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            Iraq 1861: Pontelandolfo e Casalduni.

 

 

15 agosto 1861 :”Ieri all'alba giustizia fu fatta contro Pontelandolfo e Casalduni”, queste le parole che il Generalissimo Enrico Cialdini fece scrivere sul telegramma che partito dall'alto Comando di Napoli inviò a Turin (Torino) all'attenzione del suo Re Victor Emmanuelle. L'incendio ed eccidio di Casalduni e Pontelandolfo paesini del Sannio, era stato compiuto, una punizione barbara venne inferta a una popolazione inerme da parte dell'Esercito Regio sotto gli ordini del Cialdini, secondo un noto testo Cenni sul brigantaggio, ricordo di un antico bersagliere Editore Roux Frassati ec, Torino 1897 Carlo Melegari testimone oculare piemontese informa:” Ella avrà senza dubbio sentito parlare del doloroso ed infame fatto di Casalduni e Pontelandolfo, orbene il generale Cialdini non ordina, ma desidera che in quei paesi non rimanga pietra su pietra ,(...) ella è autorizzato a ricorrere a qualunque mezzo, e non si dimentichi che il generale desidera che siano vendicati quei poveri soldati, infliggendo la pena più severa per quei paesi. Ci siamo capiti?”. Queste le parole ordinate dal generale Piola-Caselli al bersagliere citato in calce. Sono giorni particolari per Pontelandolfo e Casalduni quelli a partire dai primi di agosto, giorni di festa si stava per celebrare la fiera di San Donato evento atteso dalla popolazione, racconta a questo punto Nicolina Vallillo nel 1919 stralcio tratto da L'incendio di Pontelandolfo articolo apparso sulla Rivista storica del Sannio:”Stavano così gli animi turbati per un nuovo governo (…) per la festa di San Donato, il clero, fu minacciato da un manipolo di uomini di Giordano e Scutanigno che gridavano Viva Francesco II”,per dare maggior importanza alla cosa, serviva pure la favola agevolmente propalata, e presto creduta, che a capo delle bande stessero il Principe Luigi di Borbone zio di Francesco II, e il generale Bosco, in tale contesto  l'area è pattugliata dall'esercito  della nuova Italia è infestato da temibili briganti dediti alla difesa dei centri, i quali in un imboscata trucidano ben 45 soldati tra cui quattro carabinieri, 40 bersaglieri ed un ufficiale. De' Sivo sull'argomento ci informa :” dopo tale avvenimento a Casalduni per sicura nuova di soldati mercianti, nessuno riposò, cittadini di ogni specie, ordine età e sesso fuggirono; pochissimi fidati nell'innocenza stettero, ma Pontelandolfo niente sapendo fu colto”.Un gesto eclatante, dopo giorni di caccia all'uomo sventata miseramente l'alto governo italico decide di punire tutta la popolazione ordendo uno dei più grandi misfatti celati dalla storia: l'eccidio di Pontelandolfo e Casalduni. Spuntava appena il giorno del 14 agosto 1861, che il battaglione piemontese, si trovava schierato di fronte a Casalduni, il comandante ordinò di circondare il paese e di aprire fuoco al via al cessat-il-fuoc; quindi di entrare in paese di corsa e di concentrarsi in piazza vicino la chiesa. Le campane suonavano pochi colpi di resistenza partivano da balconi e terrazze, le vie deserte e silenzio sepolcrale nelle case gli abitanti avvertiti dai briganti si rifugiarono sulle alture, proprio da sul monte che brulicava di gente si scorsero 40 militi entrare in paese. Pochissimi minuti di angoscia i piemontesi sventrarono le case partendo da quella del sindaco ed una densa nube nera s'elevò al cielo e l'incendio divampava in molte zone del paese “ormai era giunta l'ora del terribile castigo” la frase che il bersagliere Melegari cita più volte nel suo racconto nell'opera citata in calce. Era tempo d'agire anche su Pontelandolfo. La sera stessa delle fiamme a Casalduni venne inviato un caporale a osservare la popolazione, che era intenta a spegnere il fuoco e quelli che incontrava si inchinavano al suo passaggio:” Queste in forma di suppliche, erano più o meno dello stesso tenore, si domandava perdono si inginocchiava ai piedi di Vittorio Emanuele, si giurava per l'avvenire fedeltà ed ubbidienza al Re d'Italia”con queste parole le popolazioni del Sannio si assoggettarono al nuovo Re . Tuttavia per l'eccidio di Pontelandolfo città accolta nel sonno dalle fiamme  venne assicurato il Colonello Negri la ricostruzione dei fatti è stata fatta da Vincenzo Mazzacane nel 1923 prima di morire ed apparsa sulla Rivista storica del Sannio nell'operetta Dai fatti di Pontelandolfo nel manoscritto di un contemporaneo. Pontelandolfo era sorvegliata dai briganti che richiamati alle armi ma dopo 12 fucilate, sgomentati dal numero esoso di soldati fuggirono tra i boschi. I soldati entrarono nel centro uccidendo chiunque incontrassero, tutti morti ma alla fine un solo brigante catturato. La cittadina data alle fiamme oltraggiata e data ad atti di lasciva ingiustificata parole che non necessitano un commento. Tuttavia sulla situazione del borgo di Pontelandolfo si pone anche lo storico borbonico per eccellenza Giacinto De' Sivo il quale racconta di uno spiacevole episodio compiuto dal Negri con 500 soldati   :” i briganti rimasti a Pontelandolfo erano ridotti a cinquanta, la banda Giordano appiattati in un boschetto, fecero fuoco sui soldati che procedevano al paese uccidendo 25 piemontesi. Invece di fermarsi il Negri tirò al paese e dopo l'eccidio e il fuoco fece bruciare i 25 cadaveri dinanzi la cappella di San Rocco per nascondere le sue perdite” queste le parole scritte nell'opera Storia delle Due Sicilie, tanto per intendere le nefandezze di cui erano capaci tali ingegni d'armi.. Pontelandolfo in ogni caso andava sempre incontro al suo triste destino, tutti correvano dalle finestre, ed abusando dell'ora presta della nudità del sonno e dallo spavento dei cittadini, si abbandonarono a fatti orrendi a saccheggi sozzi ed azioni infami. Tuttavia dalla ricostruzione della Vallillo apprendo :”Ad una donna che non voleva cedere ad impuri desideri, vennero strappati gli orecchini. Il marito affettuoso venuto in suo aiuto fu codardamente ucciso. Quali orrori !”. Tuttavia questi orrori di difficile comprensione vennero praticati ingiustificatamente a tal proposito il 1 novembre 1861, a pochi mesi dal tragico evento un deputato della nuova Italia si reca di persona a Pontelandolfo per controllare di persona l'accaduto, a seguito di tale visita Francesco Proto duca di Maddaloni nel libro di De Jaco Il Brigantaggio a pag 317 afferma al parlamento italiota:”il sangue di questa guerra fratricida, piombi su quelli che l'accisero, ed essa li affogherà, però che 20.000 uomini spenti, quali nella lotta, quali fucilati perchè prigionieri o sospetti o ingiustamente accusati, però che di 13 paesi innocenti dati in preda al sacco ed al fuoco” parole dure che rimbombarono inascoltate tra i seggi parlamentari. Sebbene nel turbinio degli avvenimenti le nuove si ingrandiscono, le morti si triplicano  nelle immaginazioni del volgo, il terrore prende mille forme, nessuno al Parlamento stesso sapeva come Pontelandolfo una città di 5.000 abitanti fosse stata trattata.  Tuttavia a conti fatti dopo sopralluoghi e visite in pompa magna del neo parlamento si stilarono discorsi ed impegni, a questo punto interviene un brano  tratto dal Discorso dell' on. Giuseppe Ferrari nella seduta parlamentare alla Camera del 2 dicembre 1861 si annota :” Mai non dimenticherò il 14 agosto mi diceva un garibaldino di Pontelandolfo. Sul limitare di una delle  tre case accettuate dall'incendio, egli gridava ai villici di accorrere, li nascondeva nelle cantine, e mentre si affannava per sottrarre i conterranei alla morte, (….). Intendevo la vostra voce, l'inesorabile voce di tutti i burocrati italiani, non si poteva fare diversamente....(...) Dopo questo fatto, o Signori io non vi parlerò di nessun altro fatto né di Cotronei e né di Gioia (…) perchè io porto troppo rispetto al vostro dolore, e troppo ne sono io partecipe”.

 

 

Maria Lombardo

Consigliere Commissione Cultura Comitati due Sicilie

Centro Studi e Ricerche Comitati Due Sicilie

 

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