente dall'Atlante nord-africano all'Himalaya.
Tale fenomeno è legato alla chiusura della Tetide
a oriente e la sua causa primaria è la spinta della zolla africana contro
quella europea per una rotazione antioraria, iniziata fin dal Giurassico e
testimoniata anche dallo studio della stratigrafia magnetica delle serie
calcaree dell'Appennino.
La spinta della zolla africana su quella europea ha determinato
il corrugamento e quindi l'emersione dei sedimenti deposti nel Mare della Tetide. I fanghi marini, diventati dure rocce,
subiscono l'erosione subaerea; le piogge
producono ruscellamento diffuso e i fiumi
risultanti modellano il paesaggio, trasportando i detriti fino ai mari
adiacenti.
La sedimentazione cambia: da calcarea diventa argillo-marnosa, per l'apporto di materiali terrigeni
continentali.
Questi terreni hanno formato quelli che oggi sono i rilievi altotiberini, la estesa e potente formazione Marnoso-arenacea tipica dei rilievi della sinistra idrografica
del fiume Tevere e il "Macigno" arenaceo,
proprio invece, di molte colline poste sul lato destro della valle.
A grandi linee si può affermare che i movimenti tettonici
terziari hanno portato alla formazione delle rughe appenniniche, orientate
Nord-Ovest/Sud-Est. Queste si formarono, non tutte insieme, ma in tempi
successivi, prima quelle occidentali e poi in progressione quelle
orientali.
Si può inoltre pensare che, circa 30 milioni di anni fa, doveva
essere emerso sul versante tirrenico un Paleoappennino
che, successivamente, è stato completamente eroso. L'unica traccia che ne
resta sarebbe proprio il "Macigno" toscano, formatosi
dall'accumulo del detrito depositatosi nel bacino marino adiacente a quella
prima piega tettonica emersa. Col sollevarsi verso oriente di successive
pieghe-tettoniche si è avuto un rapido colmamento
dei bacini marini attigui. E possibile che i primi sollevamenti tirrenici
abbiano creato superfici di scivolamento verso Est su cui i sedimenti sono sovrascorsi, provocando i raddoppi sedimentari
frequenti in molte aree appenniniche.
Nel Miocene medio, in corrispondenza dell'Alto Tevere, il colmamento del bacino residuo avviene con i materiali
argillosi e marnoso-arenacei asportati dalle
dorsali appenniniche appena emerse.
Il sollevamento dell'area, secondo l'assetto orografico vicino
a quello odierno, risale a circa 4/5 milioni di anni fa. Dopo questo
momento, che deve aver rappresentato l'acme delle forze compressive,
nell'era quaternaria la tettonica ha agito prevalentemente con forze di
tipo distensivo. Talvolta, nelle fosse tettoniche aperte dalle forze
distensive, si sono formati bacini lacustri spesso allungati secondo le
direttrici appenniniche. E il caso del Lago del Valdarno,
dei Lago della Chiana, del Lago di Gubbio e del Lago di Gualdo ma,
soprattutto per quel che ci riguarda, è il caso del grande Lago Tiberino,
che si è esteso per ben 120 chilometri ad occupare le più significative
depressioni umbre.
Il riempimento del bacino con i depositi lacustri ed i
recentissimi depositi alluvionali, completano la storia geologica dell'Alto
Tevere, ma, senza che possiamo neanche rendercene conto, a ogni evento
sismico una qualche faglia si mette in movimento e qualche piega acuisce o
ammorbidisce la propria convessità guadagnando e perdendo quota mentre gli
agenti atmosferici continuano a sottrarre materiali che il Tevere trasporta
verso il mare. A seconda di quale processo sarà più veloce, per la catena
appenninica si realizzerà, come risultante, un innalzamento o un abbassamento
che per la nostra valle si tradurrà in una incisione o un colmamento.
Noi di certo non ne saremo testimoni
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