Letture: At 1,12-14; Lc 1,26-38 Il grande convertito John Newman considerava il Rosario come il «credo fatto preghiera». La recita del Rosario, infatti, viene accompagnata dalla meditazione dei misteri di Cristo sotto la guida di Maria, la quale venne scelta per dare un contributo unico, nella sua specie, all'incarnazione salvifica del Figlio (misteri gaudiosi) e a partecipare in modo tutto speciale alla sua passione (misteri dolorosi) e alla gloria della risurrezione (misteri gloriosi). Il Rosario non è soltanto preghiera rivolta alla Vergine; esso è soprattutto preghiera fatta in unione con lei. Lo suggeriscono le letture stesse della Messa: il Vangelo dell'Annunciazione riporta il saluto dell'angelo a Maria, mentre la lettura del brano preso dagli Atti degli Apostoli ricorda la presenza orante di lei nella comunità degli apostoli e dei primi discepoli. I Padri della Chiesa e gli antichi scrittori cristiani non potevano, ovviamente, conoscere la devozione del Rosario, sorta nel tardo Medioevo, però alcuni di loro hanno applicato alla Vergine l'immagine della Rosa, ed è probabile che il termine Rosario sia stato adottato in riferimento a questa immagine. Ad esempio, in due omelie anonime del V secolo sul Natale, Maria è detta «Rosa tra le spine» e ancora leggiamo: «Tu come una rosa dal bel colore sei germogliata tra le donne». Interessanti sono le affermazioni di due noti autori, i quali si servono della metafora della rosa per marcare il distacco della figura della Vergine Santa dal contesto genealogico sociale nel quale ella è nata. Una testimonianza è quella del poeta latino Sedullio: «Come la tenera rosa che spunta tra le spine non ha nulla che possa ferire, anzi con la sua bellezza oscura il proprio ceppo, così la Santa Maria, discesa dalla stirpe di Eva, purifica, quale novella vergine, il crimine della vergine antica» (Carme Pasquale, 2.28-31). Comunque i Padri ci hanno lasciato numerosi ed ampi commenti sui due brani scritturistici che costituiscono la liturgia della parola della Messa. Soprattutto sul racconto dell'Annunciazione potremo raccogliere una letteratura immensa, la maggior parte di carattere omiletico. Preferiamo proporre qualche testimonianza sulla pericope degli Atti degli Apostoli (terzo mistero glorioso), dove Maria viene presentata come nostra sorella e compagna nella preghiera. Il vescovo Cromazio di Aquileia, dopo aver definito la Chiesa «casa di Maria», sottintende che in essa «si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera» (At 12,12); per cui la persona della Vergine appare profondamente legata alla vocazione orante del popolo di Dio (confronta Sermone 29). Cromazio spinge ancora più in là la sua riflessione: «La Chiesa, dunque, si riunì nella stanza, al piano superiore, insieme a Maria, la Madre di Gesù, e ai suoi fratelli. Pertanto la Chiesa non può essere detta tale, se non è presente Maria, la Madre del Signore, insieme con i suoi fratelli. Infatti la Chiesa di Cristo esiste là dove si predica l'incarnazione di Cristo dalla Vergine» (Sermone, 30). Il vescovo di Aquileia mette a fuoco due modalità ben precise della presenza di Maria nella Chiesa: ella deve essere presente dove il popolo di Dio si riunisce per la preghiera e dove viene annunciato il messaggio di Cristo. Non esiste quindi una dottrina autentica del Verbo incarnato, se non si tiene conto del ruolo svolto dalla Madre sua. Massimo il Confessore, nella sua lunga biografia della Vergine santa, fa una minuziosa descrizione dell'attività orante di lei: «Ella fungeva presso il Signore come interceditrice e avvocata non solo per i credenti, ma anche in favore dei nemici, alfine di impetrare loro misericordia» (Vita di Maria, 96). E aggiunge: «Moltiplicava gli esercizi del digiuno e della preghiera. Non si allontanava mai dal sepolcro del Signore. Sua dimora era dove egli aveva posto il capo; suo cuscino la pietra; suoi corsi di meditazione le preghiere e le meditazioni sugli avvenimenti di suo Figlio... Suo riposo e sua delizia le prostrazioni: è stato, infatti, affermato da maestri veritieri, ed è giunto fino a noi, che a motivo delle sue frequenti prostrazioni, le sue mani erano diventate oltremodo callose, quelle mani con le quali un tempo stringeva tra le braccia il Signore nato verginalmente da lei. Con quelle mani ora supplicava e implorava» (Ivi). La conclusione della nostra riflessione ci viene suggerita dallo stesso Massimo: parlando dei primi credenti, egli nota come la presenza della Vergine Maria fosse di conforto e sostegno per loro: «Al posto del Signore Gesù Cristo vedevano ancora presente col suo corpo, tra gli uomini, colei che lo aveva corporalmente dato al mondo, la Madre sua immacolata, la sempre benedetta. Questo era per loro di consolazione e di incitamento alla pratica della virtù, all'ascesi e alla generosità verso tutti» (Ivi). Quanto a noi, se la presenza di Maria può essere di conforto per i nostri occhi, deve esserlo soprattutto per la nostra fede. LUIGI GAMBERO (da Madre di Dio, ottobre 1991) torna inizio |
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