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LA CORTE SI RITIRA, L 'UDIENZA E' TOLTA...... GIUSEPPE VILLELLA TORNA IN PATRIA E DA INCENSURATO.
Fulmine a ciel sereno per il piccolo centro collinare del lametino Motta Santa Lucia, e per il Sindaco Amedeo Colacino, che da anni si è battuto apertamente a suon di battaglie legali al fianco del Comitato No Lombroso per decretare il rientro in Patria (ex Regno delle Due Sicilie) del “brigante” Giuseppe Villella discendente da parte di madre del giovane Sindaco. Sentenza storica e non è eufemismo ribadirlo quella del 5 ottobre 2012 quando Gustavo Denise del tribunale di Lametia Terme condanna il Museo Lombroso di Torino alla restituzione del cranio trattenuto illegalmente nelle teche del museo ed al pagamento senza se senza ma dei costi di trasporto e tumulazione del presunto brigante. Ma chi era realmente Giuseppe Villella contadino di professione e “brigante” per causa? Dopo attente ricerche ed un colloquio seppur scritto con il sindaco Colacino apprendo che in realtà l'uomo di 69 anni morto di tifo a Vigevano nel 1872, e condotto in carcere con l'accusa di brigantaggio in quanto catturato dai Piemontesi nell'ex Regno delle Due Sicilie ed a cui vengono imputati tra le altre cose, i reati di seguito nel 1845: per furto di pollame e per aver incendiato tre mulini non può essere il nostro Villella. Interviene a ribadire la cosa anche il Colacino che con queste parole afferma:”da una ricerca fatta da storici locali e dall'Antropologa Maria Teresa Milicia dell'Università di Padova confrontando la data di morte del Villella, che il Giuseppe Villella condannato nel 1845 per furto di pollame e incendio non è assolutamente il nostro Villella, ed inoltre che i resti conservati nel museo Lombroso di Torino appartengono ad una persona incensurata”. Con questa frase magistrale si è potuto dimostrare tutte le inattendibilità delle teorie di “dotta “Lombrosiana. In maniera del tutto immotivata fece del Villella il simbolo della sua folle teoria descrivendolo come emblema di tutta la delinquenza calabrese di nascita. Il nostro Giuseppe Villella secondo ancora il Sindaco di Motta Santa Lucia, nacque nel 1795 ed aveva ben 4 figli, e per tutta la sua esistenza svolse attività di contadino, proprio nel mottese, ed inoltre che il suo domicilio originario fosse nell'attuale Corso Umberto I di Savoia ma aggiunge ancora il sindaco :” che l'anima del Villella non ci stia chiedendo di cancellare quella via e di intitolarla a Giuseppe Villella?”. E' assolutamente cosa certa che un proficuo incartamento fosse stato rinvenuto dal sindaco stesso e dalla dottoressa Milicia in un garage di proprietà del comune dove vengono trovate le cose ribadite in calce. Tuttavia la lotta perpetrata dal Comitato NO Lombroso, e dallo stesso comune di Motta Santa Lucia, tra i cui discendenti del brigante afferma ancora il Colacino :” si può affermare con certezza l'attuale moglie del sindaco in carica, l'avvocato Egeo Maria Caterina legale del comitato No Lombroso, che ha lottato per il ritorno in terra natia dei resti del brigante”la lotta infatti ha avuto i suoi frutti abbattendo con questa vittoria la teoria Lombrosiana della natura del delinquente coniata proprio studiando il cranio del Villella, dove riscontrava anomalia della “fossetta occipitale mediana”, teoria fatta per mascherare la falsità storica e le malefatte dei Savoia grazie all'incostituzionale Legge Pica. Indubbiamente lo stesso Lombroso studiando il prezioso cranico che teneva come ferma carte sulla scrivania ebbe a dire :”(...) illuminato il problema della natura del delinquente (…) che aveva i caratteri dell'uomo primitivo” Il teschio a conti fatti per il Lombroso risultava essere il cranio più “prezioso “ e divenendo così, Giuseppe, martire dell'antropologia criminale. Ora la magistratura ha messo la parola fine al caso : non c'è alcun motivo in base al quale il cranio del Villella debba rimanere esposto come esempio di una categoria umana bollata come criminale per natura in base a una teoria errata.
Maria Lombardo
Consigliere Commissione Cultura Comitati Due Sicilie
Centro Studi e Ricerche Comitati Due Sicilie