L' intercessione di S. Maria a favore del pentito Teofilo

"... La pia Vergine allora si presenta a Teofilo e gli dice: «Perché, o uomo, ti tormenti tanto e non riesci a frenare il pianto, tormentando me, che sono la madre di quel Figlio che tu hai rinnegato con i tuoi scritti? Osi chiedere il perdono per mezzo di me, benché tu mi abbia tradito allo stesso modo? Si usa forse poter placare un nemico con l'intervento di un altro nemico? Io credo piuttosto che ciò lo offenderà e ne proverà fastidio. Perché, dunque, ti rivolgi a coloro che tu con tanta temerarietà rinneghi? Ma, poiché mi chiamate Madre di pietà, non potrà accadere che io non mi muova a compassione di voi. Infatti sempre con piacere accolgo chi tributa a Cristo il dovuto onore e, per ricevere altre grazie, volge lo sguardo a me, si ricorda del mio nome con un cuore pieno di fede. Allora io, benigna, mi impegno a rivendicare la sua salvezza ricorrendo a qualsiasi mezzo: lo risollevo moralmente, lo riconforto, lo sprono, lo guido.
Del resto non è facile impresa rivolgersi a mio Figlio che è così adirato, anzi, a dire il vero, l'offesa recata a lui turba anche me. Tuttavia ora mi recherò da lui, né smetterò di abbracciarlo fino a quando non sarò riuscita ad intenerirlo e, inviata da lui, non ti restituirò la pace interiore. Egli è un giudice pietoso, è vero, ma anche giustissimo. Dà a ciascuno quanto è dovuto: abbatte gli uni ed usa misericordia per gli altri; percuote o perdona, a seconda che ci sia bisogno di punizione o di grazia. È necessario dunque che ogni reo, lasciando alle spalle le proprie colpe, con sollecitudine cerchi la maniera più opportuna per placarlo»...

 Così aveva parlato la Vergine e Teofilo, rianimato, in risposta così le disse:

«O inclita Regina dei cieli, salvezza dei popoli, gloria dei Santi, specchio della loro bellezza, eletta e prescelta Madre di ogni onore, Vergine piissima, tu sei per i miseri la più sicura speranza, colei che dona zelo e saggezza e che soccorre nel momento del naufragio e delle nostre tante difficoltà. Ilo molto peccato, Signora, e la rovina incombe su di me. Quanto ho peccato, abiurando te e il mio Signore! Lo confesso, mi sento oppresso dalle colpe e degno di commiserazione. Ecco, mi sento bruciare internamente, perché ho paura al pensiero di ricevere la pena che mi spetta. Ora, o santa Maria, anche se questo mio peccato non può essere perdonato, tuttavia molti sono stati nel passato gli esempi di pietà che tu hai accordata a coloro che avevano peccato ed erano miseramente caduti: così, gli abitanti di Ninive prolungano i giorni della loro vita (cf. Lc 11, 32), così viene salvata Raab , così vengono cicatrizzate le ferite di Israele... Gli esempi di tanti uomini, [Signora], diano sollievo anche alla mia disperazione, sì che non resti senza speranza.

È possibile, infatti, che Dio abbia compassione di me, se tu, o Santa, preghi, se costringi tuo Figlio ad aver pietà. Ti prego, spingi ad aver pietà, colui che per te si muove a pietà: tuo Figlio farà ciò che tu vorrai, diglielo e tutto sarà fatto. Del resto è tuo diritto prendere la mano di chi sta precipitando. Tu possiedi per natura un particolare senso di pietà e un simile privilegio ti è, per così dire, innato. Tu, infatti, a seconda dei singoli casi, vieni in aiuto al genere umano ora come Protettrice, ora come Madre e ora come Mediatrice. Dio stesso, certamente, si è fatto uomo per mezzo tuo. Perciò il Padre, al quale il mondo intero obbedisce, ha scelto te, Maria, per costituirti Mediatrice tra Dio e l'uomo. Tu, dunque, hai di diritto la possibilità di parlare e di supplicare tuo Figlio. Ora, poiché tu sola puoi rivolgerti a tuo Figlio, tu sola allora puoi pregare il suo santo cuore...
...E proprio perché credo e con tutto l'animo confesso queste cose, imploro, o Maria, il tuo completo patrocinio. Tu, pietosa, supplice, presentami alla bontà del Figlio tuo, affinché io possa vivere, risollevarmi dalla mia infermità e riuscire vincitore da questa lotta. Non restare insensibile di fronte a ciò che con insistenza ti chiede una bocca non pura; piuttosto sii tu stessa a renderla pura, unitamente a ciò che essa implora, affinché le mie colpe non siano di ostacolo alle mie parole.

Tu, Madre di Dio, fa' che satana renda illeggibile il testamento che ho sottoscritto di mio pugno e che costituisce la prova del mio grave peccato. Una tale garanzia nelle sue mani mi atterrisce fino a farmi morire. Come hai ben compreso, ti scongiuro di sottrargli questo patto; [mi rivolgo a te perché sol che puoi farlo. Infatti, Colui di fronte al quale le forze avverse sono costrette a cedere, ti ha dato questo potere. Mostra la tua potenza, o mia speranza, difesa e scudo. Poni in campo la tua forza e mostrati valente protettrice. Mi perderò? mi salverò? [non lo so]; certo è che comunque sarò considerato tuo protetto».
... «Io parlerò, supplicherò per te mio Figlio, benché così offeso, e lo pregherò tenendomi abbracciata ai suoi piedi». E, dette queste parole, si allontanò scomparendo dalla sua vista.
(Miraculum S. Mariae de Theophilo poenitente III, Acta Sanctorum, 489-490)

 

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Nota esplicativa

PAOLO DIACONO DI NEAPOLIS (morto circa 870)  è il traduttore dal greco della "Vita S. Maria Egiziaca", il cui originale greco risale al sec. VII, ed anche del "Miracolo di S. Maria a favore del pentito Teofilo". Si tratta di due racconti che hanno esercitato un grande influsso sulla pietà e nella letteratura mariana del Medioevo. Il Roschini afferma che «non vi fu argomento più familiare di questo ai poeti, ai pittori, agli scultori e agli oratori». L'autore del racconto, un certo Eutichiano, Patriarca di Costantinopoli, si presenta come teste oculare del fatto che sarebbe accaduto in Adana, nella Cilicia, verso l'anno 538. Noi abbiamo riportato in traduzione le parti più salienti della conversione e del pentimento di Teofilo, quelle cioè che ci presentano la Vergine Maria come Madre della misericordia e come colei che intercede incessantemente presso il Padre e il Figlio per i miseri peccatori.
Ma ciò che maggiormente colpisce in questo racconto per la sua perenne attualità è, al di là di ogni pietismo e vuoto sentimentalismo, per così dire, la continuità dell'unicità dei messaggi inviati dalla SS. Vergine all'umanità: Maria dice sempre di essere pronta ad intercedere presso il Signore, a patto che l'uomo si penta e provi forte contrizione dei propri peccati, e lei, che è nostra Avvocata e Mediatrice, promette l'eterna salvezza (cf. Lourdes, Fatima, La Salette e, non ultima, Medjugorie).
Per ben comprendere l'intervento della SS. Vergine e la sua potente azione di Mediatrice, diamo una sintesi dell'intero racconto, che si articola in quattro capitoli. Teofilo è un Vice domnus ricco di meriti per la sua pia condotta di vita. Dopo aver rifiutato per la sua umiltà cariche ed onori, viene spogliato di ogni bene e di ogni precedente dignità. In preda alla totale sfiducia e al colmo del dolore viene avvicinato da un mago pestifer quidem, Haebreus gente, che lo convince a stipulare un patto (chirographum) con il demonio, ricevendo in cambio ogni sorta di onore e di beni materiali. Apparso Satana dietro solenne invocazione del mago, Teofilo gli affida completamente la propria anima e gli promette leale obbedienza come a suo signore. Rinnega Cristo, il battesimo di Cristo, sua Madre e la perfida secta Christi cultorum, dichiarando apertamente: Credo tibi, satanas. Come per incanto Teofilo ridiventa Vice domnus; tutti lo onorano e lo temono fortemente (cap. 1). Ma Dio, che non vuole la morte del peccatore, ricordando la precedente santa vita di Teofilo, interviene con la sua grazia, lo induce a pentirsi e a fare ammenda del suo traviamento. Allora a Teofilo non resta altro da fare che rivolgersi alla Madre di Cristo, alla degna Regina, al suo potente intervento di salvezza. Si reca in chiesa e, contrito pectore totus, supplica il suo aiuto, perché Maria è la Consolatrix mundi (cap. 1I). A questo punto il racconto (capp. III-IV) segue con l'increpatio e l'intercessio Mariae, che, come abbiamo detto, proponiamo in traduzione nei passaggi più salienti. (note e testo da "Testi Mariani del primo Millennio", vol. 3, Padri ed altri autori latini, Città Nuova ed.)

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