ASPETTI GEOGRAFICI
Una immagine di grande
spettacolarità si presenta allo sguardo quando, irrompendo da Nord-Est come
fanno in inverno i freddi venti di tramontana, si discende dal valico di
Bocca Trabaria. Improvvisamente si spalanca alla vista una verde vallata,
liscia come un biliardo, cinta da una dentellata corona di montagne
digradanti verso il piano in morbide colline boscate.
Gli elevati contrafforti del valico preludono ai vicini rilievi di
Nord-Ovest dell'Alpe della Luna, culminanti nel
Monte dei Frati, tetto dell'Alto Tevere, mentre in lontananza, dove la
valle sembra scomparire tra le quinte delle colline, la conica geometria
del Monte Acuto chiude a mezzogiorno queste terre che introducono alla mai
abbastanza declamata "Umbria Verde".
Chi ama queste montagne saprà anche riconoscere l'estremità occidentale
dell'Alto Tevere Umbro, posta sul vertice del Monte Favalto, la più elevata
cima della destra idrografica del Tevere coi suoi
oltre mille metri di quota. Tutti i rilievi presentano comunque
linee dolci e continue, con morfologie mai aspre e moderata acclività.
Giungendo dal lontano Appennino Ligure, con logica continuità di elevato e panorarnico crinale, lo spartiacque
Tirreno-Adriatico attraversa il valico di Bocca Trabaria e, sul filo di un
altalenante succedersi di compluvi e displuvi talvolta biancheggianti nei
riarsi calanchi, più spesso nascosti nei densi ed ombrosi boschi, si
abbassa, sempre netto ed inequivocabile, verso la più modesta quota del
valico di Bocca Serriola. Più a Sud la omogeneità
appenninica vacilla e, mentre lo spartiacque raggiunge, senza ulteriori
significativi sbalzi altimetrici il valico di Monte Castellaccio, vicino a
Pietralunga, per dirigersi poi verso i monti eugubini, una più aspra ed
elevata dorsale costituita di duro calcare prende inizio più a levante
dalla superba mole del Monte Nerone e prosegue con l'imponente "gibbo
del Catria", di dantesca memoria. Non a caso sul valico di Bocca
Serriola, su cui sembrano incernierarsi le nuove morfologie e di nuovi
substrati orografici, è stato convenzionalmente posto il confine tra
l'Appennino Settentrionale e quello Centrale.
Esaminando dall'alto la realtà comprensoriale, se ne può
chiaramente percepire la divisione in distinte fasce geografiche. In mezzo
sta la pianura, densamente popolata, coltivata, industrializzata e attraversata
dalle principali vie di comunicazione, mentre ai lati, simmetricamente
disposte, si elevano le fasce collinari e montane, regno d folcloristici retaggi della civiltà contadina e di una
natura pienamente godibile nei suoi valori di recuperata spontaneità.
In continuità amministrativa, ma non geografica, l'Alto Tevere
Umbro comprende poco più di 2 chilometri quadrati di territorio esteso tra
il fondovalle del torrente Candigliano e la cima del Monte Vicino non
lontano da Apecchio, in pieno ambito marchigiano. Si tratta di Monte
Ruperto, annesso al comune di Città di Castello.
Siamo quindi entrati in Alto Tevere Umbro dalla porta più
settentrionale ed elevata. Parallelamente al torrente Vertola che incide
una boscosa e appartata valle spumeggiando tra spettacolari cascate,
scendiamo ora gli stretti tornanti che piombano sulla dinamica
San Giustino, cittadina in piena espansione economica e demografica grazie
anche alle grosse e produttive frazioni di Selci e Lama.
San Giustino, non solo
esempio di moderna intraprendenza, ma anche legata a
un passato illustre testimoniato dai vicini scavi della villa di Plinio e
ricordato dal quattrocentesco castello, occupa l'estremità settentrionale
per quanto rigarda la parte umbra della Valtiberina.
Nella parte toscana l'ampia vallata presenta un restringimento a occidente di Sansepolcro e a Nord di Anghiari, presso
Montedoglio.
A quest'altezza un faraonico sbarramento in terra, già completato,
sconvolgerà l'assetto idrogeologico e climatico della valle creando a monte un invaso di 150 milioni di metri cubi d'acqua
che per buona parte saranno convogliati verso il bacino idrografico della
Val di Chiana attraverso una lunga galleria sotterranea che riaffiora
vicino a La Chiassa, nell'aretino.
Dove la valle si presenta più ampia, all'estremità occidentale
della piatta distesa di campi coltivati, si erge la graziosa collinetta di Citerna. L'ameno paese ne occupa il panoramico vertice, forgiato a misura
d'uomo con i suoi edifici e mura rinascimentali e la linea accattivante
delle sue case, per lo più ricostruite dopo il disastroso sisma del 1917.
Ai piedi della collinetta si estendono le popolose frazioni di
Pistrino e Fighille e, prima di gettarsi nel Tevere, confluiscono i
torrenti Sovara e Cerfone, i più importanti affluenti di destra in questo contesto geografico.
Il Tevere stesso presenta
tuttavia carattere torrentizio per la scarsa permeabilità dei substrati
marnosi e argillosi che caratterizzano il suo bacino, per l'assenza di
nevai perenni sulle montagne da cui nasce e per la mancanza di sistemi
ipogei di tipo carsico che accumulino importanti riserve d'acqua. Ne consegue
una elevata differenza di portata tra periodi
piovosi e stagioni secche.
Molto suggestivo e visibile da quasi
tutta la valle risulta Monte Santa Maria Tiberina, inconfondibile con la sua
alta torre dominante l'antico castello e il pittoresco centro abitato
abbarbicato alla sommità di un aguzzo colle. La sua frazione più
importante, Lippiano, edificata su una collinetta al confine col territorio
toscano di Monterchi e col suo palazzo attorno cui
sono disposte le case, ne ricorda un po' l'accattivante immagine.
Il fondovalle è percorso longitudinalmente dalle principali vie
di comunicazione. Molto evidente anche come elemento morfologico del
paesaggio appare la nuova superstrada E45, che per lo più sovrasta con un alto
rilevato in terra il piano di campagna e talora taglia con profonde trincee
i bordi collinari. La colossale arteria, dopo aver risalito con ardite
soluzioni ingegneristiche il Tevere sin quasi alle sue sorgenti del Monte
Fumaiolo, valica l'Appennino e si porta in Romagna, e con essa nella geografla del Nord-Italia e in proiezione
europea. In veste più discreta si presenta la vecchia statale Tiberina
3-Bis, che oggi è venuta ad assumere una funzionalità più strettamente
locale. Pressoché paralleli a queste due arterie, i binari della Ferrovia
Centrale Umbra cuciono il fondovalle tiberino, ma,
non superando San Sepolcro e non collegandosi con le grandi linee statali
che transitano ad Arezzo, flniscono per assumere valore soltanto regionale.
Ortogonali a queste principali vie di comunicazione, le strade che valicano
per Bocca Trabaria e Bocca Serriola collegano
L'Alto Tevere con i contesti adriatici marchigiani e, nella direzione
opposta, la strada che risale la valle del Cerfone conduce in Toscana, ad
Arezzo e all'Autostrada del Sole.
Percorrendo verso Sud i lunghi rettilinei della superstrada o
della 3-Bis si vede emergere il gruppo di torri e campanili del nucleo
storico di Città di Castello e la mole dei suoi
palazzi rinascimentali più importanti.
Dalla maestosità del suo prezioso parco, autentico paradiso per
botanici, la villa della Montesca si affaccia sulla parte più antica della
città, che da questa visuale assume un aspetto molto suggestivo.
Meno panoramiche, ma di riconosciuto valore terapeutico e note sin
dall'antichità, le Terme di Fontecchio serrano la valle del torrente
Scatorbia, un paio di chilometri ad Est del capoluogo.
Risalendo per un lungo tratto il torrente Soara, una comoda
strada che serpeggia tra il verde della grande Foresta Demaniale e valica
il Monte Frontano, conduce a Pietralunga.
Il piccolo comune, graziosamente adagiato su un piccolo rilievo solatio,
vanta un accogliente centro turistico immerso nel verde di una grande pineta nella vicina località di Candeleto.
Il Carpinella, fresco torrente che bagna Pietralunga, si
riunisce al suo gemello Carpina sotto la collina di Montone per costituire,
con quest'ultima denominazione, il più importante affluente di sinistra del
Tevere in questa sua parte di bacino.
Arrampicato sull'ultimo rilievo che sovrasta il
Carpina prima che questo sfoci nella pianura, Montone, paese del
leggendario condottiero
Braccio Fortebraccio, conserva fascinoso sapore medioevale nelle massicce mura e nelle strette viuzze e si affaccia
sopra il secondo polo urbano dell'Alto Tevere.
Umbertide, impreziosito dalla elegante rocca trecentesca appena restaurata ed
esteso attorno alla ottagonale chiesa cinquecentesca di S. Maria della
Reggia, serra la valle in uno dei suoi punti più stretti, guardato dai suoi
ben conservati castelli e dalla geometrica mole del Monte Acuto.
La quasi millenaria abbazia di Montecorona e l'omonimo eremo
che la sovrasta dall'alto di una conica collina boscata
rappresentano le eminenze storico-culturali più meridionali del
comprensorio, assieme all'antico paese di Preggio, che domina un colle più
a occidente, oltre Monte Murlo, mentre la grossa frazione di Pierantonio
occupa il punto meno elevato del comprensorio, dove il Tevere riceve il
torrente Nese.
In relazione all'Alta Valle del Tevere
Umbertide occupa il "Piano di sotto", storicamente legato
maggiormente a Perugia, mentre il "Piano di sopra" ha sempre
ruotato attorno ai destini di Città di Castello.
A mezza strada tra Città di Castello e Umbertide lo stretto
fondovalle allarga il suo orizzonte all'altezza del grande
centro abitato di Trestina, alla confuenza
della valle del Nestore, significativo affluente di destra rimpinguato dai
torrenti Minima e Seano.
Un po' più a Sud, la parallela valle del torrente Niccone
conduce invece al più piccolo dei comuni dell'Alto Tevere Umbro. Addossato
alle colline che nascondono il vicino Lago
Trasimeno, Lisciano Niccone si lascia
ricordare per l'amena posizione adagiata ai piedi di verdi pendii boscati e
per i vicini castelli di Reschio, Pierle e Sorbello. Gli ultimi due si
trovano appena oltre il confine con la Toscana, nel cortonese.
A Sud di Umbertide la Valle
dell'Assino conduce a Gubbio, mentre le grosse vie di comunicazione seguono
il Tevere sin sotto Perugia e proseguono verso la valle umbra sud, il Lazio
e la capitale.
Se Francesco, il santo poverello della vicina Assisi, percorrendo
a piedi queste verdi contrade, aveva tanto tempo per meditare le sue idee
da pioniere dell'ecologia, oggi con una breve corsa in auto si possono
raggiungere le più illustri ed incantevoli
località umbre. Ma tutto il centro Italia culla di quanto di più importante
la civiltà umana abbia mai prodotto, si trova a
portata dì mano. Roma è bagnata dalle stesse acque del nostro fiume,
"sacro ai suoi destini", e Firenze è dietro l'angolo.
Romanità, Cristianità, Rinascimento.
Anche parlando degli aspetti geografici del territorio ci si
può lasciare prendere la mano dal fascino di radici storiche cosi solide e
profonde, ma che finiscono per farci amare ancora più profondamente
l'ambiente naturale che ne è stato fertile
substrato.
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