IL CLIMA
Nonostante che bizzarri andamenti stagionali sconvolgano
talvolta ogni previsione e si prendano gioco delle più accurate statistiche,
risulta tuttavia significativo tracciare uno schema climatico generale
valido per il nostro territorio. E' ovvio che il quadro climatico deve
essere interpretato a grande scala, pur riconoscendo all'Alto Tevere le
peculiarità dovute all'assetto orografico che presenta. Tutta la penisola è
mitigata sia nei rigori invernali che nella calura estiva dal tiepido Mare
Mediterraneo. Queste influenze sono però più evidenti nelle regioni
peninsulari tirreniche, mentre più blanda risulta l'azione dell'Adriatico,
mare dal profilo laminare ed esposto alle fredde correnti orientali. L'Alto
Tevere, posto nel cuore della penisola, ma separato soltanto da una modesta
catena montuosa dai contesti adriatici, presenta, di conseguenza, un clima
ancora definibile temperato, ma con chiari elementi di continentalità
ravvisabili nella cospicua escursione termica delle medie stagionali e
nelle punte estreme di caldo e freddo. lì valore massimo assoluto del
dopoguerra è stato di 38,5° (luglio 1985), il minimo di -21° (gennaio
1985). Le piogge, prescindendo dalle vicende di questo caldo, arido e
veramente atipico finire degli anni '80, sono relativamente abbondanti e
ben distribuite e configurano un clima abbastanza umido con un modesto
deficit pluviometrico solo nel periodo maggio/agosto. I giorni piovosi sono
in media 143 all'anno (I dati climatici si riferiscono alla stazione di
Giove, presso Città di Castello). Analizzando la statistica emerge un
aumento medio di mezzo grado di temperatura del decennio '78-'87 rispetto agli
otto anni precedenti, con 20 mm di pioggia in meno nella media annuale e un
numero minore di giorni di pioggia. Tali tendenze trovano conferma anche in
questi ultimi due anni.
Le depressioni, alimentate da correnti atlantiche, che durante il
semestre incentrato nella stagione invernale si formano nel Mediterraneo
occidentale, sviluppano una azione vorticosa destrorsa che convoglia dai
quadranti meridionali aria calda e umida foriera di precipitazioni sulle
nostre regioni. Il vento che ne consegue prende il nome di Scirocco quando
spira da Sud-Est e di Libeccio quando spira da Sud-Ovest. I venti
provenienti da Nord-Ovest e da Ovest portano invece scarse precipitazioni,
stante il minor tasso di umidità che li caratterizza e una certa protezione
orografica dovuta al sistema alpino e addirittura ai rilievi della Corsica.
Inversione termica
Quando una espansione dell'anticiclone sarmatico
porta invece sull'italia le fredde e secche
correnti nord-orientali il cielo si rasserena totalmente, salvo, talvolta,
che nel versante adriatico dove i venti di tramontana provenienti da
Nord-Est, appena umidificati sopra il mare, nell'interazione con
l'orografia dell'entroterra provocano un effetto stau.
L'Alto Tevere, parzialmente protetto dalla catena appenninica, presenta in
questo caso un moderato effetto föhn. I venti dominanti risultano proprio
quelli diametralmente opposti: il Sud-Ovest, detto semplicemente
"Vento" dagli altotiberini, e il
Nord-Est, detto Tramontana.
Le precipitazioni più cospicue, piovose o nevose, avvengono
quando le masse d'aria calda ed umida di origine atlantica e quella fredda
di origine continentale vengono a contatto alla nostra latitudine. Questo
avviene di solito in autunno e primavera, mentre in pieno inverno lo
scontro dei due fronti avviene spesso più a meridione apportandovi il tempo
più perturbato.
Quanto detto riguarda i caratteri generali del clima altotiberino. Rimane una elevata differenziazione
locale dovuta alla orografia, alla quota e alla esposizione. Per effetto
dei fenomeni di stau avviene ad esempio che
mentre nel fondovalle le precipitazioni fanno registrare un livello medio
annuo di 840/950 millimetri, sul crinale appenninico tale valore superi
abbondantemente i 1000 millimetri. In inverno avviene anche frequentemente
che, mentre nel fondovalle piove, nei rilievi circostanti cade la neve. Una
indicazione a questo riguardo ce la può dare il fatto che ogni 300 metri di
quota che si salgono la temperatura scende di due gradi, effetto föhn a
parte e fuori dalle fasi anticicloniche. Ben sanno d'altra parte gli
agricoltori e meglio ancora ci è testimoniato dalle differenze vegetazionali che vi si riscontrano, quale divario
climatico esista tra terreni di pianura e quelli elevati di quota e tra
quelli a "pagino" (Nord) e quelli a
"caldese" (Sud). I microclimi estremi
sono quello temperato della valle del Nese e
quello freddo della zona di Scalocchio, dove gli
effetti tirrenici sono più lontani e ostacolati dall' orografia.
Fenomeni di stau e föhn.
Nelle fasi anticicloniche invernali si manifesta in Alto Tevere
il fenomeno dell'inversione termica, con aria fredda e nebbiosa, più
pesante che rimane prigioniera del fondovalle mentre un clima soleggiato e
mite interessa le colline circostanti. Questo ristagno di aria sulla popolosa
vallata sconsiglia vivamente ogni immissione di inquinanti gassosi.
In estate una espansione dell
'anticiclone delle Azzorre porta pressioni alte e livellate sul bacino del
Mediterraneo con relativa azione stabilizzante foriera di bel tempo, salvo
il possibile sviluppo locale di cumulonembi temporaleschi pomeridiani. I
rilievi altotiberini possono generare questa
attività cumuliforme e qualche temporale finisce
sempre per mitigare l'arsura e assicurare il proverbiale verde alla
lussureggiante vegetazione.
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