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 RECENSIONE AL ROMANZO : LA FINE DEI VINTI .

                                   DI MARIA LOMBARDO

 

Romanzo avvincente e scorrevole di quelli da “ leggere tutto d' un fiato “risulta essere l'ultima fatica di un noto personaggio duosiciliano  ,La Fine dei vinti : Giovanni d'Avanzo da gendarme a brigante è il suo titolo ,che porta la paternità di Fiore Marro che per la casa editrice L'Aperia pubblica nel luglio 2011 l'ottimo fascicolo .Figlio del Sud ,Fiore Marro nasce in Irpina ma fu dal '70 che ubicò egregia dimora a San Nicola la Strada ,dove raccogliendo le eredità di Guido Dorso fonda i Comitati  delle Due Sicilie ,prestigioso progetto dove convergono le forze positive del Sud. In circa 61 pagine vengono raccontate le disavventure di un gruppo di Napoletani tra cui spicca il D'Avanzo personaggio cardine e focalizzatore dell'intera trama raccontati dalla lingua piemontese come “I BRIGANTI DEL BORBONE”. Fin dalle prime righe si può notare lo sfondo storico in cui il Romanzo viene ambientato a soli pochi anni dal processo Unitario ,dal quale si evince dalle parole dei personaggi lo scontento generale che la nuova Italia apportò ,attraverso l'inefficienza morale e materiale che causò all'ex Reame delle Due Sicilie. Razziato , violentato ,raso a ferro e fuoco lo stato Duosiciliano tenta con ogni mezzo di scrollarsi il Roie D'Italie e di ricondurre sul trono legittimo l'amato Borbone .L'avvicendarsi del “Brigantaggio”che fu piuttosto un processo legittimista induce l'esule Paolino Amato dopo anni di esilio forzato a Roma di voler vederci chiaro e di dipanare la coltre di nebbia sull'amico Giovanni d'Avanzo gendarme Borbonico e pulita persona non poteva essere la persona che il corrispondente piemontese dipinse in quelle righe ,acclamando la libertà ed il Casato Savoiardo a grande gens .Amato si fa inviare a Napoli come corrispondente dell'Osservatorio Romano al fine di raccontare da Napoletano quanto successo .Ripercorre con angoscia la sua esperienza di gioventù ,dove maledice Mazzini e le sue idee rivoluzionarie che l'avevano portato all'esilio :rinnegando il proprio Re .Rivede la figura di D'Avanzo “il feroce” così definiti i gendarmi della Corona che lo salvò in quella occasione ed ora toccava a lui ricambiare .L'intera storia nel suo percorrere delle varie corrispondenze partite da Napoli verso l'Osservatorio Romano raccontano il dramma di un popolo che ha dovuto mutare per forma mentis in una visione dettagliatamente più dura e drastica ,una visione racconta Amato nelle sue parole che inducono a riflettere :”Questo popolo che è stato anche il mio per lungo tempo ,lo riconosco come riguardoso di Dio ,come mondo caritatevole a volte troppo arcaico al limite del comprensibile ma lodevole per amor cristiano ,quale ignominia ha dovuto dunque subire per rendersi al dunque così disumano (….) quale redenzione ? Dico ….non per loro che sono figli dell'onta ,ma quale comprensione Dio può porgere a chi ha scatenato questo inferno ? Ora il Diavolo si è fatto giudice .Un lungo processo racconta Fiore Marro ,un processo che per forza si doveva concludere con l'epiteto di Briganti e perciò puniti ,uomini dabbene poveri contadini dipinti come cannibali ,ed è proprio così che Amato esordisce ancora una volta per racchiudere il senso di questa narrativa storica :”Un contadino diventa Brigante e lo Stato ,non se ne fa quesito .che mondo ha generato questa nuova Patria  ? (….) .Di chi è la colpa ?di chi fu scacciato o di chi è subentrato ?.La Corte si ritira ….concludo quest'avvincente e significativa storia usando le parole dell'Autore lasciando ai sommi lettori una buona lettura .

 

 

 

 

 

 

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