Le lettere di P. Bruno, fr. Giovanni fr Luciano e Davide |
Lettere da S. Clemente - Colombia |
Carissimi Inizio una seconda lettera, annotando impressioni, fatti, aspetti che poco a poco vanno aggiungendosi alla esperienza che si acquista in Colombia, in San Clemente soprattutto come zona di missione e mia nuova destinazione. La guerriglia ci lascia in pace per il momento. Si sa che é presente attraverso persone che si infiltrano e stanno tutt’orecchi e tutt’occhi per informare. La presenza di un forte contingente di militari in forma permanente da una certa sicurezza. Abbiamo militari accampati in piccole tende da campo al nord e sud del paese, picchetti alloggiati strategicamente in qualche casa e nella piccola caserma della polizia. Nonostante tutto si respira aria di insicurezza e di un certo timore che non permette essere liberi. Si sa che la guerriglia sta nelle vicinanze, visto che abbiamo ricevuto una missiva positiva dalla stessa perché stiamo lavorando per il popolo attraverso una Cooperativa che raggruppa e favorisce una quarantina di famiglie di contadini. Un giorno ci chiederanno “la tangente” come mezzo di protezione! Si é formato il “Frente parroquial di Protección” organizzato dalla polizia del luogo. Dopo l’uccisione del Vescovo di Cali e un sacerdote di un’altra parrocchia, c’é stato un accordo tra il Ministero degli interni e la Conferenza Espicopale colombiana, di proteggere permanentemente i parroci. Perció sono osservato a vista, ho dovuto firmare una serie di raccomandazioni, ma dovrei starmene sempre in canonica!? Chi vuole saperne di piú ed ha un po’ di pazienza basta che apra Internet nelle voci “Autodefensa – FARC – Terrorismo – Guerriglia – Eln – Guerriglia in Colombia ... “ e potrá rendersi conto quanto son ben organizzate le forze sovversive e diariamente accumulano attacchi, sequestri, date alle fiamme camion, fatti saltare tralicci, ecc... Inoltre da poco é terminata la campagna per le elezioni del nuovo presidente di Colombia. Del presidente eletto Uribe si attende molto anche se internazionalmente ci sono riserve per la sua mano “dura”: aumento del problema o soluzione? Un dato periodístico (24-III-2.002 El Tiempo) afferma che in Colombia esistono 162 nuovi “carteles” (organizzazioni fuori legge!) di narcotraffico , ossia in piú, e 4060 persone con legami con 40 organizzazioni internazionali! Fatti di cronaca locale: 10/III dall'altoparlante del campanile si anuncia alla gente di non bere l’acqua perché é stata avvelenata. Sará vero o no? Fatto sta che per tre giorni non si beve l’acqua, mai si é saputo da dove é venuta tale notizia! Consiglio di un capo della polizia a un padre disperato per il figlio drogato che ruba in famiglia, fa disperare, é pericoloso perché potrebbe anche uccidere i genitori: “me lo affidi, facciamo una caminata e tutto si mette a posto”!? Il lavoro pastorale con la gente non é facile, il colombiano che trovo in San Clemente non é tanto espansivo, riservato, normalmente non saluta, altrettanto i giovani. Proprio i giovani, presente e futuro della societá, sono praticamente assenti dalla parrocchia, a loro e con loro sto pensando una pastorale giovanile, la risposta é lenta, assumere impegni trova resistenza. Una serie di iniziative vengono prese ma ci vuole tempo e pazienza. Anzi pare che il tempo a volte si sia fermato! Se non fosse per qualche contatto con il capoluogo, alcune notizie che si ricevono e la finestra di Internet. Molta gente ti chiede una monetina, pagare una ricetta, dare il valore di un chilo di riso, pagare una corsa di corriera, dare un prestito che poi sicuramente non ritorna, ecc... Normalmente dirigo i casi a una comissione incaricata di un piccolo studio e soprattutto verificare il problema, mai la comissione riceve sollecitudini. Durante le tre Messe domenicali al momento dell’offertorio la gente porta alimenti per i poveri che puntualmente vengono consegnati ai piú bisognosi. Aiuti e offerte che ho ricevuto da voi durante la mia presenza in Italia e “Un pane per amor di Dio” della diocesi di Trento, frutto dell’ impegno di Quaresima, sono solito utilizzarle attraverso progetti di utilitá per la comunitá e una piccola parte in migliorie della chiesa. Sono in marcia i seguenti progetti: - Aiuti per sostenere la crescita e lo studio di dieci bambini (tra i vari casi immediati di povertá osservati); possibilmente per il periodo infantile; - Formazione di un gruppo scout con proiezione di servizio alla comunitá; - Sistemazione del presbiterio della chiesa: riubicazione fissa del battistero e il tabernacolo; la comunitá parrocchiale non riesce a sostenere il servizio pastorale di un sacerdote ( rari i matrimoni, qualche battesimo che poi é gratuito per decisione della diocesi, un solo difunto in tre mesi che sono come parroco, le offerte di tre messe domenicali non superano i 10 euro); - Catechesi per adulti: un lavoro di sensibilizzazione assai difficile per produrre un cambio di mentalitá di fronte a una abitudine religiosa rurale, chiusa, piena di gesti attorno a cose, statue, immagini, e “si é sempre fatto cosí”; - Preparazione di un piccolo appezzamento di terra abbandonato di proprietá della parrocchia per la coltivazione della “mora” come modello di coltivazione biologica, pulita per essere vista e imitata dai campesinos; - Incominciare con una famiglia di reddito molto basso peró desiderosa di superarsi attraverso il lavoro e proprietaria di un piccolo terreno. Offrire la possibilitá di iniziare la stessa esperienza di coltivazione garantendo un piccolo capitale delle spese iniziali e solo per il primo anno unito al controllo permanente. - Una fotocopiatrice per il servizio di catechesi, avvisi, gruppi giovanili, ecc. Il lavoro pastorale con la gente vi confesso che non é affatto facile. Lo ripeto l’ambiente é totalmente rurale, perció c’é una notoria resistenza al cambio, si preferisce fare quello che sempre si é fatto e a volte semplicemente “si usa” il sacerdote. Se si procede a qualche novitá, seppur spiegando, si ottiene critica. La gioventú ben poco frequenta la chiesa e manifesta poca volontá a participare a impegni. D’altra parte una catechesi o una evangelizzazione troppo aperta, diretta e franca puó causare sospetti e interventi esterni che é meglio evitare. A volte non si sa proprio “che”, “come” fare o dire e fino a che punto. |
Lettere Missione S. Clemente | ||
Eccovi alcune notizie dalla missione. Intanto devo ringraziare tutti voi, della vostra attenzione, delle vostre preghiere ed aiuti, questi ultimi vengono utilizzati con speciale attenzione e senza paternalismi secondo le necessità: per migliorare i segni della vita liturgica e della preghiera della comunità; per contribuire all’acquisto di libri per la formazione dei giovani e dei ragazzi, per la catechesi. Per evitare di dare solo denaro a chi si trova in difficoltà e di fronte alle continue richieste, cerco di offrire loro (eccetto per le persone impossibilitate) la realizzazione di lavoretti utili e remunerati, che più o meno rendano qualcosa |
e soprattutto che possano offrire un pezzo di pane. Per quanto riguarda gli impegni di ricerca e messa a punto di progetti di cui possano beneficiare in molti, ve li potrò esporre in seguito per scritto e con documentazione fotografica, per posta o con una mia presenza in Italia.E qui viene il punto più difficile e spinoso del quale non si vede una soluzione in tempi brevi. È stato eletto, ed già all’opera, il nuovo presidente della Colombia. Con tutta la sua buona volontà e mettendo in atto la sua proposta di campagna elettorale, ossia la mano dura con i gruppi al margine della legge, tali come FARC, ELN, Paramilitari; EPL, Violenza... , non ha la capacità, come Stato, di affrontare questi gruppi. In un incontro con i generali della polizia ed dell’esercito, il presidente affermò che l’ufficiale che ha paura è meglio che si ritiri. Queste parole naturalmente hanno creato situazioni imbarazzanti, molte critiche ma anche molti consensi. La posizione del governo attuale è differente da quella precedente. Il vecchio Presidente, nonostante gli incontri avuti con le parti in conflitto e sempre alla ricerca di ottenere la pace, ha ottenuto poco o nulla, anzi ha peggiorato la situazione rafforzando la pretesa dei belligeranti che se ne sono bellamente infischiati. Le parti in conflitto, se con il governo anteriore ne hanno approfittato con morti, sequestri, estorsioni, attentati, carri bomba, attacchi alla popolazione civile, addestramento ed immissione di giovani nelle file della guerriglia…, ora , con il nuovo governo, scatenano tutto il male che viene loro in mente senza pietà. C’è poca sicurezza, il turismo è assente, non bisogna dare troppo all’occhio. Un terzo dei sindaci e responsabili pubblici sono minacciati di morte se non rinunciano al loro incarico e sono diventati obiettivi di attacchi militari. Prima per consiglio e poi per ordine della polizia sono ormai due mesi che non posso più uscire a visitare e celebrare la Messa programmata per le famiglie e i gruppi delle zone della campagna e della montagna che appartengono alla parrocchia. È logico che queste famiglie sono preoccupate e si sentono quasi abbandonate. La guerriglia sta a pochi passi, però siamo protetti abitualmente da un nucleo di polizia e saltuariamente dalla presenza di un contingente di militari dell’esercito regolare. Una settimana fa sono state sequestrate tre persone della nostra comunità con altre dei paesi vicini. Abbiamo pregato, celebrato alcune Messe per la loro liberazione. Dopo una settimana quasi tutti furono liberati, però con quale impatto psicologico! Diverse famiglie della parrocchia hanno familiari uccisi o sequestrati. La nostra parrocchia per due giornate ha avuto incontri con psicologi e personale specializzato per il reinserimento delle persone sequestrate. Che cosa fare allora? Esporsi, andare in bocca al lupo, creare caos e attirare guai anche per le comunità?. Sono scelte dolorose, però non si può fare quello che si crede giusto perché ho una responsabilità anche sugli altri. Intanto mi preoccupo di servire il centro dell’abitato, ossia la comunità cristiana del paesino, aspettando tempi migliori e più sicuri per provvedere a tutti. Spero che si possa riprendere il lavoro con i gruppi della campagna in questo mese di settembre. Nel frattempo cerco di seguire da lontano i giovani e i ragazzi attraverso i catechisti e i responsabili di zona. Cerco di migliorare come posso la partecipazione della gente alla vita parrocchiale dato che normalmente si trova a essere in una situazione di passività e molte volte anche spenta interiormente. |
Lettera da Llorò Colombia | |
Dal Notiziario della Regione Colombia-Ecuador di agosto, P. Venancio Garagorri, superiore regionale, così scrive della comunità di Lloró. P. Manuel Otaño è giunto a Lloró come membro della comunità missionaria e nuovo parroco il 1 agosto nel pomeriggio. A mezzanotte dello stesso giorno incominciò un attacco della guerriglia E.L.N. contro il paese che durò fino alle ore 10 del mattino del giorno dopo. Nel combattimento è morto il comandante del posto di polizia di Lloró e ci furono vari feriti. La notizia è apparsa sui giornali e nei telegiornali. Da quel giorno il telefono della Parrocchie di Lloró è fuori uso e benchè si possa parlare dal telefono pubblico di Lloró e di Quibdo, le notizie che si hanno sono sempre parziali. Sappiamo che stanno bene, che non è successo loro nulla, che svolsero un ruolo importante nella sospensione della sparatoria, però ci mancano ancora molti dettagli per conoscere meglio gli avvenimenti.
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Lettere Missione Ecuador | |
Fr. Giovanni Onore è giunto in Italia alla fine di agosto e vi rimarrà fino alla fine di ottobre, però ci fa pervenire alcune notizie da Quito del mese di agosto: In questi giorni la Missione è invasa piacevolmente da un gruppo di trevigiani che sono venuti a vedere di persona i loro bambini adottati in Otonga. L'amore non ha frontiere né conosce distanze. Ho visto scene di tenerezza e gioia da parte dei genitori adottivi e commozione da parte dei bambini. Un gruppo ha anche tentato con successo di scalare il Cotopaxi. Abbiamo ricevuto materiale scolastico e medicine raccolte durante l'anno per questo fine. Contemporaneamente in Italia è stata organizzata una maratona in favore di Otonga di cui sotto invio un breve comunicato. OTONGA ULTRAMARATHON Partenza: Lunedì 12 Agosto 2002, ore 22.00 dalla Piazza Papadopoli San Polo di Piave, Daniele Cesconetto e Flavio Zanet - 24 ore senza soste - In contemporanea alla spedizione in Ecuador del CAI S. Polo, il maratoneta Daniele Cesconetto, assistito dalla equipe Euromed, partirà a piedi da piazza Papadopoli dando così inizio ad una singolare staffetta che lo vedrà percorrere 89 km su asfalto prima di dare il cambio a Flavio Zanet vicino a Cimolais nel Parco delle Dolomiti Friulane. Mentre Daniele si riposerà gentilmente ospitato dall'albergo Duranno, Flavio, incoraggiato dagli amici del CAI scalerà cima dei Preti, dei Frati e Duranno per un totale di 3300 mt di dislivello. Giunto ad Erto, ritornerà il testimone a Daniele che cercherà di arrivare a San Polo a piedi, percorrendo altri 80 km, prima dello scoccare delle 22.00 del giorno dopo. Essendo la sfida tutta sanpolese, nell'Anno Internazionale delle Montagne, l'abbiamo appunto chiamata: Otonga Ultramarathon per ricordare l'omonimo progetto locale per la salvaguardia di un pezzetto di foresta pluviale in Ecuador. |
Lettere di Luciano e Davide | COMUNITA' MARIANISTA EZHE-ALBANIA Carissimi, Il mio viaggio è stato tranquillo e tutto si è svolto nel modo migliore; ma la situazione che ho trovato in Albania è a dir poco tragica. Le piogge dei giorni scorsi hanno creato gravi disagi alla popolazione. Case, strade e campi allegati e alcuni quartieri evacuati. Soprattutto grave è la situazione nella zona abitata dagli zingari che sorge lungo il fiume Drinn. Il fiume uscito dall'alveo ha spazzato via le baracche e parecchie famiglie sono state alloggiate in tende. Luciano e alcuni ragazzi hanno allestito una mensa finanziata dalla Caritas Albanese e per una settimana abbiamo preparato il pranzo e la cena per circa 350 persone. Anche la situazione sanitaria si è fatta grave per la mancanza di servizi igienici e di acqua. Alcuni bambini si sono ammalati . Lo stato è assente e impreparato e tutto ricade sulle spalle del volontariato che non dispone di molti mezzi. I politici si limitano a fare sopralluoghi e distribuzioni a puro scopo propagandistico. Ora la situazione è migliorata, ma parecchie famiglie vivono ancora nelle tende e non vedono per ora soluzione alla loro situazione. La temperatura si è abbassata e quindi le prospettive non sono buone. Procedono intanto le altre attività. Il centro continua ad organizzare attività ricreative ed è diventato un punto di richiamo per i giovani del quartiere. Presto inizieremo la catechesi e cercheremo di creare un piccola comunità parrocchiale per la futura cattedrale. La tipografia funzione, anche se il lavoro per preparare dei "tipografi" sarà lungo e non facile. Dobbiamo soprattutto creare un mentalità di lavoro che aiuti questi ragazzi a trovare ritmo e motivazioni. I giovani della comunità di Vercelli guidati da padre Alberto sono stati meravigliosi. La loro permanenza in Albania è stata importante non solo dal punto di vista professionale, ma anche per la vita comunitaria e spirituale. Abbiamo pregato e vissuto come una vera fraternità. Ora stanno organizzando un secondo viaggio per continuare l'insegnamento e raccolgono fondi per delle borse lavoro che verranno date ad alcuni ragazzi che potranno avere così un piccolo compenso. A fine mese verranno in Albania Adriano di Campobasso, il papà di Irma, Vincenzo con suo padre e Alessandro Danè. Resteranno una settimana per installare una piccola aula di informatica. Ci sarà così un corso aperto ai ragazzi della città. Queste sono le ultime novità che cercheremo di inserire nella programmazione e nel prossimo progetto comunitario che ti consegneremo quando verrai a novembre. Un saluto e un ricordo nella preghiera in unione con Maria con la speranza di vederci presto inizio |