Annysea - la Sirenetta di Taranto                          


 

Oltre l'orizzonte marino

L'alba spegne
la lampada della notte
con alito soave.


Con dita bambine

il sole spezza il filo
a una collana di brina

 

-  mentre pettino
capelli d'interrogativi-.
 
Davanti alla mia porta
sosta corporeo  il tempo:
viaggiatore  senza bagaglio
che oblitera quaderni di memorie.
Artista che non concede  i suoi  "bis"

 
-  mentre pettino
capelli  d'interrogativi -.
 
La speranza del giorno
s'indora come il grano
che pur consapevole di falce
vagheggia pane.

 
Il vento che mi abita dentro
muove il braccio,
a salutare velieri oltre l'orizzonte.
 
-  mentre pettino
capelli d'interrogativi-
 
La sera, reca sbuffi di libeccio
e sabbia d'africa  mi deposita sul viso.  
Coglierò l'ultima stella,
alle cinque della sera.
 
 -   mentre pettino
capelli d'interrogativi.

 

 

Con il mare nelle vene

Mi bagnava,
era acqua placentare
di nascita novella,
o fluita da costato
a suggello di morte.

Era mare o sangue
il liquido che m'inzuppava il petto
le mani, l'orlo della veste...

Fiori vermigli sbocciavano
sul mio corpo di terra,
di sabbia, di cielo
e tu, quel velo che a sindone
m'avvolgeva e, quale sortilegio
inspiegabile, divenivi me stessa.

Qualcosa di strano accadeva,
forse un germe di pazzia,
o la soglia di una geenna sconosciuta
si spalancava per accogliere le mie spoglie
giacché non avrei più vissuto pienamente
senza le perle delle tue parole

Schegge di vetro sui muretti della sera
divenne  il sogno adamantino
che rischiarò di  fiaccole la notte
quando invidiavo la leggerezza delle nuvole
il fulgore freddo della luna.


Quando scrutavo le linee del mare,
per sapere se quel giorno
avrei vendemmiato grappoli d'amore
per estinguere il desiderio di te
che mi asseta e dissangua