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 Le donne al sepolcro di Gesù

 

 

 

Maria con le Donne fedeli presso la tomba
Le Donne che hanno unto e fasciato il corpo morto del Signore e che sono rimaste presso il sepolcro quando già splendeva la luce del Sabato (Lc 23, 54ss; cfr Gv 19, 25), ricevono il premio non metaforico della prima apparizione del Signore Risorto (Gv 20, 1. 11-18) e ne danno l'annuncio ai discepoli (Gv 20, 2. 17-18). Come già l'annuncio del Verbo per l'Incarnazione storica è rivolto a Maria, così ora spetta a Maria Maddalena.
Il mandato operativo della Resurrezione è rivolto alle Donne presso il sepolcro vuoto e, da loro, agli Apostoli: "Andate, annunciate, fate memoriale di tutti questi fatti" (Lc 24, 1-12; Mc 16, 1-10; Mt 28, 1-10). La Donna, Maria per prima e in modo unico è perciò l'annunciatrice e il segno permanente della Resurrezione. Cristo, Sapienza del Padre, scende nel mondo portato dalla Figlia di Sion, Trono della Sapienza divina (cfr RM 33). Ella è il segno e lo strumento volontario dell'Incarnazione, che va dalla Resurrezione del Figlio al suo annuncio prima della nascita a Betlemme, alla sua seconda Venuta gloriosa.
Tra le diverse composizioni dell'icona della Sapienza è celebre quella della Sofia di Novgorod (fine sec. XVI). La Sapienza ha la figura di un angelo seduto in trono, incoronato e vestito di abiti imperiali. Ha in mano lo scettro, attributo regale, e un rotolo, il contenuto della Sapienza. La Sapienza è al centro. Al di sopra si vede il busto del Signore, il quale abbassa le mani verso l'angelo. Questi è attorniato da una parte della Theotókos che tiene Cristo Emmanuele e dall'altra da s. Giovanni il Battista.
Il tema iconografico della "Sapienza" viene da Pr 9,1-5: la Sapienza si è costruita la casa, ha preparato il pane e il vino, ha imbandito la tavola e ha inviato i suoi servi a chiamare i convitati per la celebrazione della festa. La Theotókos è la persona che la Sapienza si è scelta quale amministratrice dei suoi misteri. Secondo un'altra spiegazione la Theotókos, che contiene nel medaglione il Cristo Emmanuele, è la Sapienza nel Mistero teandrico dell'Incarnazione, e il luogo privilegiato nel quale la Sapienza divina si rivela è la Maternità verginale.

Maria e le Donne, apostole degli Apostoli
Secondo la Liturgia bizantina, Maria è tra le Donne Mirofore che si recano al sepolcro del Signore; portano olio profumato (myron) per ungere il corpo morto del Signore. Ma già nel Cantico il termine myron è anche un nome dello Sposo (Ct 1, 3). Cristo è il Figlio di Dio "Unto" nello Spirito quale Re Sacerdote e Sposo della Chiesa. Myron è uno dei titoli dati dalla Chiesa greca a Cristo. E Maria è Mirofora, portatrice del Figlio di Dio, Unto di Dio, Salvatore degli uomini e Sposo dei redenti.
Le stesse Donne sono dette "apostole degli Apostoli", o anche "le eguali agli Apostoli" (isapóstolai), come le chiama ancora la Tradizione greca. Le Mirofore, testimoni della morte e della sepoltura di Cristo, sono coloro che cercano lo Sposo assente (Ct 3, 1-2; 5, 6; 6, 1). Dopo tre giorni esse sono rese partecipi della meravigliosa storia dell'incontro con il Risorto. Il mattino di Pasqua 1'Emmanuele si mostra loro come il Vivente eterno perennemente giovane, costituitosi egli stesso primo predicatore della sua Resurrezione. Le Donne sono le prime a vedere Cristo Uomo Nuovo, ad ascoltare dalle sue stesse labbra l'annuncio della Resurrezione. Esse sono quindi valide testimoni della tomba vuota e dell'annuncio della Resurrezione; sono esse a riferire tale annuncio agli Apostoli e da questi ultimi parte tutta la predicazione del Kérygma del Maestro nel mondo.  Se la Donna aveva portato all'uomo l'invito alla morte, era necessario che a lei per prima fosse annunciata dal Signore Risorto la Vita nuova e che da lei l'annuncio della Resurrezione fosse recato all'uomo, cioè agli Apostoli. Del resto l'annuncio della redenzione nell'Antico Testamento era stato dato alla Donna (Gn 3, 15); in lei era stato posto l'inizio della Promessa divina (Mic 5, 2; Is 7, 14). Anche adesso, al culmine della Alleanza Ultima, sarà la Donna la prima a ricevere e a trasmettere l'annuncio di Cristo Risorto.
Le Donne inviate da Cristo Risorto erano probabilmente unite al Signore dalla comune origine in Galilea; esse lo avevano seguito per ascoltarlo e si erano abbandonate alla sua azione di salvezza (cfr Mt 27, 55-56; Lc 8, 2-3; Mc 15, 40-41). Forse più che gli Apostoli esse erano convinte che l'Emmanuele è l'Inviato da Dio, la sua Parola Vivente; non lo avevano tradito né abbandonato, ma anzi avevano proceduto con lui in paziente fedeltà dalla Galilea a Gerusalemme ed erano divenute sue familiari. Ora il Risorto si manifesta e parla loro; ed esse che nella struttura gerarchica e sacramentale non hanno un vero posto, assumono un ruolo di primissimo piano. E non va inteso come un fatto occasionale e momentaneo, ma come una comunione di vita sia tra il Signore e le Donne, sia tra esse e gli Apostoli; è in virtù della loro fede che esse appartengono alla nuova Famiglia di Dio sulla terra, nata dalla Resurrezione. Se tale è il ruolo della Donna nella Resurrezione, tanto più Maria, la Madre, occuperà un ruolo di importanza unica.
La Chiesa bizantina ha addirittura istituito una festa che riguarda soltanto le Donne Mirofore. Lo stretto rapporto tra la Resurrezione, la Domenica mattina, e la loro presenza al sepolcro, è all'origine della data celebrativa per la II Domenica dopo Pasqua. La memoria delle Mirofore si protrae per un'intera settimana, detta appunto "la Settimana delle Mirofore". Esse vengono chiamate anche "evangeliste", e la Liturgia così le saluta:
"Le donne di divina sapienza correvano con aromi, e ti cercarono con lacrime quasi tu fossi un mortale. Ma esultanti di gioia, ti adorarono Dio vivo,
e te annunciarono ai discepoli tuoi, o Cristo". (Sergio Gaspari, Celebrare con Maria l'anno di grazia del Signore, ed. Monfortane, pp. 106-108)
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